Act 39

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"Allora, vuoi andare da Pat's King of Steaks o da Geno's?"
Chiedo a Salvatore, dandogli un colpetto alle costole per svegliarlo.
Piano, naturalmente.

Siamo a Philadelphia in meno di due ore, e adesso siamo parcheggiati tra le due istituzioni del cheesesteak, a un isolato una dall'altra come capitani di squadre avversarie.

Salvatore sbadiglia e si stiracchia.

Sal:"Sai"
Dice, increspando leggermente la fronte.
Sal:"adesso a dire il vero non ho tutta questa fame"

Si posa una mano sullo stomaco, un gesto che non gli ho mai visto fare.

Sal:"Preferirei qualcosa di caldo"

Lo guardo con estrema attenzione.
Fuori ci sono ventisette gradi e io ho tutta la schiena sudata.

"Non hai freddo, vero?"

Vuol dire che Salvatore ha la febbre, il che può significare che c'è un infezione in atto, e se ha un'infezione in atto deve subito andare in ospedale.
Punto.
Perché le infezioni, nella situazione attuale, può essere mortale.

Allungo una mano per tastargli la fronte, ma lui me l'allontana.

Sal:"No!"
Dice, un po' troppo forte.
Sal:"Mi è solo venuta voglia di una tazza di tè. Poi andiamo a mangiare la bistecca"

Scende dal pick-up e si incammina.
Io resto dove sono, a guardarlo attraverso il parabrezza, arrabbiata e angosciata.

Cosa devo fare?
Trascinarlo in un pronto soccorso per fargli misurare la febbre?
Non me lo permetterà.

Così scendo e lo raggiungo, molto facilmente, dal momento che cammina lento come un vecchio.
Come se ogni passo gli richiede la massima concentrazione e il massimo sforzo.

Sal:"Un po' di teina e sarò di nuovo in forma"
Indica un bar alla fine dell'isolato.

Ti prego, fa' che ha ragione.
E gli prendo la mano.

Troviamo un tavolino vicino alla vetrina e ci lasciamo cadere sulle sedie, consumate ma confortevoli.
Poi nel locale irrompe un tipo venditore, che si impossessa del tavolino accanto al nostro parlando al telefono e facendo contemporaneamente segno alla cameriera, come se fosse questione di vita o di morte riuscire a farsi servire prima di noi.

Quando la cameriera gli si avvicina, grida:"Un Earl Gray grande con latte fi soia a parte e zucchero di canna, due zollette"

Salvatore lo guarda in cagnesco.

Sal:"Questa è la città dell'amore fraterno, amico"
Borbotta.

Poi posa la testa sul tavolo.

Sal:"Non capisco come mai sono così stanco"

Perché hai un cancro! vorrei strillare.

Invece faccio scorrere le dita tra i suoi folti capelli mori.

Sal:"Mmm, che bello"
Mugola lui.

Inspiro a fondo, preparandomi a quanto sto per dirgli.

"Salvatore, bisogna che torni in ospedale. Nell'ospedale di casa. Userò la mia carta di credito e prenderemo un aereo. Possiamo essere là nel giro di dieci ore"

Sal:"Detesto gli aerei"

"Devi farti vedere da un dottore. Subito."

Sal:"Ti sei mai chiesta se un muto quando starnutisce fa rumore?"

"Non cambiare argomento"
Lo ammonisco.

Salvatore alza la testa. I suoi occhi stanchi incontrano i miei.

Con te sarà per sempre||Salvatore Cinquegrana (surry)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora