(parte 47)

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Uscii da casa di Zayn insieme a lui e lo osservai mentre caricava la valigia in auto.

«Ti riaccompagno a casa» disse ad un tratto, guardando a terra.

«No, non serve» scossi la testa, «devi andare o farai tardi»

«E’ quasi buio» insistette, «non ti lascio tornare da sola»

Mi lasciai scappare un sorrisetto. Nonostante tutto, era sempre così protettivo con me.

Nel giro di pochi minuti eravamo già sotto casa mia, e me ne accorsi soltanto quando Zayn parcheggiò l’auto nel vialetto. Sospirai, dovevo salutarlo e detestavo questo momento.

«Chiamami quando arrivi, ok?» mi raccomandai.

«Sissignora» accennò un sorrisetto.

Sorrisi anch’io, «sei più tranquillo adesso?»

«Non proprio» mormorò, guardando fuori dal finestrino.

«Vorrei venire con te..» balbettai.

Si voltò verso di me, «è meglio di no, te l’ho detto»

«Va bene» sospirai.

«Devi andare adesso..» sussurrò, abbassando lo sguardo.

«Mi mancherai da morire» mi mordicchiai il labbro.

«Sei abituata a stare senza di me» alzò le spalle.

«Vorrei non esserlo» replicai.

Zayn non disse nulla e il suo sguardo era completamente assente.

«Salutami tutti, e manda un bacio a tua madre da parte mia» continuai, «anche se non mi conosce nemmeno»

«Se sarà ancora viva, sì» ribatté lui.

Sentii un brivido percorrermi la schiena, «non dire così..» posai la mano sopra la sua e cercai di incoraggiarlo.

«Ci sentiamo quando arrivo, ok?» Zayn divenne improvvisamente più distaccato.

Annuii, mi avvicinai a lui senza dire niente e premetti le labbra sulle sue.

Presi il suo viso tra le mani, continuai a baciarlo mentre il mio stomaco era invaso da farfalle e non potei fare a meno di domandarmi se lui stesse provando la stessa sensazione.

«Sono in ritardo..» mormorò improvvisamente, staccandosi da me.

«Uh, sì giusto» dissi, portandomi una mano tra i capelli. Non l’avevo mai visto così freddo con me.

Lo guardai attentamente negli occhi per qualche secondo e poi uscii dalla macchina, non sapendo nemmeno quando lo avrei rivisto. Mi fermai davanti la porta di casa e lo guardai mettere in moto l’auto, voltarsi un’ultima volta verso di me, e poi scomparire dietro l’angolo.

Aprii la porta e trovai mia madre in cucina, «ehi, bentornata»

«Ehi» mormorai, tentando inutilmente di nascondere il mio stato d’animo.

«Zayn è già partito?» chiese. Le avevo raccontato tutto. 

«Sì, adesso» alzai gli occhi al cielo.

«E tu come stai?» continuò, avvicinandosi.

«Bene» risposi in fretta, fingendo un sorriso.

Non disse nulla e scrutò attentamente il mio sguardo per capire se stessi effettivamente bene.

Rimanemmo in silenzio per qualche secondo poi esplosi.

«Non sto bene per niente» scossi la testa, portandomi una mano sul viso per coprire gli occhi lucidi.

«Lo so, ti conosco» replicò, abbracciandomi.

«E’ così difficile» mormorai, «e ho paura di perderlo»

«Non lo perderai» tentò di confortarmi.

«Sì invece, lo sto già perdendo» sospirai, «sono giorni che mi respinge»

«Cerca di capirlo» disse lei, «sua madre è in ospedale e sta male»

«Lo so, e lo capisco benissimo perché ci sono passata anch’io!» sbottai.

Mia madre non rispose, e la sua espressione si fece affranta.

«Vorrei soltanto stargli vicino, ma non me lo permette..» balbettai.

«Gli passerà, ci sono momenti in cui tutti vogliamo stare un po’ da soli» alzò le spalle.

«Come ho fatto a diventare così dipendente da un ragazzo?» chiesi ad un tratto.

Sorrise, «ti sei solo innamorata» spiegò, «ed è una bella cosa»

«Non è bella se finirà per spezzarmi il cuore» dissi, per poi sgattaiolare in camera mia.

Mi chiusi a chiave e mi gettai a letto a fissare il soffitto.

Le ore passavano, e alla fine il cellulare squillò. Lo afferrai subito e feci un sospiro di sollievo nel trovare un messaggio di Zayn: ‘sono appena arrivato, tutto bene. ti amo’

Non possiamo stare lontani.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora