(parte 67)

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PUNTO DI VISTA DI ZAYN.

Dopo che Jess ripartì per Londra mi sentivo più perso che mai. Mi ero comportato da idiota, avevo sbagliato a non farmi sentire per tutti quei giorni, ma ero divorato dall’orgoglio. Volevo che lei si scusasse per essere venuta al locale a spiarmi, avrei voluto sentirle dire ‘mi dispiace di non essermi fidata di te’ ma non era successo. Alla fine realizzai che essere orgogliosi non serve a niente, soprattutto in amore. Il giorno dopo le mandai un semplice messaggio con scritto ‘mi manchi da impazzire’ a cui lei però non rispose. Mi aveva chiesto un po’ di spazio, giusto? Allora glielo avrei dato. 

«Zayn, ti piace questo disegno?» esclamò Safaa una di quelle sere, correndo nella mia stanza con un foglio bianco in mano. Mi stavo preparando per la serata al pub, così afferrai distrattamente quel disegno e lo guardai in fretta. Il mio sguardo si posò dritto sul foglio quando notai che aveva disegnato tutta la nostra famiglia, compresa la mamma – perfino papà – e anche Jess. 

Mi irrigidii di colpo, serrando la mascella. L’aveva disegnata proprio accanto a me, con i suoi adorabili capelli lisci castani e un vestito da principessa. A questo punto mi scappò un sorriso.

«Credi che a Jess piacerà?» chiese entusiasta, «quando posso regalarglielo?»

«Quando tornerà» risposi infilandomi una maglietta nera, «se tornerà»

Safaa fece una smorfia quando pronunciai l’ultima frase, «che vuoi dire?»

«Niente» le sorrisi dolcemente e le restituii il disegno, «è bellissimo»

«Pensi che non le piacerà il mio disegno?» domandò, preoccupata.

«Lo adorerà, sta’ tranquilla» le scompigliai i capelli, «piuttosto, voglio sapere perché mi hai disegnato con giacca e cravatta»

Lei scoppiò a ridere, «perché sei un principe» spiegò, «e Jess è la tua principessa»

«Ehi amico, che ti prende?» mi rimproverò Bill qualche ora più tardi mentre lavoravo, «stai per addormentarti sulla console?»

«Sto alla grande, non preoccuparti» mi rinfilai le cuffie e cercai di non distrarmi più. La musica assordante incominciava a darmi alla testa, e anche la stanchezza non mi aiutava. Prendevo sonno difficilmente, negli ultimi giorni. Dormivo meglio, invece, quando avevo Jess stretta fra le braccia. O forse stavo soltanto diventando patetico.

«Dj Malik, che cosa ti prende stasera?» squittì Ashley, abbracciandomi da dietro.

Le feci un cenno con la mano per intendere che andava tutto bene, sperando che si staccasse dalla presa. Continuai a lavorare la console, cambiando musica e alzando il volume continuamente. Poi arrivò il momento tanto attesa: la pausa. Ne approfittai per uscire nel parcheggio sul retro e tirai fuori un pacchetto di sigarette. Guardai l’ora sul telefono; era quasi mezzanotte. Mi aspettavano altre due ore d’inferno. Forse Jess aveva ragione quando diceva che questo lavoro non era per me.

«Ehi ragazzaccio» Ashley mi raggiunse e mi sfilò la sigaretta, portandosela sulle sabbra.

Strinsi i pugni e poi infilai le mani in tasca. Fumavo per rilassarmi, ma lei finiva sempre per infastidirmi.

«Ti dispiacerebbe?» sbottai, riprendendo la sigaretta.

Lei spalancò leggermente la bocca, «sei un po’ incazzato, dj Malik?»

Non risposi e mi limitai a far uscire del fumo dalle labbra.

«Ti va di divertirti un po’, allora?» chiese con un sorrisetto sghembo sul viso. La guardai meglio e capii che non era semplicemente stronza come al solito, era fatta. Alzai gli occhi al cielo e riportai la concentrazione sulla sigaretta che mi pendeva dalla bocca, poi sentii la mano di Ashley scivolare sui miei jeans. 

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