CAPITOLO 50

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Harry's pov

Un coro di "oh" e di stupore risuonò in tutta la sala, rimasta zitta ed immobile per godersi la scena.
Guardai Payton, ma era sconvolta quanto la folla per ciò che avevo appena detto, così osservai tutti i presenti con un profondo senso di irritazione: "Signori è proprio come avete sentito, e non c'è nulla da vedere qua" dissi rivolgendomi alle facce curiose delle persone.
Un bicchiere di vetro cadde dalle mani di Ivy frantumandosi in mille pezzi, e per fortuna l'attenzione venne distolta per un attimo da noi.
"Adesso se vuoi scusarci" dissi al belloccio che ci provava con Payton sorpassandolo, e trascinandola con me fuori in giardino, lontano da occhi indiscreti.

"Harry tu... Tu non puoi fare così!" Gridò Payton divincolandosi dalla mia presa e fermandosi vicino al portico, sistemandosi il meraviglioso abito che le stava divinamente.
"Non puoi trattarmi come nulla fossi e non riuscire a dire che abbiamo una relazione mentre ora dici di essere il mio ragazzo di fronte a cento persone, mi mandi ancora più in confusione!" Sbraitò ansimando per la velocità con la quale aveva pronunciato le parole.
Feci un passo verso di lei: "Credimi sono ancora più confuso di te riguardo la cosa ma se l'ho detto è perché lo penso" dissi sinceramente.
Lei scosse la testa: merda, cattivo segno.
"No, tu l'hai detto per gelosia, ti conosco bene ormai. Non voglio stare al tuo gioco, ho patito abbastanza in questi giorni, non voglio crederti"
Prese un profondo respiro per poi tornare a guardarmi.
"Sì, voglio dire ero maledettamente geloso ma Cristo, solo ora mi sono reso conto di essere stato un coglione! Tu mi hai confidato i tuoi sentimenti ed io non ho risposto nulla, e non sai quanto mi sarei voluto prendere a calci per questo!" Parlai sinceramente, volevo aprirle il mio cuore, perché per me contava solo lei.
Payton incrociò le braccia al petto.

"Payton so che mi sono comportato veramente male ma non capivo cosa mi stava succedendo. Io non ero abituato a niente di tutto ciò, non avevo mai avuto una relazione prima e la cosa mi spaventava enormemente.
Ma adesso che ho capito cosa mi stavo perdendo, cosa provavo nel perderti ho sentito una fitta dentro di me.
Payton ho fatto molti errori in passato, troppi. Ma di una cosa posso essere sicuro-"
"Piantala Harry, sono stanca. Preferisco rimandare il discorso e andarmene via, tanto ormai è stata rovinata la serata" si voltò e iniziò a camminare verso l'uscita del giardino.
Sentii un tremendo impulso di raggiungerla, di farla rimanere in qualche modo, e per la prima volta dopo tanto, finalmente il mio cuore e la mia testa decisero di collaborare:
"Ti amo, Payton" Dissi a voce alta.
Payton si bloccò di scatto, rimanendo impietrita. Si voltò lentamente verso di me con espressione sbalordita.
"Io ti amo" dissi sorridendo come un bambino, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.
"Ed è così bello dirlo e ripeterlo per la prima volta che continuerei a farlo ancora. Ti amo Payton, fin dal primo momento in cui le nostre labbra si sono sfiorate. Fin dal primo momento che la tua bocca si è allargata in uno splendido sorriso, perché io ti avevo fatto ridere, per ogni battuta, per ogni cosa. Stasera ero geloso, hai ragione, e credimi che sono un maledetto idiota perché con tutto il casino che ho dentro ti ho trascinato fino a questo punto.
Ma io sono pronto, ora, a dirlo apertamente, a proteggerti, a stare con te" Mi stupii enormemente della facilità con la quale le parole erano uscite dalla mia bocca, e la cosa bella era che mi sentivo come più leggero, perché grazie a lei ero riuscito a rimettere insieme tanti pezzi che per colpa dei miei e di tutti i problemi che mi avevano sommerso nell'adolescenza si erano dispersi e sgretolati.
Ma lei lo avrebbe capito? Avrebbe capito che ero davvero cambiato, che volevo solo il meglio per lei, per noi?

Payton deglutì a fatica e non smise neanche per un attimo di guardarmi, cosa che mi faceva impazzire.
"So che pensi che questo sia l'ennesimo teatrino, ma non è così. Guarda, ti giuro che se fai qualche ricerca online troveresti le peggio cose su di me, e ti assicuro che non potrò negarle, se me lo chiederai, perché sono tutte vere.
Ma posso essere sicuro che grazie a te sono cambiato e non ho in testa niente e nessuno se non te" dissi scuotendo la testa, e avvertii che la mia voce stava perdendo la carica, era come incrinata.
"Harry... Ci sono tante cose che..." Payton buttó fuori l'aria che aveva trattenuto fin troppo dentro, alzò gli occhi al cielo concentrandosi per non piangere, cosa che le avevo visto fare già altre due volte, e ovviamente per causa mia.
"E non dovrei neppure rivolgerti la parola ma... Ti amo anch'io, non so come né perché ma io ti amo, e ne sono certa. Sei davvero incasinatissimo, lo ammetto, ma mi va bene così. Ma devi capire che non puoi sfogarti per la tua frustrazione su di me, perché io non ci sarò sempre ad aspettarti" una lacrima le scivolò lungo la guancia, ed io fui pronto per asciugargliela, avvicinandomi a lei con cautela.
"Ti prego non piangere, sono stufo di vederti così per causa mia. Non ci sarà più nessun segreto, nientaltro che la verità, hai sofferto abbastanza per causa mia". Non sapendo cosa dire, l'unica cosa giusta che mi parve di fare fu quella di posare le mie labbra sulle sue, stringendola a me, quando lei ricambió con foga e trasporto il mio gesto.
Quando ci staccammo fui in grado di dire una cosa soltanto: "Ti amo Payton Brooks" e quando lei mi abbracciò forte come se fossi l'unica sua ancora di salvezza mi accorsi che quel gesto valeva più di mille baci. Perché sentivo che lei era al sicuro fra le mie braccia.
Payton si staccò appena da me per guardarmi in faccia: "Ma tu guarda che strano: vengo a Los Angeles per assistere alle riprese di un film con Harry Styles il mio peggior nemico che non vedevo l'ora di uccidere e finisco per innamorarmene. Non ti pare una cosa alquanto stramba?" Mi chiese sorridendo, facendo ridere anche me, per quanto fosse capace di rendere un momento teso in uno divertente e leggero.
"Sì, dovrebbero scriverci un libro" risposi tenendola stretta e guardandola ancora e ancora.

"Ragazzi odio interrompere queste cose ma là dentro si è sollevato un polverone che non avete idea, per cui cosa pensate di fare?" Ci staccammo e ci voltammo per guardare Heather che era in piedi davanti a noi.
Payton mi guardò non sapendo cosa dire, ma io la precedetti mettendole una mano sulla spalla, per poi rivolgermi ad Heather: "Heather ho una proposta: chiama subito la stampa e avvisali che li voglio incontrare domani per rilasciare sul serio un'intervista e che avranno la verità, e ora torniamo dentro a dire a quei bastardi dei produttori e a tutti quegli opinionisti del cazzo con la pizza sotto al naso che lavorano per Mendes che io e Payton stiamo insieme" dissi sorridendo.
Heather sorrise contenta e iniziò a digitare qualcosa sul cellulare, mentre io presi per mano Payton e la condussi nella sala, dove tutti parlavano e bevevano champagne. Sì bloccarono di colpo quando ci videro sulla porta, mano nella mano.
Parlai io, perché Payton era terrorizzata a morte, e la capivo bene.
Presi un profondo respiro prima di parlare: "Signori ho un annuncio da farvi: io e la signorina Brooks stiamo insieme, già avete capito benissimo. Domani rilascerò un'intervista alla stampa di 'Pop Times' così metterò a tacere ogni tipo di pettegolezzo.
Vi chiedo per favore di rispettare questa cosa e di non fare altri commenti futili e cattivi riguardo la cosa. Ora, con tutto il rispetto per William Reese, il mio regista e a tutti i miei colleghi del cast, diversamente da voi produttori chic che non fate altro che giudicare, noi ce ne andiamo, grazie per la serata signor Mendes" conclusi trascinando via Payton dalla sala.

Come fummo fuori dalla villa, scoppiammo a ridere come due scemi, piegandosi in due dalle risate.
Io mi chiamo in avanti portandomi una mano all'addome, mentre Payton rideva ancora più forte poggiando mi una mano sulla spalla per sostenersi.
E giuro che fu uno dei momenti più belli della mia vita.
La guardai mentre sorrideva con le lacrime agli occhi, come scaricava la tensione, come i suoi capelli biondi e mossi ondeggiavano ad ogni sua mossa, come fosse bella senza fare assolutamente niente.
Quanto l'amavo, l'amavo troppo, ed ero così fortunato che lei avesse deciso di stare con me che non l'avrei più lasciata.

"Dio Harry avresti dovuto vedere le loro facce, c'era quella tipa chic, l'assistente di Mendes che non faceva altro che muovere la bocca per lo stupore! E... E niente, li hai stesi" disse Payton ricomponendosi e sistemandosi il vestito.
"Beh sì, quella gente la conosco sono tutti così. Mi dispiace per Will e per gli altri del cast ma per il resto le persone che c'erano mi davano solo i nervi" dissi compiaciuto, raggiungendo la limousine.
"Artur lei viene con noi, avvisa Drew per favore" dissi al mio autista.
Feci posto a Payton per salire, poi mi sedetti al suo fianco, prendendole la mano: "Wow, per me è la prima relazione seria questa, quindi è ancora nuovo per me" dissi appoggiandomi allo schienale del sedile.
"Beh ti posso insegnare io, non che sia proprio un'esperta di queste cose perché ne ho avuta solo una seria di relazione fino ad ora" mi rispose la mia ragazza.
Era strano dirlo, perfino pensarlo: Payton era la mia ragazza. Figo.
Suonava davvero bene.
"Ehi stai attenta a quello che dici e non fare la saputella. Non credere di essere più intelligente di me solo perché avevi i voti più alti in fisica" sorrisi.
"Non ho detto questo" mi rispose lei fingendosi ingenua, ma ridendo sotto i baffi.
"Ridi pure, intanto tu non sai cosa darebbero milioni di ragazze là fuori per anche solo sfiorarmi la mano, mentre tu sei qui al mio fianco a prenderti baci gratis da me e mi prendi pure in giro" scherzai sistemandomi i miei capelli ricci che non volevano saperne di stare al loro posto.
Payton mi guardò ridendo, per poi avvicinarsi di più a me: "Già, ma io sono la tua ragazza" disse in modo lento e sensuale, che mi costrinse a baciarla immediatamente; la sentii ridere contro le mie labbra, era incredibile come riuscisse a mandarmi fuori di testa con così poco.
"Di questo passo non arriveremo interi a casa mia" parlai ansimando, stringendola ancora di più a me.

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