Per tutto il resto della visita, Ashley non fece altro che lanciarmi frecciatine e scherzare con Zayn per cercare di infastidirmi. E ci stava riuscendo, nonostante io provassi in tutti i modi di fregarmene.
Percepivo la sintonia tra loro e, anche se Zayn mi aveva ripetuto più volte di essersi completamente dimenticato di lei, vederli insieme mi faceva ancora star male.
Fortunatamente se ne andò poco dopo, e pensai che le cose potessero migliorare quando, quella sera tardi, Zayn uscì dall'ospedale e tornò a casa.
«Eccolo qua, il nostro campione» ridacchiò Waliyha, accogliendolo alla porta.
«Sì, brava, prendi pure in giro» brontolò Zayn, aiutato da me e le stampelle.
«Ehi, guarda che ero seria per una volta» protestò la sorella, avvicinandosi per aiutarlo a camminare.
Trisha si avventò su di lui e non esitò a stringerlo in un forte abbraccio.
«Mi hai fatto prendere un grande spavento» le disse la donna, accarezzandolo dolcemente per poi soffermarsi sulla fasciatura alla gamba.
«Tranquilla, sto bene» Zayn alzò gli occhi al cielo, probabilmente infastidito per la compassione delle persone.
Sussultai quando vidi improvvisamente Yaser avanzare verso di noi, «ti serve una mano per andare in camera tua?» gli chiese, con tono stranamente gentile.
«No, ce la faccio, ho queste» borbottò Zayn indicando le stampelle su cui si reggeva, «vi chiedo solo di non trattarmi come se fossi un andicappato, grazie» e detto questo zoppicò via.
«Ma che gli prende?» sospirò Trisha quando Zayn era ormai lontano, rivolgendosi a me.
«E' solo un po' nervoso, gli passerà» le risposi, prima di raggiungere il mio ragazzo in camera sua.
Quando entrai vidi Zayn lanciare le stampelle con violenza verso il muro, e poi buttarsi sul letto.
Senza dire niente, mi avvicinai e mi sdraiai accanto a lui, coccolandolo dolcemente. Portai due dita sulla sua schiena per poi farle scivolare sempre più giù, accarezzandolo. Continuavo a non dire una parola, perché ormai sapevo com'era fatto. Conoscevo il suo carattere e, quando era nervoso, non c'era niente che potesse calmarlo se non un po' di coccole. Zayn non sopportava quando gli si facevano tante domande, o quando le persone erano troppo insistenti.
Il suo petto si alzava e abbassava velocemente, respirava con affanno, e gli occhi erano semichiusi.
Poi, ad un tratto, mosse la testa sul cuscino e si voltò verso di me, restando a guardarmi senza dire nulla. Gli sorrisi e, con mia sorpresa, lui fece lo stesso.
«Grazie» sussurrò a voce bassa, «tu sì che sai come farmi sentire meglio»
Mi accoccolai meglio tra le sue braccia e poi alzai lo sguardo su di lui, «non te la prendere con i tuoi genitori, sono soltanto preoccupati per te»
«Mi da fastidio tutta questa situazione di merda» borbottò, serrando la mascella.
«Sono cose che capitano, non è colpa di nessuno» sospirai, passando la mano sopra la sua maglia.
«Lo so, ma io volevo tornare a Londra» si morse il labbro, «e invece adesso siamo costretti a restare qui, sotto gli occhi dei miei e quel rompipalle di mio padre»
«Sembra essersi addolcito, lo hai visto anche tu, no?» replicai, lasciandogli un bacio sulla clavicola.
«Onestamente non mi interessa, voglio solo andarmene da qui il prima possibile» ribatté, «quando passo troppo tempo con la mia famiglia finisco per diventare matto»
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Non possiamo stare lontani.
FanfictionSi parla di due normalissimi ragazzi, lei Anna e lui Zayn. Due ragazzi apparentemente normali.. con un passato diverso, famiglie poco amate e altre messe al primo posto.. ma tutto cambia fino a quando..