CAPITOLO 41

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Harry's pov

Dopo averla richiamata senza successo, corsi fuori, ma lei era già salita sull'auto, che sfrecciò via, lasciandomi lì solo nel parcheggio degli Studios. Se ne erano andati tutti, anche Jhon, che non si era sentito bene. Mi piegai poggiando le mani sulle ginocchia per riprendere fiato.
Poi deluso, tornai dentro sbattendo la porta del camerino, colpendo forte il muro con la mia mano, ma il dolore lancinante che provavo nel petto mi impediva di provarne altro.
"Maledizione!" Gridai ansimando e sedendomi sul divanetto, portandomi la testa fra le mani.
Non mi ero reso conto di nulla in quegli anni, ero stato un perfido egoista, non accorgendomi del male che causavo agli altri, che avevo causato a lei.
Non riuscivo a crederci di non averla riconosciuta, ma ora i conti tornavano: ora che ci pensavo, se le avessi prestato più attenzione al liceo, mi sarei reso conto che quella era lei, molto cambiata, ma era lei.
Iniziai vagamente a ricordare quegli anni di merda, ripensando a tutte le brutte persone che frequentavo all'epoca, ripensando a Payton: era impossible che non mi fossi mai reso conto di quanto era maledettamente bella. Era una dea ai miei occhi, ci tenevo davvero,  ma me ne ero reso conto troppo tardi. Al liceo sfogavo la mia rabbia e la frustrazione sui più deboli, e il mio bersaglio principale era sempre stato lei: così innocente, impacciata, bruttina e indifesa.
Come poteva essere lei quella meravigliosa donna forte e che non aveva paura di nulla che avevo conosciuto? Era avvenuta una vera e propria metamorfosi, e io ero stato ignaro di tutto.

Payton era sempre stata quella ragazzina, che tutti prendevano di mira e a cui nessuno rivolgeva la parola perché... Beh era Payton.
In realtà non prestavo attenzione a nessuno a scuola, frequentavo Matt e gli altri perché erano i più rispettabili, e mi sembrava ragionevole stare con loro, ma purtroppo, solo in quel momento mi resi conto che mi avevano rovinato completamente.
Mi ero pure scordato di loro nel frattempo: diciamo che la tua mente cancella le cose che non hai voglia di ricordare, e così era stato, non mi fregava un cazzo di niente e nessuno.

Poi ripensai a lei, e a quello che mi aveva detto pochi minuti prima:
l'avevano stuprata e poi quasi annegata, e io ero stato loro complice, anche se era vero che non avevo partecipato a quell'aggressione, me ne ero andato prima, non sarei mai stato capace di fare una cosa simile, e nessuno riusciva a spiegarsi perché erano stati espulsi.
Fatto sta, che i miei avevano deciso di mandarmi via da lì per cambiare aria, così mi spedirono a San Francisco dove frequentai una scuola di recitazione, e venni subito notato da grandi produttori che mi fecero fare carriera.

Ma dio, l'avevano seriamente stuprata ed io ero stato ignaro di ciò fino a quel momento? Solo a pensarci mi ritrovai piegato nel lavandino a vomitare, nauseato da quei pensieri, e la cosa peggiore fu che lei era convinta che io avessi partecipato. Si era portata dentro un dolore enorme, aveva accettato il posto sapendo che mi avrebbe incontrato e, cosa più strana e buffa, ci teneva a me, e io tenevo a lei, sentivo qualcosa per lei.

Sapevo solo che se mi fossi ritrovato davanti Matt e gli altri li avrei strangolati uno ad uno per quello che le avevano fatto, nessuno si doveva azzardare a toccarla, l'avevano traumatizzata completamente, e in parte era colpa mia, e questa cosa mi divoró totalmente, perciò tirai un altro pugno al muro.
Come avevo potuto essere stato così cieco?
Come? L'avevo fatta soffrire per tutti quegli anni, e poi avevo lasciato la città ignaro di tutto ciò che era accaduto, anche per colpa mia, ignaro del dolore che le avevo procurato trattandola di merda ogni giorno, scansandola fra i corridoi, deridendola e invitandola ad uccidersi, e lei non aveva mai reagito.

Per un attimo mi balenò in mente l'immagine di lei che a soli 16 anni mi guardava con le lacrime agli occhi, correndo via dopo i miei insulti;
e se non fosse stato per la sua confessione di oggi, per la coincidenza di averla incontrata proprio qui, probabilmente avrei continuato a vivere la mia vita tranquillamente, frequentando donne diverse ogni sera, cene di gala, guadagnando milioni, incurante di una Payton che soffriva da sola per conto suo.

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