Dopo quel giorno sono passate due lunghe settimane seccanti.
Sono le 9:00 del mattino e sono qui a fissare il soffitto da quasi un'ora, come ogni domenica faccio dopo essermi svegliata, ma dal vuoto che ho nel petto per il dolore che provo, la causa è solo un ricordo, motivo per cui la mia vita sia cambiata drasticamente in tormenti che mi perseguitano a vita.
Ho pensato davvero tanto a lui in questi giorni. Ma quei colpi, colpi già sentiti, mi hanno fatto cadere in ricordi orrendi. Non sono riuscita a svolgere perfettamente gli allenamenti, sono stata richiamata tante volte, ma niente è cambiato.
Lui.
Ma questa volta parlo di mio fratello.Tempo prima, quando ero ancora una spensierata fanciulla di soli 10 anni, mi ritrovai a maneggiare ogni singola emozione senza mai averne provate così tante in un solo momento.
In quel giorno piovoso, segno che ormai eravamo nel cuore dell'autunno, mio fratello Jonathan tornò a casa con tanto di entusiasmo anche se la giornata portasse angoscia. Ci informò subito della decisione che accettò di prendere dal suo Superiore di fiducia, un incarico speciale che gli avrebbe dato la possibilità di partire per una missione importante che avrebbe cambiato la sua vita in meglio. Era entusiasta quel giorno, felice di quell'incarico che si promise di portare a termine.
Mio fratello era una persona obbiettiva, conosceva bene i rischi e proprio per questo era un amante del pericolo, e affrontarlo per lui non era un problema.
Per lui il mondo militare veniva prima di ogni altra cosa, per questo non ho più avuto l'occasione di parlargli come facevamo un tempo. I momenti da bambini erano così intensi e stretti che anche se lui fosse stato più grande di me non aveva problemi a confidarsi con una ragazzina ingenua e inesperta. D'altronde sapeva che la mamma non le sarebbe stata da aiuto e quindi preferiva affrontare i problemi con una mano sulla spalla, ovvero la mia.
Non c'era bisogno di parlare quando ero con lui, mi bastava il silenzio per capire quanto potessimo amarci, nonostante i momenti di lunga assenza non ci permettessero di stare insieme quanto volevamo.
Quel giorno piovigginoso non si manifestò solo al di fuori perché ormai quella notizia aveva portato più di tanta infelicità di quanta ne potesse ogni giorno crescere in casa.
Alla solita notizia il mio cuore perse un battito ma ci ripensò mio fratello a tenere a bada la nascita della mia malinconia.
<<Ti chiamerò ogni giorno>> mi disse con un sorriso, malgrado io non facessi lo stesso.
Mi afferrò per le braccia fino a rialzarmi da terra per posarmi sul suo petto prosperoso; quella sua lieve stretta valeva come abbraccio, ma quando posai il viso nell'incavo del suo collo le sue mani avvolsero di più il mio piccolo corpicino, stringendolo fino a fonderlo con il suo.
Cominciai a pensare a come sarebbero stati i giorni senza di lui, ma conoscendone già l'abitudine non diedi peso al modo in cui la mamma si sarebbe importata poco e meno del mio stato d'animo. Ascoltai i battiti del suo cuore, un misto di felicità e di mancanza che avrebbe avuto nel non rivedermi.
Non diedi retta neanche a questo, mi importò soltanto della sua felicità.
E quando mi sorrise, finalmente lo feci anch'io. Ed ecco perché preferivo restare con lui in silenzio, le nostre parole urlavano di gioia anche senza emettere fiato; gli occhi dicevano già tutto. Arrivò il giorno della partenza e anche li nessuna emozione comparì sui volti di mio fratello e di mia madre, che guardandosi si diedero solo un lungo abbraccio, affiancato con un sincero bacio che lui diede sulla sua fronte.
Le penultime parole che pronunciò prima di varcare la porta furono soltanto un
"<<Mi mancherai piccola luna>>" poco prima di sentirlo dopo qualche settimana.
Mi arrivò di sorpresa una chiamata via skype che subito risposi per il fremito di felicità che non riuscivo più a trattenere.
Entusiasta mi raccontò del posto in cui era stato sbarcato: l'Egitto.
Mi racconto delle brevi escursioni che i paesani gli avevano garantito di non perdere assolutamente per ammirare le bellezze che quel posto offriva. Nelle grandi piramidi erano presenti la Grande Sfinge e le mummie reali, come l'oro prezioso del memorabile faraone Tutankhamun.
Nel Cairo, nonché capitale dell'Egitto, è presente una grande piazza chiamata Tahrir, e proprio li successe l'inaspettato. Jonathan si presentò in quel posto per fare la guardia ai manifestanti e grazie alla sua corporatura massiccia diede fine ad alcune liti. Il Cairo era in guerra, perlopiù una guerra civile, ed essendoci molteplici questioni da risolvere tra zuffe e litigi vari a mio fratello era stato incaricato di tenere costante la pace tra loro. Purtroppo però non mi resi conto che quella missione per lui era faticosa, più delle altre, ma non si diede per vinta, tanto che non mi aspettai che quel momento sarebbe stato l'ultimo in cui l'avrei rivisto.
Gli chiesi come stesse e anche se vidi il velo di stanchezza ricoprire il suo viso sciupato mi rispose con un semplice
"<<È okay>>" sorridendomi felicemente.
Difficile mostrarla, credeva lui mentre io ammiravo la noia evidente che provava in quel momento caotico.
Aggiunse che a momenti le cose andavano su per giù e che avrebbe tardato la partenza per ritornare a casa.
La mamma era al mio fianco, promettendogli che, anche se sarebbe tornato con giorni mancanti dalla vera data di arrivo, sarebbe stata pronta a cucinargli tutti i suoi piatti preferiti; aveva fame il ragazzo, la sua smorfia di disgusto era per il cibo scadente che gli veniva servito, aveva solo nostalgia dei piatti di mamma. Almeno ci furono dei minuti di felicità e vedere i loro sorrisi crescere mi davano speranza in qualcosa di nuovo. Per una stupida ragione però, Marta, mia madre, si alzò dal letto per andare in cucina e prepararsi una tisana per godersi il momento in tranquillità, fatto sta che al suo arrivo le cose erano solo di gran lunga peggiorate.
La situazione si scosse e l'agitazione prese il sopravvento quando guardandoci negli occhi capimmo che qualcosa stava per accadere.
Un colpo risuonò dallo schermo del computer e anche se la distanza era infinita quello sparo era stato così forte e vicino da riuscirlo a sentire sulla mia pelle. Nel medesimo istante le linee davano segni di interruzione, cedimento, come fece mio fratello per chinarsi sul pavimento polveroso lasciando che il telefono riprendesse il momento, forse sfuggitogli dalle mani per lo spavento. E in quell'istante la stessa pozza che ancora mi perseguita fu rappresentata nello schermo, e solo dopo infiniti minuti di caos rividi il suo viso sporco di sangue.
Le mie urla di aiuto erano pari al nulla con tutto quel chiasso che girava intorno, e nessuno fece altro che scappare in ogni direzione per la troppa paura che era cresciuta. Da quell'accaduto passarono cosi tanti giorni, colmi di impazienza e sofferenza, parevano infiniti quando un uomo arrivò alla nostra porta per affermare ogni mia predizione.
Ci disse che il suo corpo fu perduto assieme ad altre persone, che come lui persero la vita quel giorno, in quella sparatoria di cui non doveva essere presente. E come i suoi compagni di squadra, avendo avuto la stessa sorte non si aspettarono che tutto sarebbe finito in un istante. Il peso che mi porto dietro di questo ricordo varrà come un punto in più per aver superato un altro ostacolo da sola, in più con una mente affollata di pensieri e una spina nel petto che difficilmente sradicherò.
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Amami Per Sempre Capitano || Vol.1
Storie d'amore•COMPLETA• /in continua revisione/ Atterrati dalla guerra, senza alcuna via di fuga. Lei porta grigiore nella vita degli uomini, di soldati che si inginocchiano innanzi alla morte, con le mani sul cuore. Vuol fuggire quell'uomo, che cerca disperato...