• 4 - ASHER

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In disparte osservo mio padre affiancarsi al Generale Thompson, che in continuazione si gira verso di lui per rubargli la parola.
A quanto pare mi rendo conto che voglia essere notato anch'esso, ma il suo grado non denota il ruolo che ha come padre, per questo messo a paragone con Thompson è solo una perdita di tempo.

Ritorno ad ascoltare i discorsetti inutili rivolti a questi ragazzini nullafacenti.
Odio queste tipo di giornate, il tempo scarseggia già per se e quello che perderemo sarà più che troppo.
Mezza giornata solo per sistemare ogni squadriglia nella propria camera, consegnare ad ognuno la propria divisa, tagliare i capelli e infine ripassare le regole un'ultima volta per assicurarci che abbiano capito.

Al solo pensiero tiro uno sbuffo di frustrazione, tiro nuovamente Rocky per la manica della giacca facendo poi retromarcia e piantarmi nel corridoio degli uffici. Ormai ne ho le palle piene di tutte queste stronzate già vissute e piene di monotonia.
Se provassimo a toglierci di mezzo almeno dopo avremmo più tempo per allenarci o riposare in camera, invece ho la netta sensazione che ci costringeranno ad avere qualche squadriglia e riordinarli nei dormitori, proprio come abbiamo già fatto negli anni scorsi.

Osservo l'espressione interrogativa di Rocky, che alza le mani per spiegare il senso del mio gesto.
<<Che ti prende Ash, lo sai bene che tuo padre vuole che rimaniamo lì con tutti gli altri>> comincia a canzonarmi lui indicandomi la porta  da cui siamo appena usciti, ma batte frenetico un piede a terra con le braccia conserte al petto.
Sta trattenendo una crisi di nervi.

<<Lo so bene>> gli dico io con tono troppo alto <<Ed è per questo che c'è ne andremo>> guardo un punto fisso alla fine del corridoio, ma come dal nulla comincio ad agitarmi e perdo le staffe facendo avanti e indietro in quel minuscolo spazio che ci troviamo. Sospiro più e più volte ma se cercassi di parlare direi solo cattiverie.
La mia mente ha resistito a fin troppi traumi, questo dovrebbe essere una passeggiata ma come al solito ricado nel pozzo dei ricordi, più taglienti di una lama e più profondi e dolorosi di un'impugnatura nello stomaco.
O meglio dire, nel cuore.

Il mio amico cerca di poggiarmi una mano sulla spalla e rassicurarmi come al solito fare, ripetendomi ogni qual voltadi non farmi prendere dalle mie emozioni; panico totale e rabbia a fior di pelle.  Gli impedisco di parlare dandogli un forte spintone, che per un secondo perde l'equilibrio su se stesso e ha dovuto poggiarsi al muro.

Con espressione di rammarico calo il capo a terra coprendomi il viso con una mano.
Sento di nuovo una mano sulla spalla e quando alzo la testa per incrociare i suoi occhi rimango sorpreso; sta sorridendo e sembra essere rilassato anche dopo l'accaduto.

<<Non volevo>> sussurro,
<<Lo so, tranquillo>> dice dolcemente abbracciandomi in una stretta fraterna.

Lo ammiro per questo, perché sa della mia situazione e fu il primo a restarmi accanto anche quando non avrei voluto nessuno.
Difficilmente litighiamo e raramente giochiamo con spintoni e pugni, ma mai presi a botte per qualcosa che non fossimo d'accordo entrambi.
Lo reputo come un fratello e la nostra amicizia vale più di questo, perché è come se il destino ci avesse legato per una ragione e solo entrambi ne conosciamo il motivo, soltanto io e lui.

Mi accorgo solo adesso che la sua stretta sta diventando sempre più forte, mi sta stritolando di proposito e con la coda dell'occhio lo vedo ancora sorridere con espressione furbesca.
I suoi 40 denti si possono notare subito, si, 40, perché non fa altro che ridere sempre, anche in momenti molto seri e a volte bui.

<<Non ti azzardare Rocky>> gli urlo con un pizzico di rabbia, ma non faccio in tempo che mi rialza di pochi centimetri dal pavimento, facendomi scrocchiare un osso della schiena.

<<Va bene, ora basta>> dico quasi infastidito e mi lascia, ridendomi in faccia come un ebete.
Per pochi secondi sento il bisogno di sorridere, come se non riuscissi a trattenere questo attimo di felicità.

E mentre raggiungiamo nuovamente la porta, con la coda dell'occhio vedo Rocky sorridere ancora; ed io, felicemente sghignazzo.

~

Subito dopo ritornati nell'atrio noto mio padre osservarci con espressione severa, dubito che non abbia capito che volevamo andarcene.
Scende dal palco venendo dritto verso di me, contraendo tutti i muscoli facciali e portandoli ad una espressione rabbiosa.

<<Le solite scappatoie, non è vero?>> ribatte in tono basso ma stridulo, guardandoci a turno come per rimproverarci <<Comportati bene Asher e non fare nessuna stupidaggine, se proprio non desideri restare qui che ne dici di fare il doppio degli allenamenti?>> le solite minacce per incutermi terrore, che dopotutto ascolto con compiacimento visto che ormai ne ho fatto l'abitudine delle sue scenate da padre autoritario e rigido.
In fin dei conti mi va bene lo stesso fare gli allenamenti, tanto qui non ci sarei comunque rimasto, e visto che ho arretrati molti stili di allenamenti nuovi colgo l'occasione per riprenderli adesso.
Ma il suo sembra essere solo sarcasmo così rimango ad ascoltarlo senza ribattere, e se lo facessi le cose potrebbero concludersi in un'altra maniera e dopo sarò costretto a sentire le stesse cose che ormai conosco a memoria.

Mi volto verso di Rocky, che prima guarda me poi mio padre. Si infila una mano tra i capelli e capisco subito che si stia agitando.
Ha paura che possa farla per davvero una stupidaggine, percepisce la mia rabbia e sa bene che non ci metterei niente a prendere a botte mio padre, d'altronde non è la prima volta che succede e in questo accaduto c'è finito di mezzo anche lui.

Era una giornata qualunque, ma come al solito mio padre ha il brutto vizio di parlare troppo, toccando un punto dolente che non avrebbe dovuto minimamente toccare.
E poi arrivò Rocky  nei panni del paladino della giustizia, mettendosi tra di noi per fermare ciò che stavo facendo.
Mentre una raffica di pugni colpiva mio padre, quell'unico che non avrei voluto tirare mirò dritto sul viso del mio amico. Questo però non fu l'unica ferita che gli provocai, quel giorno la rabbia mi accecò totalmente e lui fece di tutto per fermarmi, anche se equivaleva prendersi pugni, gomitate e calci.
Cercava di portarmi via di li, prendendomi per il petto e provare a tranquillizzarmi, proprio come sta cercando di fare in questo momento.

<<Non si preoccupi Eddie, rimarremo qui come tutti gli altri>> dice dandomi una pacca sulla spalla e attorcigliare il suo braccio attorno al mio collo <<Terrò d'occhio io suo figlio, stia tranquillo>> lo rassicura lui bisbigliando al suo orecchio come per dire un segreto, poi ritorna a sorridermi.

Mi fa un occhiolino e di rimando sorrido anch'io, pensando al fatto che questo si che è un vero amico.
Ma lui no, lui è mio fratello. 🏁

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Eccoci qui con il " Capitolo 4"
della storia🎉🎉.

⚠️ATTENZIONE, CAPITOLO REVISIONATO⚠️

Spero che dopo aver visto i volti dei personaggi, siano di vostro gradimento, anche se potete immaginarveli come volete😶😶
Ma ditemi un po', cosa ne pensate di Rocky e Asher? C'è una bella complicità tra di loro, non è vero? Eh giaaaa, c'è davvero tanto da raccontare su di loro, quindi tenetevi pront*😎

Scusatemi per gli errori se ne incontrerete❌
E se volete chiedermi qualcosa, fate pure...❤😝

Ci vediamo al prossimo
capitolo...😙😙😙
Ciaoooo...🥰❤️

Amami Per Sempre Capitano || Vol.1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora