42. Autocontrollo

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-Coraggio, dimmi tutto. - mi incita il dottor Allister, mentre il mio respiro inizia a farsi irregolare. Mi mette molta ansia essere qui.

-Io... Non so da dove iniziare... - ammetto, cercando di riordinare i miei pensieri.

-Ti direi che la cosa migliore sia quella di cominciare dall'inizio, ma sembra scontato. E lo troverei anche un pessimo consiglio. Quindi, cerca di iniziare da quello che ti sembra più rilevante. - mi sprona, con un tono più professionale rispetto a prima.

-Beh, io lavoro al World of Beer, mi occupo di birre e cocktail... È una cosa che amo. Ma amo un po' meno i clienti ubriachi che fanno i cascamorti... E quella sera, al bancone, si è seduto quel... Lui... Con quegli occhi neri, vacui, mi ha chiamata Barbie e io sono andata su tutte le furie. Gli ho detto che, solo perché una ragazza è bionda, non significa sia una stupida oca giuliva, e gli ho intimato di chiamarmi Signorina, affinché imparasse a portare rispetto. Ma lui se ne è andato... Poi dopo un po' è arrivato Jack, e... - mi interrompo, pensando a quanto bello era quella sera. Era elegantissimo, e il suo sorriso scaldava il cuore.

-Quindi, questo Jack è il tuo ragazzo?- mi chiede Wayne, con un sorrisetto sghembo.

-Che?! No, noi non siamo fidanzati, non ci... Piacciamo, non c'è assolutamente nulla tra di noi! - esclamo, sorpresa, sulla difensiva.

-Uh... Una quadrupla negazione. Sai cosa vuol dire, ragazzina? Che sei cotta, di quel tipo. Quando lo hai nominato, hai pure sorriso...- mi stuzzica, studiando il mio sguardo.

Io mi ricompongo.

-No, in realtà la situazione è davvero... Davvero molto diversa. - ammetto, pensando a come cavolo spiegargli tutto quello che mi è successo in questo ultimo periodo.

-E cosa aspetti a parlarmene?- chiede il dottore, facendomi un cenno sbrigativo con la mano.

Io allora prendo un bel respiro, e poi inizio il mio racconto.

Gli spiego che per due anni sono stata fidanzata con Doug, e che tipo di rapporto c'era tra noi. Gli parlo della mia migliore amica, e del fatto che mi sia sempre stata vicina.

E proseguo, parlandogli dell'attrazione che ho sentito per lei, fino a raccontargli dell'aggressione, dell'ospedale, della settimana in cui è stata da me... Del fatto che siamo diventate intime, e che alla fine ci siamo addirittura messe insieme.

Continuo, raccontandogli di come ho mollato Doug e di come lui ha reagito, ed esprimo il timore che ho provato da quel momento in poi.

Wayne ascolta attentamente, intervenendo solo se necessario, fino a quando smetto di parlare, inprovvisamente dubbiosa.

-A che pensi, ragazzina?- mi chiede, incuriosito.

-No, è che... Non c'entra nulla, in realtà. Mi stavo solo chiedendo come facesse Cody, il mio capo, a sapere che il cognome di Taylor è Miller... Ma non importa, non penso sia rilevante. Ora vado avanti, mi scusi... - rifletto, a voce alta, con lo sguardo perso nel vuoto.

-La tua amica, o fidanzata, come la chiami tu... È Taylor Miller?! - si stupisce il dottor Allister, spalancando gli occhi fino a farli quasi uscire dalle orbite.

-Si... Perché? La conosce? - gli chiedo, stranita. Anche Taylor, oggi, sembrava sapere chi lui fosse.

Sarà mica stata sua paziente?!

-Purtroppo, ragazzina, non posso rispondere a questa domanda. Ora vai avanti. - risponde schivo, guardando altrove, mentre le vene sulle sue tempie rivelano il suo nervosismo.

-Lei ha avuto in cura Taylor?- gli chiedo allora, più diretta, fissandolo negli occhi. Lui intercetta il mio sguardo coi suoi occhi neri, contraendo la mascella, palesemente nervoso.

-Non ti mentirò, ragazzina. Si, la conosco, e si, è stata in cura qui da me, ma non posso dirti altro. Sai bene che sono vincolato dal rapporto medico-paziente. - risponde, chiudendo così l'argomento.

L'idea che lei sia stata da uno psicologo, e non me l'abbia mai detto, mi fa sentire strana... Quasi arrabbiata. Perché sto scoprendo che mi ha tenuto nascoste molte cose, in questi anni, e inizio a chiedermi quante altre ce ne siano di lei, che ancora non so.

-Quindi? Hai intrapreso questo rapporto amoroso con la tua migliore amica, che sembrava placare i tuoi demoni. Poi cosa è successo?- riassume il dottor Allister, invitandomi a proseguire col mio racconto.

Io lo guardo, un po' dubbiosa, ma poi vado avanti, raccontandogli di come l'arrivo in città di Jack ci abbia portate a scontrarci, e di come mi pesino gli attacchi di gelosia di Taylor.

Concludo, spiegando che ora Jack è tornato in città definitivamente, e che vive proprio accanto a me, da oggi.

Segue un lungo attimo di silenzio, in cui Wayne mi fissa negli occhi, unendo le sue mani quasi come se stesse pregando. Mentre in realtà mi sta studiando attentamente.

-Sai cosa penso, Samantha?- chiede, facendo una pausa d'effetto.

-Penso che tu sia diventata intima con Taylor, solo perché in quel momento avevi un rifiuto nei confronti degli uomini. Penso che se ti sei sentita attratta da lei, sia stata solo una casualità dovuta dal fatto che, non avendo frequentato il collage, hai perso alcune... Esperienze, che di solito, le ragazze tra di loro fanno. E uniamo tutto questo alla violenza che hai subito... È piuttosto ovvio che tu ti sia sentita bene in sua presenza. Ma la realtà, è che tu ti stai innamorando di Jack, e non vuoi ammetterlo neanche con te stessa, per non far soffrire la tua migliore amica. - dice, lasciandomi di sasso. Resto interdetta dalla sua diagnosi, a mio parere così affrettata, e dal fatto che lui stia insinuando che tutte le ragazze che frequentano il collage facciano sesso tra di loro, e quelle che non vanno al collage, non lo facciano. La trovo una cosa assurda, sinceramente.

-OH, lo so, stai pensando che sono un coglione e che quello che dico non ha alcun senso. Ma qualcosa mi dice che ti ricrederai...- mi avvisa il dottore, con un sorrisetto sornione.

-Ma io sto bene con Taylor, mi sento veramente... Bene, al suo fianco. Ammetto di essermi sempre immaginata insieme ad un uomo, per poter creare una famiglia in maniera "tradizionale", ma comunque ora non me la sento di pensare al futuro... Mi limito a vivere alla giornata, sperando di non essere colta nuovamente dal panico. - mi confido, sentendo l'ansia crescere nuovamente in me.

-Sa, lei farebbe di tutto per me. Quando Doug ha tentato di aggredirmi, lei lo ha addirittura minacciato di morte... Sono certa che sarebbe perfino disposta ad ucciderlo, se provasse a toccarmi... - affermo, leggermente divertita, al solo pensiero.

Ma nel viso di Wayne leggo stupore, misto a terrore credo, sembra serissimo.

-Sai, Samantha, probabilmente non dovrei farlo, anzi... sono quasi certo che finirò nei casini per colpa di questa situazione. Però mi sento in obbligo di darti un consiglio, e ti invito a pensarci seriamente su: stai lontana da Taylor. Più lontana che puoi. -

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