10. Jack e Doug

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Appena entro nel grande box doccia presente nel bagno del mio monolocale, lascio che l'acqua fredda lavi via la sensazione di tristezza e oppressione che mi attanaglia fin dentro l'anima

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Appena entro nel grande box doccia presente nel bagno del mio monolocale, lascio che l'acqua fredda lavi via la sensazione di tristezza e oppressione che mi attanaglia fin dentro l'anima.

Appoggio le mani al muro e abbasso lo sguardo verso il basso lasciando che l'acqua scorra copiosa lungo il mio corpo, proprio come si vede nei film, nella speranza che uscita di qui, il mio consueto buonumore torni a farmi visita.

Ma non succede.

Esco dalla doccia e, siccome non ho la minima voglia di utilizzare il phon con questo caldo terribile, decido di intrecciare i miei capelli biondi in due trecce, in modo che si asciughino da soli, arricciandosi.
È una cosa che amo fare, in estate.

Mi preparo svogliatamente, indossando della semplice biancheria nera, e dopo aver messo una gonna in jeans che mi arriva poco sopra le ginocchia, e una camicetta bianca con le maniche corte che lascia scoperte le mie spalle, infilo dei comodi sandali blu e mi reco nuovamente fuori dal mio appartamento.

Mi incammino verso il centro, dove si trova il diner in cui io e mia mamma ci incontriamo abitualmente.

Dovrò passare vicino alla palestra dove lavora Doug, ma dubito di trovarlo nei paraggi: se ha avuto il turno di notte, ora starà certamente dormendo come un ghiro.

Il sole scotta sulla mia pelle mentre mi muovo tra le strade di Orlando, facendomi sentire calda come un hot dog.

Tiro fuori dalla mia borsetta gli occhiali da sole bianchi da diva che in genere mi fanno sentire una favola, camminando a passo spedito.
Mi ci vorranno almeno dieci minuti per raggiungere mia mamma, che probabilmente starà per arrivare.

Svolto distrattamente l'angolo, per poi accorgermi che si sta svolgendo una animata discussione poco lontano, proprio nei pressi della palestra.

Con un sussulto mi rendo conto che i due ragazzi a pochi metri da me sono Doug e il suo amico Jack...
Ma che ci fanno quì?

-No! Sei un coglione, cazzo!-

Sento Jack urlare al mio fidanzato, mentre alcuni passanti li guardano allibiti per poi passare oltre.

Istintivamente, mi nascondo alla loro vista, per poter sentire meglio, anche se probabilmente non dovrei farlo...

-Amico, dai... Lo sai anche tu che è proprio in questi casi che gli amici si sostengono. Tu non sei un buon amico?! Non sei disposto ad aiutarmi, dopo tutto quello che abbiamo passato? - esclama Doug cinico, un Doug molto diverso da quello che conosco io.

Vedo Jack sbuffare, sembra quasi indignato, e mi sento sempre più curiosa... Cosa avrà mai fatto Doug per farlo incazzare così tanto!? Jack è praticamente un angelo!

-In questi casi? Vuoi dirmi che l'hai fatto altre volte? Tu sei solo un pezzo di merda, e sappi che da oggi in poi non intendo avere più niente a che fare con una testa di cazzo come te.- dice Jack gelido al mio ragazzo, stringendo i pugni lungo i fianchi come se si stesse trattenendo dal mettergli le mani addosso.

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