Quando uscimmo insieme dalla sua stanza, mano nella mano, per raggiungere il salotto dagli altri, Trisha ci guardò con un sorriso soddisfatto stampato in faccia. Anche dallo sguardo di Waliyha capii che era sorpresa ma felice che finalmente le cose tra me e Zayn fossero tornate alla normalità.
«Buongiorno, piccioncini» esclamò, facendomi ridere. Yaser era – come al solito – sparito dalla circolazione, mentre Safaa e Doniya probabilmente dormivano ancora.
«Buongiorno» farfugliò Zayn con la voce roca ancora impastata dal sonno, «che si mangia?»
«Sempre a mangiare pensi» lo rimproverò la sorella, lanciandogli un'occhiataccia.
«Ho fame, problemi?» borbottò lui, ancora tenendo stretta la mia mano nonostante si fosse seduto a tavola. Io mi posizionai in piedi dietro di lui e appoggiai le mani sulle sue spalle, massaggiandole.
«La colazione è pronta, mangiate quello che volete» mi disse Trisha, pronta per uscire, con la sua solita gentilezza che la differenziava dal marito. Io annuii e la ringraziai, poi riportai lo sguardo su Zayn che mi colse di sorpresa dicendo: «mamma, domani io e Jess torniamo a Londra»
La donna spalancò la bocca, come se ne fosse dispiaciuta, «oh, di già? Davvero?»
«Di già?» ripeté lui aggiungendo una lieve risatina, «siamo qui a Bradford da una settimana»
«Sì, lo so, ma mi piace avere tanta gente in casa» alzò le spalle, «e poi, quando ci siete voi due, c'è un clima più allegro qui dentro»
«Tranne quando litigano» puntualizzò Waliyha, facendomi ridere un'altra volta.
«Dobbiamo andare, mamma» insistette Zayn, «le vacanze di Pasqua sono finite e dobbiamo tornare a scuola»
«Giusto, giusto, il dovere chiama» sua madre sorrise amareggiata ed io, per qualche strano motivo, avanzai verso di lei.
«Ho adorato stare qui, con voi» le dissi, «grazie per avermi accolta in famiglia, Trisha»
«Oh, cara, grazie a te» rispose commossa, «grazie per rendere felice il mio bambino e per essergli stata accanto in questi mesi in cui io non ho potuto farlo»
«Mamma, per favore» la rimproverò Zayn, facendo una smorfia. Io risi e lo ignorai, per poi sussultare quando lei mi abbracciò forte. Ci vollero alcuni secondi prima che realizzassi il suo gesto, poi ricambiai la stretta e le sorrisi dolcemente.
«D'accordo, la smetto con le sdolcinatezze, così non ti metto in imbarazzo» aggiunse Trisha rivolgendosi al figlio, staccandosi dal mio abbraccio. Ricambiò il mio sorriso e tutti noi ci voltammo quando la porta di casa si aprì e Yaser spuntò fuori. Mi si gelò il sangue nelle vene ma cercai di non darlo a vedere, e così continuai a guardare Zayn come se non fosse successo niente.
«Eccoti, sei già tornato?» gli chiese la moglie, raggiungendolo all'ingresso.
«Sì, sta per piovere» lo sentii rispondere, mentre si sfilava il cappotto.
«Tutto bene?» mi sussurrò Zayn a voce bassa, notando il mio sguardo perso nel vuoto.
«Sì, sì» annuii riportando gli occhi su di lui, «torniamo in camera? Sono stanca e devo ancora preparare i bagagli per domani»
Il mio ragazzo annuì e, dopo aver rubato qualche scorta di cibo dal frigo, si incamminò in camera sua seguito da me. Con la coda dell'occhio vidi Yaser guardarmi, ma lo ignorai ancora una volta.
«E' assurdo che mio padre ti spaventi ancora in questo modo» esclamò Zayn, dopo aver chiuso a chiave la porta della sua stanza.
«Non mi spaventa» replicai immediatamente.
Lui mi lanciò un'occhiataccia.
«O almeno non più» mi corressi, facendolo ridacchiare tra sé e sé.
«Meglio così, perché non mi piace che tu abbia paura di lui» disse, sedendosi a letto. Ormai le condizioni della sua gamba stavano migliorando, zoppicava ancora ma almeno non doveva usare sempre le stampelle.
«Finché tu sarai con me, non avrò paura di niente» gli risposi, vedendo nascere un sorriso sulle sue labbra. Allungò verso di me la sua mano che io non esitai a stringere, sedendomi sopra di lui. Lo baciai e strinsi le mani ai lati del suo viso, godendomi quegli attimi di tenerezza.
«Visto che questo sarà l'ultimo giorno che passeremo qui a Bradford per molto tempo, voglio fare qualcosa di speciale» annunciò poco dopo, aumentando la mia curiosità, «ci verresti con me, in un posto?»
«Ovviamente» concordai, vedendo l'emozione nei suoi occhi. Dopo circa un'ora eravamo pronti, avevamo perso un po' di tempo perché io avevo insistito nel fare la barba a Zayn e poi ci eravamo fatti una doccia – insieme, ma dettagli – e poi vestiti. Nonostante fosse primavera, non faceva granché caldo, così indossai una delle felpe enormi di Zayn e mi lasciai trascinare fuori casa da lui, dopo aver salutato tutti. Prendemmo la macchina, il tragitto durò all'incirca venti minuti e alla fine arrivammo davanti una piccola casetta gialla, sperduta nella campagna.
«Che ci facciamo qui?» chiesi confusa, scendendo dall'auto.
Zayn fece lo stesso e poi mi si avvicinò per prendermi la mano e poi indicare la casa.
«Qui abita una persona molto importante, per me» sussurrò, «di cui non ti ho parlato molto, ma ci tengo a fartela conoscere»
Io piegai la testa di lato, chiedendomi di chi si trattasse, poi mi incamminai davanti la porta alla quale lui non esitò a bussare.
Restammo in silenzio per un po', strinsi più forte la sua mano per l'agitazione, poi osservai la signora che aveva aperto la porta. Era una donna anziana, sui settant'anni, con i capelli bianchi legati in una treccia poggiata su una sola spalla.
«Zayn?» domandò lei, incredula, con gli occhi semichiusi a fessura.
«Ciao nonna» gli rispose. Quasi mi salirono le lacrime agli occhi per la dolcezza con cui si era precipitato ad abbracciarla.
«Volevo presentarti qualcuno» aggiunse, staccandosi da lei per avvolgermi un fianco e sorriderle.
Lei si prese qualche secondo per guardarmi poi mi sorrise, stringendomi la mano con affetto.
«Salve signora» le dissi, intenerita e – allo stesso tempo – sorpresa dalla tenerezza che la distingueva da suo figlio Yaser.
«Karin, chiamami così» ribatté lei, «e tu come ti chiami, dolcezza?»
«Jessica»
«Che bel nome» rispose per poi voltarsi verso suo nipote, «venite, entrate dentro»
Zayn annuì e, dopo avermi ripreso la mano, avanzammo all'interno. Era un piccolo ma accogliente appartamento, arredato all'antica.
«Sono così contenta che sei tornato a farmi visita, non ci vediamo da un po'» mormorò tristemente Karin al mio ragazzo, il quale sembrava dispiaciuto quanto lei.
«Adesso sono qui, e volevo che la mia ragazza ti conoscesse perché sei una parte importante della mia vita, nonna» rispose lui, sciogliendomi il cuore.
«Oh tesoro, non mi hai mai fatto conoscere una tua fidanzata» replicò lei e, in tutta sincerità, questa frase mi fece sentire bene e sollevata.
«Aspettavo quella giusta» commentò Zayn, portando un braccio attorno alla mia spalla.
Sorrisi, arrossendo livemente.
«Siete bellissimi» esclamò lei, osservandoci con occhi sognanti, «quando il matrimonio?»
Zayn rise e io feci lo stesso, «ma certo che siete tutti fissati con il matrimonio!» protestò lui.
«Siete molto affiatati, è normale pensare subito a quello» si giustificò lei, servendoci qualcosa da mangiare.
«Se ci sposeremo, lo faremo in autunno, con le foglie che cadono dagli alberi» dissi ad un tratto, guardando Zayn, «possiamo, vero? Adoro l'autunno»
«E' un po' triste, non ti pare?» commentò lui, esasperato e divertito.
«Anche io mi sono sposata in autunno» intervenne sua nonna rivolgendosi a me, «vieni cara, ti faccio vedere le foto» e così il resto del pomeriggio passò tra album di vecchie fotografie e ricordi.
«Tua nonna è meravigliosa, la adoro» confessai durante il viaggio di ritorno verso casa Malik, dove arrivammo per l'ora di cena. Zayn aprì la porta e, quando lo fece, sussultò per la sorpresa. La sala era addobbata e tutti ci stavano guardando, compreso suo cugino Ben che non mi aspettavo di rivedere.
«Bentornati!» strillò Safaa correndo ad abbracciarmi – o forse dovrei dire stritolarmi – .
«Ciao tesoro» le dissi, ricambiando la stretta. Zayn salutò suo cugino con una pacca sulla spalla poi si voltò verso la madre, «come mai tutta quest'attenzione su di noi?» le chiese.
«E' la vostra ultima sera qui con noi, bisogna festeggiare» rispose Trisha, tra gli schiamazzi delle figlie. Waliyha propose un brindisi, per qualche assurdo motivo, e tutti ci accomodammo a tavola.
«A Zayn e Jess!» esclamò lei, tenendo in alto il bicchiere.
Arrossii imbarazzata e alzammo tutti i bicchieri, facendoli scontrare.
«A Zayn e Jess» ripeterono tutti in coro, facendomi ridere.
Yaser sembrava stranamente contento, forse per noi, o – molto probabilmente – perché il giorno dopo si sarebbe liberato di me. In ogni modo, la cena proseguì positivamente poi, ad un tratto, suonò il campanello.
«Ci sono altri ospiti?» sbuffò Zayn, ma Trisha scosse la testa.
Tutti ricominciarono a parlare, così lui si alzò e corse alla porta. Gli altri continuavano a mangiare e non prestavano attenzione a quello che era successo, ma io continuai a guardare Zayn da lontano per cercare di vedere chi fosse alla porta. Alla fine riuscii a intravedere una chioma bionda e per poco non mi esplose il cuore dal petto per l'agitazione.
«Dove vai?» mi sussurrò Ben a voce bassa, quando mi alzai dalla sedia cercando di non farmi vedere.
«Torno subito» gli risposi, liquidandolo con un sorriso, per poi raggiungere il corridoio e successivamente l'ingresso. Come immaginavo, Ashley era la porta con un viso affranto e stava parlando con Zayn.
«Tu cosa ci fai qui?» le chiesi subito, quando entrambi si voltarono verso di me.
«Ciao Jess» ribatté senza rispondere alla mia domanda.
«Allora, cos'è questa cosa importante che devi dirmi?» continuò lui, cercando di arrivare al sodo.
La ragazza guardò prima lui poi me, «volevo soltanto salutarti Zayn, tra pochi giorni partirò per l'America e frequenterò il college lì, quindi temo che questo sia il nostro ultimo incontro»
Mi ghiacciai all'istante e Zayn fece lo stesso, perché impallidì all'improvviso. Io ero, ovviamente, sollevata da questa notizia ma non potei dire lo stesso di lui.
«Oh» mormorò Zayn per poi schiarirsi la voce con un colpo di tosse, «capisco, son contento per te»
«Grazie Zayn, magari ci incontreremo ancora quando di tanto in tanto tornerò a Bradford» continuò lei, «e Jess, mi dispiace per come sono andate le cose tra noi, non volevo che fraintendessi le cose»
«Buon viaggio» mi limitai a dirle, incapace di addolcirmi nonostante la situazione.
«Ci tenevo a salutarti» Ashley proseguì con la sua struggente performance nei confronti di Zayn.
'Bene, tanti saluti, non mi mancherai.' pensai di dirle, ma fui costretta a trattenermi.
«Ti auguro il meglio» le rispose lui, stringendola in un rapido abbraccio che mi fece quasi esplodere dalla gelosia. 'stai calma Jess, non la rivedrai più'
Si salutarono con la mano un'ultima volta poi lei uscì dal cancello, e Zayn chiuse la porta.
«Adesso sei più tranquilla?» mi chiese, curvando le labbra in un lieve sorriso.
Annuii in silenzio e abbassai lo sguardo.
«Ti dispiace, vero?» gli domandai, senza giri di parole.
Lui mi guardò sorpreso e sbatté le palpebre più volte, «sono contento per lei»
«Ma una parte di te ci è rimasta male, sapendo che non la vedrai più» dissi, fermamente convinta.
«Non è mica morta» rise, «se mi capiterà di incontrarla ancora, va bene, è pur sempre una persona che ha fatto parte della mia vita»
Restai in silenzio per qualche secondo, perplessa e confusa sul suo reale stato d'animo.
«Vieni, torniamo dagli altri» mi disse alla fine, interrompendo i miei strani pensieri e circondandomi la spalla con un braccio.
Scusate se vi ho fatto aspettare tanto, la scuola mi uccide.
Continuo ....
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Non possiamo stare lontani.
FanfictionSi parla di due normalissimi ragazzi, lei Anna e lui Zayn. Due ragazzi apparentemente normali.. con un passato diverso, famiglie poco amate e altre messe al primo posto.. ma tutto cambia fino a quando..