(parte 82)

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«Jess, che hanno detto?» mi chiese in fretta Waliyha non appena vide un'ambulanza raggiungere il posto, «perché lo stanno portando in ospedale?»
«Devono fare dei controlli» balbettai ancora scossa mentre Zayn veniva portato via dal campo, «probabilmente ha la gamba rotta»
«Oh dio, per una volta provo pena per il mio fratellone» commentò, mordendosi il labbro.
«Mi ha detto che voleva far colpo su di me» balbettai con voce tremolante per poi coprirmi il viso con le mani, «dovrei sentirmi in colpa?»
«Jess, non è colpa tua se mio fratello è competitivo e fanatico dello sport, ma probabilmente è colpa tua se è diventato un patetico romanticone» rise quando pronunciò l'ultima frase.
Mi lasciai scappare un debole sorriso, che si spense non appena vidi l'ambulanza partire. Mi era stato detto che non potevo andare con loro, ma io non riuscivo a starmene con le mani in mano. Sapevo che non era una cosa grave, ma mi faceva star male vederlo così. In ogni modo, la partita proseguì senza di lui e terminò con uno schifoso pareggio.

Dopo essere tornate a casa per avvisare gli altri, io e Waliyha – accompagnate dall'immancabile Safaa – andammo a trovare Zayn in ospedale. Era in una stanza piccola e isolata, appoggiato su un orribile lettino con la gamba ingessata e alzata, e mi venne quasi da piangere quando lo vidi ridotto in quel modo.
«Come ti senti?» gli chiese Safaa, regalandogli un bel sorrisone. 
«Adesso che ci siete voi, bene» rispose lui, ricambiando il sorriso.
Zayn incrociò il mio sguardo e allungò la mano, invitandomi ad afferrarla. Feci un passo avanti e mi sedetti sul lettino accanto a lui, continuando a stringere la sua mano.
«Forza, lasciamo questi piccioncini un po' da soli» sussurrò Waliyha alla sorellina, spingendola verso la porta. Zayn rise e gli fece un occhiolino per ringraziarla poi, quando le sue sorelle furono ormai fuori dalla stanza, riportò lo sguardo su di me.
«Ti ho fatto spaventare, eh?» scherzò lui, accarezzandomi il viso.
«Sì, stupido» sbuffai, «ma mi hanno colpito soprattutto le parole che hai detto prima di essere portato qui»
Lui chiuse gli occhi e dopo qualche secondo li riaprì, «era quello che sentivo in quel momento»
«Continuavi a chiedermi scusa, ed io non capivo perché» scossi la testa.
«A volte mi capita di ripensare a tutto il male che ti ho fatto e mi sento uno schifo, come quando ti ho lasciata perché dovevo trasferirmi qui a Bradford» abbassò lo sguardo, «e tante altre volte, eppure tu sei ancora qui, nonostante tutto»
«Ssh, il passato è passato» mi avvicinai al suo viso e poggiai la fronte contro la sua.
Lui mi guardò ancora un po' e poi alzò leggermente la testa dal cuscino sul quale era poggiato, per baciarmi. Sentii le sue labbra sfiorare le mie mie e le sue mani accarezzarmi dolcemente le guance.
Proprio in quel momento, però, la porta si aprì e mi staccai in fretta da lui. Con mia sorpresa alla porta non c'era Waliyha o Safaa, ma Yaser. Un brivido mi percosse la schiena e cercai di mostrarmi tranquilla, continuando a guardare in basso.
«Papà?» esclamò Zayn, e dal suo tono di voce capii che era sorpreso tanto quanto me.
«Tua madre mi ha chiamato per dirmi ciò che era successo» rispose lui avvicinandosi.
«Non c'era bisogno di venire fin qui» borbottò Zayn, «tra poche ore mi faranno uscire»
«Volevo vedere come stavi» ribatté suo padre. Ero incredula perché, per lo meno da quello che Zayn mi aveva raccontato, i due non avevano mai avuto un bel rapporto, anzi.
«Vi lascio parlare da soli» mormorai ad un tratto, alzandomi dal lettino.
«No, puoi restare» mi fermò Yaser, facendomi sbarrare inconsapevolmente gli occhi.
Non dissi nulla, piuttosto sorpresa per questa sua reazione, e tornai a sedermi accanto a Zayn.
«Giocavate contro la squadra di Bristol?» gli chiese Yaser, cercando di alleggerire la situazione.
«Sì, e quel bastardo del centrocampista mi ha fatto una finta» brontolò Zayn, allungando il braccio per toccarsi la gamba fasciata.
«Almeno avete vinto, alla fine?» continuò suo padre. Zayn mi aveva raccontato che la passione per il football gli era stata trasmessa proprio da lui; era l'unica cosa che li legava, fin da piccoli.
«Pareggio» intervenni io, sforzando di mostrarmi amichevole. Perché – dopo tutto quello che era successo – volevo ancora piacergli?
Yaser annuì, fissò Zayn ancora una volta e alla fine guardò l'orologio.
«Devo andare adesso, ero passato per una breve visita» farfugliò lui. Quell'uomo mi trasmetteva ansia; non sorrideva mai, era sempre rigido e serio.
«Ci vediamo a casa» ribatté Zayn, «spero che tornerai presto»
Mi mordicchiai nervosamente le unghie, perché sapevo bene che Yaser se n'era andato per colpa mia.
«Tornerò stasera» replicò lui, «ci vediamo, ragazzi»
Guardò prima me poi il mio ragazzo, e alla fine uscì dalla stanza.
«Incredile» sospirò Zayn, quando finalmente restammo soli.
«Non ti aspettavi una sua visita?» chiesi, sdraiandomi di nuovo accanto a lui.
«Assolutamente no» rispose, massaggiandosi la nuca.
«Beh, tuo padre è un uomo pieno di sorprese» dissi.
«L'ho sempre saputo» fece una smorfia, «ma oggi sembrava diverso, ha detto che tornerà a casa ed è stato anche gentile con te, cosa gli prende?»
«Forse tutta questa storia gli è servita da lezione, non lo so» scossi la testa.
Zayn non disse nulla per un po' poi mi sorrise, «d'accordo, adesso basta parlare di mio padre»
«E di cosa vuoi parlare?» alzai un sopracciglio, facendolo ridere.
«Non ho voglia di parlare» mi corresse avvicinando il viso al mio e, dopo avermi fissato a lungo, posò ancora una volta le labbra sulle mie. Sorrisi nel bacio e nel frattempo feci scivolare le mani sul suo petto, cercando di non toccare punti sensibili per non fargli male. Era davvero mal ridotto.
«Che strazio» sbuffò qualche minuto dopo, «niente sesso finché non mi toglieranno questo affare»
Scoppiai a ridere, «credo che potrò resistere»
«Io no, invece» ridacchiò anche lui.
«Per quanto tempo dovrai tenerlo?» chiesi, osservando con tristezza la fasciatura sulla gamba.
«Non per molto» rispose guardandosi intorno, «dovrò portare anche le stampelle»
«Povero piccolo» mi morsi il labbro e lui fece un'espressione innocente da cane bastonato.
«Per colpa mia ci siamo rovinati anche le vacanze di Pasqua» borbottò, «domani dovevamo tornare a Londra e invece adesso siamo costretti a restare qui»
«Non ti preoccupare, sto bene con la tua famiglia» lo rassicurai, «e comunque mia madre non è ancora tornata dal suo viaggio con mia zia, quindi non c'è problema»
«Sei sicura che non ti darà fastidio stare qui quando mio padre tornerà a casa?» chiese.
«Non mi interessa in quale parte del mondo io mi trovi, l'importante è che tu sia lì con me» gli dissi, vedendo spuntare un bel sorriso sul suo viso.
Zayn stava per baciarmi ancora una volta, quando la porta della stanza si aprì nuovamente e stavolta comparve Waliyha.
«Scusa se ti stiamo facendo aspettare» le dissi in fretta, «arrivo subito»
«No, Jess, tranquilla» mi rispose cercando di zittirmi, «sono venuta per dirvi che c'è un'altra visita per Zayn»
Lui aggrottò la fronte poi rise, «cosa sono tutte 'ste visite? Non sto morendo, diamine!»
«E allora chi è?» chiesi confusa, ignorando la battuta del mio ragazzo.
Waliyha aprì bocca ma, ancor prima che potesse parlare, vidi una biondina entrare nella stanza con un sorrisetto stampato in faccia e le mani tra gli orrendi capelli tinti.
«Ash?» fece Zayn, di certo non si aspettava di trovarla lì. E neanche io. 
Ashley gli sorrise di nuovo e, dopo aver scansato Waliyha, si fece avanti e mi salutò con la mano.
«Oggi stavo passeggiando con un'amica vicino al campetto sportivo, quando ho visto arrivare un'ambulanza» alzò le spalle, «mi sono avvicinata e ho sentito dire che un certo Zayn Malik era finito a terra con una gamba rotta! Come ti senti?»
Zayn sorrise, «alla grande» poi puntò lo sguardo su di me per cercare di capire come stavo.
In effetti io ero seduta accanto a lui, immobile e in silenzio. Dovrei forse essere felice che la sua ex fidanzata venga a trovarlo in ospedale?
«E' un piacere rivederti, Jess» disse lei, ad un tratto, spostando l'attenzione su di me. Mi stava provocando spudoratamente.
«Oh, anche per me» le sorrisi, in tono di sfida. Se voleva la guerra, aveva appena trovato un avversario temibile.

Go Jess, go! lol

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