(parte 56)

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Finalmente ripartii per Londra con il sorriso sulle labbra. Ero felicissima e allo stesso tempo sorpresa per come erano andate a finire le cose, ero tornata con Zayn e adesso dovevamo cercare di far funzionare una relazione a distanza. Sarebbe stata dura e lo sapevamo entrambi, ma non ero affatto pessimista. L’amore per lui era nettamente superiore ai chilometri che ci separavano. Sarei potuta partire per Bradford ogni weekend e restare lì un paio di giorni, e tornare in tempo per la scuola. Zayn aveva dimostrato di tenerci davvero a me, e non riuscii a togliermi le sue parole dalla testa per tutto il viaggio di ritorno.

«Eccola qui, la mia viaggiatrice» ridacchiò mia madre alla porta di casa, aiutandomi con la valigia.

«Mamma» sfoderai un sorrisone e poi la abbracciai entusiasta.

«Quanta felicità» commentò lei sospettosa, «è successo qualcosa a Bradford?»

Sorrisi di nuovo e mi mordicchiai il labbro, «io e Zayn siamo tornati insieme» confessai.

Mia madre sbarrò leggermente gli occhi, accennò un lieve sorriso che non mi parve molto sincero.

«Sono contenta per te» mormorò con aria distratta.

«Davvero?» chiesi, «non sembra che tu stia facendo i salti di gioia»

«Io sono contenta se lo sei anche tu» continuò.

«Io lo sono, tantissimo» sussurrai, «sai bene quanto ho sofferto per lui e la sua assenza, adesso vogliamo riprovarci nonostante la distanza, e ho bisogno del tuo sostegno»

«E’ proprio questo che mi preoccupa» disse, «so quanto sei stata male in quest’ultimo mese e non vorrei che la cosa si ripetesse ancora»

«Non succederà» scossi la testa, cercando di auto convincermi.

«Lo spero» lei mi sorrise, «lo sai quanto io adori Zayn, è un bravissimo ragazzo, però cerca comunque di tenere gli occhi aperti, va bene?»

«In che senso?» chiesi.

«Jess, tesoro, sua madre sta ancora male» mormorò, «solo Dio sa cosa succederebbe se le sue condizioni peggiorassero, lui potrebbe sparire di nuovo dalla tua vita e forse per sempre»

«Tu non dovresti cercare di tranquillizzarmi?» sbuffai.

«Mi dispiace» abbassò lo sguardo, «sto solo cercando di essere realista e dovresti esserlo anche tu»

«Quindi cosa vorresti che facessi?» spalancai la bocca, «mi stai chiedendo di lasciare Zayn?»

«E’ la tua vita e puoi fare ciò che vuoi» ribatté, «ma non illuderti troppo, le cose possono ancora cambiare»

«Adesso basta, mi stai facendo venire ansia» sbottai, «non riuscirai a rovinarmi questa giornata»

«Ti sto solo mettendo in guardia» spiegò, «non voglio rovinare niente»

«Bene, perché oggi sono troppo felice per arrabbiarmi» alzai le spalle, afferrai la valigia e filai in camera mia.

Il giorno dopo a scuola, tutti notarono il mio cambiamento d’umore. Il mese scorso ero continuamente depressa, ignoravo tutti i miei compagni di classe fino a restare senza amici. Eccetto Niall, lui continuava a starmi accanto e in fondo sapevo perché lo facesse. Stare a scuola, prendere appunti durante le lezioni e guardare costantemente il banco vuoto di Zayn mi aveva fatto star male ancora di più. Ma adesso le cose erano cambiate, stare a scuola senza di lui non era più doloroso perché stavamo di nuovo insieme. Ci sentivamo al telefono praticamente sempre, non mi mollava un secondo.

«Ehi, sei sparita in questi due giorni» borbottò Niall durante la ricreazione, raggiungendomi in cortile.

«Sono stata a Bradford» ammisi, iniziando a passeggiare con lui.

Niall si fermò di colpo, «a Bradford?» ripeté.

«Sì, era il compleanno della sorella di Zayn» spiegai disinvolta.

«Capisco» fece una smorfia, «dev’essere stato imbarazzante per te»

«In realtà no» alzai le spalle, «sono stati due giorni strani, ma intensi»

«Intensi in che senso?» chiese.

«Sono tornata insieme a Zayn» sorrisi, temendo una sua brusca reazione.

Niall sbarrò gli occhi e cercò di manifestare entusiasmo, «wow, mi sono perso un po’ di cose»

«E’ successo così, e basta» sorrisi di nuovo, «è stato lui a chiedermelo»

«Che bello» alzò un sopracciglio, «e così adesso lui tornerà a vivere qui?»

«No, resterà a Bradford» alzai le spalle. Mi sentivo un po’ a disagio a parlare di queste cose con Niall, perché conoscevo bene i suoi sentimenti per me.

«Una relazione a distanza?» sembrava davvero sorpreso.

«Una relazione e basta» lo corressi.

Niall rimase in silenzio ancora un po’, forse sarebbe stato meglio se non gli avessi detto nulla.

Alla fine delle cinque snervanti ore di scuola uscii in cortile per tornare a casa come sempre, quando mi bloccai nel vedere un’auto nera piuttosto familiare parcheggiata proprio vicino la fermata dei pullman. Non era una semplice auto, era di Zayn. Rabbrividii credendo di avere allucinazioni, mi guardai intorno e alla fine lo vidi. Lui era lì, poggiato sul muretto fuori la scuola con le braccia incrociate e un sorrisetto divertito sul volto.

Sbarrai gli occhi ancora sconvolta, dopodiché gli corsi incontro e gli saltai praticamente addosso sotto gli occhi degli altri studenti. Non mi importava niente se ci stessero guardando tutti, lo abbracciai fortissimo e dopo qualche secondo mi fece scendere dalla sua presa.

«Sorpresa» ridacchiò, poggiando le mani sui miei fianchi.

«Tu sei matto» sorrisi imbarazzata coprendomi il viso con le mani.

«Oh sì amore, anch’io sono felice di vederti» borbottò lui, imitando la mia voce.

Scoppiai a ridere, «sono più che felice, non me l’aspettavo»

«E meno male» si inumidì le labbra.

«Ma che diavolo ci fai qui?» chiesi, ancora esaltata.

«Cosa vuoi che ci faccia? Sono venuto a trovare la mia splendida fidanzata» mostrò un sorrisetto beffardo.

«Amo quando mi chiamo così» arrossii.

«Lo so» sorrise soddisfatto.

«Sai bene come farmi sciogliere» nascosi la testa fra le sue braccia.

Mi strinse a sé ancora un po’, dopodiché mi allontanai leggermente.

«E tua madre?» gli chiesi.

«Ho parlato con i medici» rispose, «a quanto pare la situazione resterà stabile per un po’ di tempo, mi hanno detto che ha bisogno di riposare e così ne ho approfittato per salire in macchina e venire da te»

«Avevo proprio bisogno di vederti» gli scompigliai un po’ i capelli.

«Stavo parlando con gli agenti della mia casa di Londra, è ancora in vendita» borbottò, «quindi non posso stare lì per questi due giorni»

«Vieni a stare da me» lo interruppi subito, «mia madre non farà storie»

«Sicura?» chiese.

Annuii e buttai le braccia attorno al suo collo, «sei tutto mio»

Ridacchiò poi si guardò un po’ intorno, «ci stanno ancora guardando tutti» 

«Allora diamogli qualcosa da guardare» sorrisi, mi avvicinai a lui e poggiai le labbra sulle sue.

Non possiamo stare lontani.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora