(parte 36)

3.2K 182 0
                                    

Il giorno dopo, finalmente Zayn si decise a portarmi a Bradford per una specie di giro turistico; ero curiosa di vedere la città in cui era cresciuto. Mi tenne stretta la mano per tutto il tempo che passeggiammo e mi sentii stranamente felice e spensierata. 
«Questa era la mia scuola elementare» sorrise ad un tratto, indicandomi una palazzina piuttosto malandata.
«Voglio andare a vederla» dissi.
«Adesso è chiusa» rispose, «però penso che il giardino sia ancora aperto»
Ci incamminammo verso l’entrata e mi guardai attorno, a tratti rabbrividendo per il freddo. 
«Venivo sempre qui fuori durante la ricreazione» ridacchiò lui, mettendo un braccio sulla mia spalla.
«Facevi il bulletto?» lo guardai con aria colpevole.
Sorrise, «perché pensi questo?»
«Non lo so» alzai le spalle, «spero che non sia così»
«Infatti non era così» ribatté, «ero un bambino bravissimo»
Sorrisi, e mi andai a sedere su una vecchia altalena. 
«Come sei riuscito a lasciare la tua città?» dissi d’un tratto, «perché ti sei trasferito a Londra da solo?»
«Bella domanda» si inumidì le labbra, sedendosi nell’altalena accanto alla mia.
Non dissi nulla, aspettando una sua risposta.
«Come hai notato..» fece una pausa, «non ho un grande rapporto con i miei genitori, soprattutto con mio padre»
Annuii silenziosamente.
«Volevo andarmene di casa da tempo» alzò le spalle, «è sempre stato il mio sogno vivere per conto mio, essere indipendente..»
«Scelta coraggiosa» replicai.
«I miei ovviamente non volevano» disse, «ma hanno dovuto accettarlo»
«Sei sempre stato testardo, quindi» accennai un sorriso.
Annuì, «direi di sì»
«E perché adesso i tuoi genitori non vivono con le tue sorelle?» chiesi.
Zayn fece un sospiro poi abbassò lo sguardo a terra, «mia madre non stava bene e mio padre si occupava di lei, in pratica eravamo sempre soli» continuò, «finché non se ne sono andati definitivamente»
«Deve essere stato duro per voi..» mormorai, provando ad immaginare la situazione.
«Non proprio» rispose, «i miei zii c’erano sempre, erano come dei secondi genitori per noi»
Rimasi in silenzio, pensando a quante ne avesse dovuto passare. Rabbrividii di nuovo, per il freddo.
«Hai freddo?» mi chiese.
«Un po’» risposi, tirando le mani dentro le tasche del cappotto.
Sorrise, «vieni qui»
Mi alzai dalla mia altalena e mi sedetti sopra di lui.
«Va meglio?» chiese, avvolgendomi tra le sue braccia.
Arrossii, «decisamente sì»
Mi stampò un bacio sulla fronte e poi mi guardò negli occhi come suo solito.
«Hai le guance tutte rosse» ridacchiò.
«Lo so» sbuffai, «sono freddolosa»
«Sei così tenera» mi guardò come si guarda una bambina piccola.
Sorrisi, «smettila di guardarmi così»
«Così come?» il suo sguardo si fece immediatamente serio.
«In quel modo» insistetti, «mi fai imbarazzare»
«Io ti metto in imbarazzo?» chiese, offeso.
«No, però..» mi mordicchiai il labbro.
Sorrise di nuovo e mi strinse ancora di più a sé. Poggiai la testa contro il suo petto, finché non rabbrividii un’altra volta.
«Hai ancora freddo?» sbuffò.
«Non tanto..» scossi la testa.
«Beh, siamo a gennaio» fece una smorfia.
«Tra poco è il tuo compleanno!» esclamai, staccandomi di colpo dall’abbraccio e guardandolo dritto negli occhi.
«E allora?» chiese.
«Cosa vuol dire ‘e allora’?» brontolai, «dobbiamo festeggiare»
«No grazie» alzò gli occhi al cielo, «non vado matto per i festeggiamenti»
«E io non so nemmeno cosa regalarti!» sbuffai.
Sorrise, «non devi regalarmi niente»
«Oh sì invece» insistetti.
«Sei qui con me adesso, in giro per la mia città» si guardò intorno, «e questo è tutto quello che voglio»
Sentii il cuore sciogliersi come un ghiacciolo e presi il suo viso tra le mani. 
«Hai la minima idea di quanto ti amo?» sussurrai.
Sorrise di nuovo e si avvicinò al mio viso, per poi premere le labbra contro le mie. Portai le braccia intorno al suo collo e schiusi le labbra, permettendo alla sua lingua di scivolare nella mia bocca. Si staccò leggermente e mi guardò con un sorrisetto beffardo sul volto, «scommetto che ora non hai più freddo..» 
Scoppiai a ridere, mi alzai da sopra di lui e lo guardai con le braccia sui fianchi.
«Beh, dove stai andando?» borbottò, ancora dondolando su quell’altalena.
«Credevi che il giro turistico fosse finito qui?» sospirai.
Sbuffò, si alzò anche lui e lo trascinai fuori dal giardino della vecchia scuola elementare.
Ridevamo spensierati finché una voce femminile alle nostre spalle mi fece sussultare.
«Zayn?» esclamò. Ci voltammo e vidi una ragazza bionda con un sorrisetto stampato in faccia proprio di fronte a noi.
Guardai Zayn che sembrava quasi sconvolto, «Ash?»
Lei annuii e corse ad abbracciarlo. Mi feci da parte e con molto autocontrollo mi trattenni dal fare una scenata di gelosia.

Non possiamo stare lontani.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora