(parte 49)

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Sentii il battito cardiaco accelerare nel sentirlo pronunciare quella frase. Rimasi in silenzio per circa un minuto cercando di realizzare quello che aveva appena detto e sperai vivamente che fosse uno scherzo.

«Pensavo glielo avessi detto ieri sera» si giustificò Waliyha con Zayn, cercando inutilmente di non farsi sentire.

Lui la fulminò di nuovo con la sguardo e poi riportò gli occhi su di me.

«Beh, allora io vi lascio parlare da soli» sussurrò lei imbarazzata, e nel giro di pochi secondi sgattaiolò via.

«Dì qualcosa, per favore» fece Zayn.

«Cosa significa quello che mi hai appena detto?» chiesi.

«Che ho deciso di trasferirmi qui» abbassò lo sguardo.

«E quando lo avresti deciso?» domandai, con le gambe che non smettevano di tremarmi e non riuscivo neppure a guardarlo in faccia.

«E’ dal giorno dopo il mio compleanno che ho iniziato a pensarci..»

«Oh, adesso capisco perché eri così strano in questo periodo» mi portai una mano tra i capelli.

Lui non disse nulla ancora una volta.

«Questo cambia qualcosa fra noi?» balbettai, temendo una risposta che non volevo sentire.

«Ascolta» mi prese per mano, «andiamo a parlare in camera, qui ci sentono tutti»

«Mi stai facendo preoccupare, Zayn» guardai la sua espressione afflitta e mi lasciai trascinare nella sua stanza. Chiuse la porta e poi si sedette sul letto con la testa fra le mani.

«Vorrei poterti dire che andrà tutto bene» sussurrò, «ma mentirei»

Rimasi in silenzio e sentii gli occhi gonfiarsi.

«Lo capisci, vero?» chiese, «la mia famiglia ha bisogno di me qui, devo aiutarli con le spese e andare in ospedale..»

«Puoi tornare qui quando vuoi» sussurrai con il cuore in gola, «ma non puoi trasferirti, Zayn..»

«Ho già preso la decisione, Jè» disse, «e non immagini quanto sia stato difficile»

«E non pensi a me? A noi?» sentii gli occhi farsi sempre più lucidi.

«Certo che ci penso» abbassò lo sguardo, «e tu sei l’unico motivo che mi ha trattenuto a Londra per tutto questo tempo»

«E adesso non basto più?» singhiozzai.

«Adesso la situazione si è fatta più complicata» replicò, «mia madre sta seriamente male, e io non me la sento di essere lontano..»

«Lo so, ma tu non puoi fare niente per cambiare le cose!» esclamai.

«Il mio posto è qui, adesso» serrò la mascella, «e forse un giorno tornerò, chi lo sa»

«Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo?» sbottai, «questo significa che non tornerai più a Londra?»

«Tornerò per lasciare la casa, prendere le ultime cose e parlare con il preside della scuola» abbassò lo sguardo.

«Non ti lascerò andare via così» balbettai, e sentii una lacrima rigarmi il viso. 

«Non è facile neanche per me, credimi» continuava ad evitare i miei occhi, «sono giorni che non penso ad altro»

«Troveremo comunque un modo per andare avanti» mi asciugai le guance bagnate con il braccio e poi presi le sue mani tra le mie, «io potrei venire qui ogni settimana, mia madre capirà»

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