(parte 77)

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Quella sera trovai due chiamate senza risposta sul telefono, ovviamente da parte di Zayn.
Forse si era fatto un esame di coscienza e aveva capito di essersi comportato da stronzo?
Oppure – ipotesi più probabile – voleva semplicemente che la smettessimo di litigare, ignorando il suo atteggiamento da cretino. 
La mattina seguente, a scuola, avevo il corso di fotografia alla prima ora. 
«Avete terminato i progetti a coppie della scorsa settimana?» chiese subito la professoressa, facendomi realizzare che Zayn non era in aula. Mi guardai intorno e lo maledii mentalmente; non volevo credere che mi avrebbe piantato in asso per la seconda volta nel bel mezzo di un progetto scolastico a coppie. Lo aveva già fatto col famoso progetto di scienze che ci aveva fatti conoscere e – se l'avesse fatto di nuovo – non lo avrei perdonato.
«Jessica e Zayn, il vostro progetto?» chiese l'insegnante quando arrivò il nostro turno. Guardai con ansia l'orologio e mi accorsi che il mio ragazzo era in ritardo di dieci minuti. Stava forse cercando di farmela pagare perché avevo ignorato le sue chiamate, la scorsa sera?
«Professoressa, Zayn non è ancora arrivato..» mormorai imbarazzata tra lo sguardo dei compagni.
Lei fece una smorfia e alla fine si scrollò le spalle, «non importa, ti valuterò da sola»
Annuii ormai esausta e afferrai la cartellina con le foto che io e Zayn ci eravamo scattati quel giorno, nella fontana. Notai un sorrisetto divertito ma sincero sul viso della prof mentre sfogliava le fotografie, poi un rumore terribile e la porta della classe si spalancò.
Zayn era in piedi con un aspetto tremendo; le occhiaie ben marcate, i capelli stranamente in disordine e la barbetta che cresceva a vista d'occhio. Era possibile che lo trovassi perfetto anche così?
«Scusate il ritardo» corse vicino a noi col fiatone, fregandosene degli sguardi dei compagni, «stavo preparando altre foto da portarle» 
Lo guardai a bocca aperta e sorrisi quando vidi Zayn allungare il braccio verso la cattedra e poi lasciar scivolare sul tavolo delle mie foto. Erano primi piani – per essere precisi – dei miei occhi, le mie labbra, e tutte mentre dormivo. Erano meravigliose, tutte molto artistiche; probabilmente quel bastardo me le aveva scattate mentre mi ero addormentata a casa sua, l'altro giorno. 
«Siete una coppia molto affiatata non solo a scuola, quindi..» dedusse la prof, e Zayn posò immediatamente lo sguardo su di me. Scoppiammo a ridere entrambi, piuttosto imbarazzati.
«Sì, stiamo insieme» confessò lui ad un tratto, e la prof del corso di fotografia ricambiò il sorriso.
«Siete una gran bella coppia, dico davvero» disse, «e le foto sono meravigliose»
Zayn continuava a tenere lo sguardo fisso su di me, «è il soggetto ad esserlo..»
Alzai gli occhi al cielo e arrossii per i suoi buffi tentativi di farsi perdonare. 
La prof emanò un colpetto di tosse – come se volesse ricordarci di essere a scuola – e io risi.
«Meritate una A, avete fatto un ottimo lavoro» disse, «e.. Zayn, quelle foto che hai aggiunto sono splendide, hai talento, ragazzo»
Lui sorrise e poi spostò – di nuovo – lo sguardo su di me.

«Non ci posso credere, la mia prima A» ridacchiò divertito quando uscimmo in cortile, al termine delle lezioni.
«Sei stato bravo» gli dissi – non troppo entusiasta perché ancora arrabbiata per la discussione della sera precedente, «ma potevi evitare quelle foto mie a letto..»
«Non ho resistito, eri così bella anche mentre dormivi» si giustificò, «e comunque non si vede nulla, ti ho zoomato sulle labbra e sugli occhi chiusi..»
Sospirai e mi lasciai scappare un sorriso per i suoi tentativi di addolcirmi, «per un attimo ho pensato che non saresti venuto»
«Non mi sarei perso questo momento per niente al mondo» sussurrò, e il suo sguardo si fece serio. Sentivo i suoi meravigliosi occhi marroni scavarmi dentro; la mascella serrata e le labbra screpolate.
«Beh, grazie» balbettai restando in silenzio per qualche secondo, «e.. posso sapere perché sei conciato così oppure no?»
Zayn abbassò lo sguardo su di sé poi fece una smorfia, «cosa ho che non va?»
«Sembri un barbone che non dorme da mesi..» lo presi in giro, soffermandomi sui suoi jeans strappati, la camicia a quadri aperta con sotto una t-shirt nera e il ciuffo rivolto all'ingiù che gli copriva la fronte.
«Ah però, io ti dico che sei bellissima anche mentre dormi e tu mi dai del barbone, complimenti» fece il broncio e mise le braccia conserte. 
Mi lasciai scappare una risatina, «sei sempre perfetto per me, lo sai»
«E se proprio vuoi saperlo, ho queste occhiaie a causa tua» confessò, «ti ho pensata tutto il tempo»
Zayn mi si avvicinò lentamente e fece scivolare le mani sui miei fianchi.
«Scusami per ieri sera» mormorò con voce tremolante, «sono stato troppo duro con te e mi dispiace davvero»
Lo guardai piuttosto sorpresa, «le tue parole mi hanno fatto star male..»
«Sono un coglione, scusami» sospirò e iniziò a lisciarmi i capelli con la mano, «ti prometto che non litigheremo mai più per colpa di mio padre, anzi, sai che ti dico? Non torneremo a Bradford, non lo rivedrai più e fine della storia»
«Ehi, amore, frena» interruppi il suo entusiasmo, «io non voglio questo»
Lui rimase in silenzio a guardarmi, in attesa di spiegazioni.
«L'ultima cosa che vorrei è tenerti lontano dalla tua famiglia» scossi la testa, «ti avevo chiesto soltanto un paio di giorni per riflettere, ma adesso ho le idee chiare.. sono pronta per tornare a Bradford con te, sono pronta per incontrare i tuoi genitori e mostrare loro chi sono»
Zayn continuò a fissarmi a bocca aperta per qualche secondo, poi prese il mio viso tra le mani e senza aggiungere nulla, incollò le sue labbra alle mie. Sorrisi nel bacio e allungai le braccia dietro il suo collo, lasciandomi andare ancora un po'.
«Odio litigare con te» piagnucolai a voce bassa, poggiando la fronte contro la sua.
Mi spostò una ciocca di capelli che mi copriva il viso e poi mi stampò un altro bacio veloce.
«Anche io» rispose, «mi sei mancata da impazzire in queste poche ore»
«Rimediamo oggi?» proposi, prendendolo per mano e avviandoci verso la sua auto.
«Oggi pomeriggio non posso» si portò una mano tra i capelli, «ho la prima lezione alla scuola di musica a cui mi sono iscritto..»
«Oh dio, è vero!» esclamai entusiasta, «sei pronto?»
«Prontissimo» mi corresse, sistemandosi il colletto della camicia.
«Dio, se sei bello..» mormorai contro il suo orecchio, facendolo rabbrividire.
«Ah sì?» alzò un sopracciglio, «prima non ero un barbone?»
«Mettiamola così» sorrisi, «sei il barbone più bello del mondo»
«Bene, adesso sì che iniziamo a ragionare..» ricambiò la risata poi si avvicinò per baciarmi ancora una volta.
«Hai un po' di tempo adesso?» chiesi, poco dopo.
«Sì, vuoi che ti accompagno a casa?» replicò.
«No, ma vorrei che venissi con me in un posto..» 

Circa dieci minuti dopo scesi dalla macchina di Zayn e mi avvicinai a lui, prendendolo per mano. Osservai l'espressione smarrita sul suo viso ma la ignorai, continuando a camminare. Feci un respiro profondo e poi aprii un portoncino di metallo, tenendo Zayn ancora ben stretto. Mi guardai intorno e un brivido mi percosse la schiena; era tanto tempo che non tornavo in quel posto.
«Jess..» sussurrò lui al mio fianco, probabilmente si sentiva a disagio e mi pentii quasi di averlo coinvolto. Sì, eravamo al cimitero.
«Scusami, non avrei dovuto portarti qui» mormorai, tenendo lo sguardo fisso sulla lapide di mio padre.
«Volevo solo sapere se stavi bene» mi si avvicinò di nuovo e poggiò un braccio attorno alla mia spalla, stringendomi a sé.
Annuii, «sei la prima persona che viene qui, con me»
«E tua madre?» chiese.
«Non veniamo mai qui, insieme» scossi la testa, «non riesco a vederla piangere e so che per lei è lo stesso»
Lui si morse il labbro e mi strinse – ancora di più – tra le sue braccia. Restammo così a lungo, in silenzio, cercando di riscaldarci dall'atmosfera fredda e tetra che ci circondava.
Mi liberai dal suo abbraccio qualche minuto dopo e mi inginocchiai di fronte alla lapide, erano passati mesi dall'ultima volta. Sentii gli occhi gonfiarsi e solo ora mi resi conto che non piangevo ormai da parecchio tempo: era un record, per me.
«Ehi, papà» mi scacciai una lacrima con la mano, «quanto tempo, eh? sono io, Jess..»
Non mi sentivo stupida a parlare con lui, perché sapevo che mi stava ascoltando, da qualche parte.
«La scuola mi tormenta ultimamente, ma oggi sono qui per farti conoscere una persona» singhiozzai e poi mi voltai verso di Zayn, che era ancora in piedi dietro di me.
«Te l'avevo promesso, no?» continuai, «da piccola ti ripetevo che un giorno avrei trovato il mio principe azzurro e sarei fuggita con lui.. e adesso l'ho trovato, lui è Zayn, papà»
Zayn si abbassò accanto a me e iniziò ad accarezzarmi. Le sue dita sfiorarono le mie guance bagnate, dopodiché – con mia sorpresa – parlò anche lui.
«Salve, Walter» iniziò, «spero di essere all'altezza di sua figlia, perché beh, è lei quella che ho sempre cercato e la amo, la amo con tutto me stesso»
Ecco, un'altra stupida lacrima mi rigò il viso. Sapevo che Zayn lo stava facendo esclusivamente per me; parlare con i morti non rientrava di certo tra le sue attività preferite. Mi alzai improvvisamente in piedi con lui, e lo abbracciai. Uno di quegli abbracci forti e spontanei, che fanno passare il dolore. Rifugiai la testa contro il suo petto e per un attimo sembrava davvero che non esistesse nessun altro.
«Grazie» balbettai, la mia vocina soffocata dalla sua felpa morbida a cui ero appiccicata.
Mi baciò la fronte e, senza rispondere, continuò ad abbracciarmi. Ed io ripetevo 'grazie' dentro di me; non so a chi fosse riferito, se a lui o a qualcun altro, ma per una volta in vita mia mi sentivo grata per qualcosa.
«Per favore, non abbandonarmi anche tu» dissi ad un tratto.
Zayn si staccò leggermente per guardarmi negli occhi, «lui non ti ha abbandonata, è ancora qui con te»
«Dimmi che resterai» chiusi gli occhi. 
«Sempre» rispose. Io avevo smesso di credere al 'per sempre' molto tempo prima.
Ma, chissà, forse io e lui saremmo stati l'eccezione che conferma la regola.

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