(parte 86)

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«Sto bene mamma, te l'ho detto» ripetei, parlando al telefono con lei nonostante fosse mezzanotte passata.

«Volevo soltanto assicurarmene» si giustificò, «non vedo l'ora di rivederti»

«Anche io, mi manchi» mormorai, «le vacanze finiranno tra poco e poi tornerò a Londra»

«Goditi questi ultimi giorni» ribatté, «come vanno le cose con Zayn?»

«Tutto bene, benissimo» risposi in fretta, cercando di essere credibile.

«Sicura?» riuscii quasi a vederla aggrottare la fronte, come faceva ogni volta che le mentivo. Lo capiva dal mio tono di voce quando qualcosa non era vero.

«Certo che sì» annuii nonostante sapessi che lei non poteva vedermi.

«Jess, lo sai che puoi raccontarmi ogni co..» provò a dire, ma la interruppi.

«Ho tanto sonno, mamma, scusami» finsi uno sbadiglio.

«Ci sentiamo domani, allora» replicò, ancora sospettosa.

«Ti voglio bene» sussurrai, tenendo stretto il telefono. Mi mancava parlare con lei.

«Ti voglio bene anch'io» rispose, «saluta Zayn e i suoi genitori da parte mia»

Non aggiunsi altro e chiusi la chiamata, lanciando il cellulare sul letto. Waliyha e Safaa si erano addormentate qualche minuto prima, lasciandomi completamente sola. Altro che serata fra ragazze.

Con Zayn non era cambiato nulla rispetto alla discussione di qualche ora prima e, onestamente, morivo dalla voglia di sgattaiolare in camera sua e svegliarlo. Per qualche strano motivo, però, avevo il presentimento che anche lui, come me, non riuscisse a dormire. 

Quando mi svegliai, la mattina dopo, era ancora presto. Dormivano tutti, ma io proprio non riuscivo a prender sonno. Mi alzai lentamente dal letto senza farlo scricchiolare, per evitare di svegliare le ragazze che dormivano nella stanza con me. Uscii dalla camera di Waliyha e camminai nel corridoio, per poi soffermarmi davanti la porta di Zayn. Origliai alla ricerca di qualche rumore ma niente, probabilmente dormiva ancora. Arrivai in cucina e mangiai qualcosa poi, con mia sorpresa, vidi Trisha arrivare con un dolce sorriso stampato in volto.

«Buongiorno, cara» mi disse, sedendosi accanto a me.

«Buongiorno» mormorai, lievemente imbarazzata.

«Dormito bene?» chiese, iniziando a sistemare e ordinare la stanza.

«Non molto, in realtà» alzai le spalle.

«Non sei l'unica, credo» abbassò lo sguardo, continuando a fare quello che stava facendo.

Aggrottai la fronte, perplessa. Si riferiva ovviamente a Zayn.

«Sai Jess, se c'è una cosa che ho imparato in vita mia» fece una pausa, «è che la vita è troppo breve e preziosa per sprecare del tempo a causa dell'orgoglio»

«Il problema è che io e lui siamo entrambi orgogliosi» confessai, «ed io ho avuto quello che volevo, cioè le sue scuse, ma ho ancora una ferita aperta dentro»

«Capisco la tua situazione» accennò un altro sorriso e mi si avvicinò, «mio figlio sa essere davvero difficile quando ci si mette, ma ti adora e sei l'unica per lui, questo lo sai»

Non risposi, mi limitai a mordermi il labbro, confusa.

«Non ti sto dicendo che devi perdonarlo per forza, perché non posso dirti cosa fare» continuò, «sei una splendida ragazza e so che sei quella giusta per Zayn, mi dispiacerebbe vedervi allontanare per una simile sciocchezza»

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