Con te sarà per sempre||Salvatore Cinquegrana (surry)

Act 45

I giorni scorrono confondendosi l'uno con l'altro.
Salvatore adesso dorme sempre di più e parla sempre meno.
Il tempo ha perso ogni significato per lui, ma io sono sopraffatta da un senso di attesa.
Sta per succede qualcosa, qualcosa di terribile e oscuro, ma che ci da anche sollievo.

Mio padre e gli altri vanno a controllarlo spesso, mentre io resto con lui solo la notte.

Ho provato in più modi a contattare suo fratello, i suoi genitori, ma nulla.
Sembrano come scomparsi.
E forse aveva ragione tutte quelle volte in cui diceva di essere "il pezzo di troppo" nella sua famiglia.

Io sono stata la sua famiglia, sin dall'inizio.

I grilli ci stanno dando dentro come pazzi e le lucciole sono minuscole lanterne che emanano una sorta di alfabeto in Morse per insetti.

Accanto a me, Salvatore appare piccolo e fragile sotto le coperte, come un bambino.

"Ci siamo dentro insieme" diceva sempre.
E io ci sarò fino alla fine.

Sal:"Axi"
Sussurra.

"Ciao"
Sussurro di rimando.

Si gira verso di me, e rimaniamo a fissarci negli occhi.

Ho un enorme nodo in gola, ma lo deglutisco.

"È giusto. Lasciati andare."

L'ultima tappa.

Si porta la mia mano alle labbra e la bacia al centro del palmo. Poi mi chiude le dita, come se questo bacio sia qualcosa a cui posso restare aggrappata per il resto della mia vita.

Salvatore sospira e si muove.

Sal:"Axi"

"Sono vicino a te"

Gli cullo la testa tra le braccia.
Premo la bocca sulla sua guancia.

Ci siamo dentro insieme.

Sal:"Axi"
Ripete.

Bisbiglia il mio nome innumerevoli volte, finché non sembra più nemmeno il mio nome.
È solo un suono, solo ritmo.
Quasi una canzone.

Sal:"Axi"
Sospira.
Sal:"Axi"

Poi, finalmente, tace.

Fuori, la canzone dei grilli è un crescendo.
Prendo dalla tasta la moneta che avevo lanciato nell'ospedale di La Junta, quando speravo ancora che Salvatore in qualche modo se la potesse cavare. L'ho tenuta addosso ogni singolo giorno da quando era uscito «testa», la garanzia che lui sarebbe rimasto per sempre con me.

Lo stringo forte, poi la lancio in aria e lo guardo cadere.

Su testa o croce, ormai non ha importanza.
Non ci sono più domande o desideri da esprimere.
Solo la risposta, con il vuoto che porta con sé.

Piango fiumi.
E boh, mi è venuta la depressione.

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