Act 24

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E così, sotto un cielo del Colorado tanto blu da far male agli occhi, arriviamo alla terribile verità.

Puoi pianificare la fuga, abbandonare la tua vita e la tua famiglia e volare in autostrada su un'auto rubata.
Ma ci sono cose alle quali non puoi sfuggire.

Cose come il cancro.

Riesco a guidare il pick-up a un ospedale a quarantacinque minuti da lì, a La Junta.

Salvatore si è sdraiato con la testa sul mio grembo e io muoio dal desiderio di passargli le dita tra i capelli e rassicurarlo, dicendogli che sarebbe andato tutto bene.
Ma il pick-up non ha il servosterzo e quindi mi tocca tenere entrambe le mani sul volante.

Non sono affatto sicura che andrà tutto bene, per niente.

La piccola sala d'attesa dell'ospedale è gelida, illuminata da quelle lampade fluorescenti che fanno apparire le persone grigie e fradice come pesci.

Salvatore non fa altro che rabbrividire, appoggiato a me.
Sulla sua felpa ha diverse macchie di sangue scuro e rappreso.

Ci sono altre quattro persone nella sala, e dall'espressione delle loro facce, sembrerebbe che stiano qui già da un po'.

Sal:"Ho bisogno di sdraiarmi"
Dice con voce roca.

Mentre mi avvicino, la donna al banco mi guarda con sospetto. Forse mi legge negli occhi la paura, o forse crede che sia una vagabonda o una drogata.

Vedo il mio riflesso pallido nell'angolo di uno specchio e non potrei darle torto.

?:"Cosa posso fare per te?"
Domanda.

Il nome sulla sua targhetta è «Debbie».

"Il mio amico sta male"
Spiego indicando Salvatore, rannicchiato su una seggiolina di plastica.

Continuo a rivedermi davanti agli occhi la scena del pick-up.
Era un incubo.

De:"Il dottore è già stato chiamato"

Poi mi esamina, corrugando leggermente la fronte.

D:"Vuoi farti vedere anche tu?"

"Io sto benissimo"
Dico rigidamente, benché sia sul punto di svenire dalla stanchezza.

Raggiungo Salvatore e restiamo seduti nel nostro angolino probabilmente per ore.

Alla fine, un signore anziano con un braccio ingessato si avvicina e mi posa la mano buona sul ginocchio.

?:"È sabato mattina, tesoro. Sono quasi tutti a pesca, medici o no"

Mi mordo forte il labbro.
Siamo senza medico.

Sal:"Benvenuta nell'America delle piccole città, dove al Bowling e alla Loggia degli alci ci hanno più dipendenti che in ospedale"

"Non ti preoccupare, il dottore sta per arrivare. Intanto possiamo guardare la tv, che ne dici? Ultimamente non hai avuto la tua dose quotidiana"

Lui annuisce.

Sal:"Se avessi anche qualche schifezza, tipo Oreos, sarebbe tutto perfetto"

"Devi abituarti a mangiare meglio, davvero"

Per un attimo mi aggrappo alla folle speranza che il medico gli somministrasse una cucchiaiata di Maalox extraforte e con quello ci potessimo rimettere in viaggio.

Ma ho visto il suo sangue e quanto è scuro, quasi come caffè.
Non so dove si trovi il mostro dentro di lui, ma so per certo che è grave.

Sal:"Perché avranno scelto proprio l'Home Shopping Network?"

Alzo gli occhi.
Una donna dalle unghie laccate di rosso vende statuette, sorridendo alla telecamera con labbra lucenti e una dentatura abbagliante.

Sento la mano di Salvatore trovare la mia, e intreccio le nostre dita.
Poggia pesantemente la testa sulla mia spalla e chiude gli occhi assonnato.

Come aveva detto lui, ci siamo dentro insieme.

"Andrà tutto bene"
Sussurro, ma Salvatore è già addormentato e non mi sente mentire.

Raga, vi giuro, mi viene una malinconia a scrivere certi capitoli...

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Con te sarà per sempre||Salvatore Cinquegrana (surry)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora