9.

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Sapete quando vi dicevo che mi mancava la mia città e la gente?

Ecco, la mia famiglia non era inclusa.

Probabilmente avrei dovuto sentire la loro mancanza ma in tre mesi interi che avevo passato lontana da casa, non avevo pensato a loro, quasi mai, se non i primissimi giorni. Ma ero alquanto convinta che tutto fosse ricambiato, quindi non avevo sensi di colpa.

Era tutto okay, nella norma.

"Sara ti prego, alle dieci precise vieni. Non lasciarmi un minuto di più in questa prigione." mi lamentai, mentre la mia amica rideva con gusto. "Per favore."

"Sarò più precisa di un orologio svizzero, te lo prometto." disse, per poi lasciarmi un bacio sulla guancia. "Andrà tutto bene, tu nel frattempo scrivimi e dimmi come va. Se succede qualcosa mi invii il solito messaggio da S.O.S." mormorò, facendomi ridere come una scema.

Maledetta risatina nervosa.

"Okay, allora ti scrivo. A dopo." salutai per poi scendere dalla macchina e fermarmi sul pianerottolo di casa mia. "Forza e coraggio, sono solo sei giorni."

Una volta entrata dentro casa fui subito accolta da mia madre, l'unica che mi era mancata almeno un po'.

"Ciao amore mio, come stai?" mi chiese per poi lasciarmi un bacio sulla guancia e prendere la mia valigia. 

Era sempre più bella, con i suoi capelli biondi e gli occhi chiari come il cielo. Più il tempo passava, più diventava interessante ed affascinante.

"Tutto bene, mà. Papà dove sta?"

"Eh amore, è ancora a lavoro. Torna in tempo per cena." mormorò, accennando un sorriso sbilenco. "Anche Bea è ancora fuori."

"Sì, immaginavo che fossero impegnati. Io allora mi faccio una doccia, dieci minuti e scendo." dissi, per poi baciarle la guancia e riprendere la mia valigia tra le mani. "Magari nel frattempo potresti farmi una tazza di tè, ho un po' di freddo."

"Certo tesoro, ora te la faccio." sorrise, per poi andare in cucina.

Bentornata a casa Gio.

Una volta seduta sul mio vecchio letto mi incolpai, sapevo che non sarei dovuta venire. Potevo inventarmi diecimila scuse. Però lo facevo per mamma, era troppo sola ultimamente, non potevo lasciarla anche a Natale.

Mi buttai in doccia per levare lo sporco che mi sentivo addosso, dopo aver passato più di sei ore in macchina. Mi vestii ed andai da mamma, che mi stava aspettando in salone, seduta sul divano e con un libro in mano.

"Cosa mi racconti di bello amore mio?" mi chiese, mentre mi dava una tazza di tè caldo.

"Nulla di che, all'università va tutto okay. Io e Sara ci troviamo bene, Milano è molto carina." mormorai, per poi sedermi sulla mia poltrona preferita.

"Bene, stai sempre attenta, no? Fai la brava e non farmi preoccupare."

"Stai tranquilla, è una città pure abbastanza tranquilla. È carina, ma preferisco di gran lunga Roma. Comunque non mi trovo male, si sta bene." dissi, per poi sorseggiare un po' il tè. "Voi come state? Ci sono novità?"

"Nessuna novità amore, tutto come al solito." sospirò, per poi fare un sorriso forzato.

"Con papà va tutto bene o è successo qualcosa?" le chiesi, mentre lei annuiva, con davvero poca convinzione. "Dai mà, dimmi qualcosa."

"Che cosa ti dovrei dire? Papà sta sempre a lavoro, ci vediamo mezz'ora la mattina e la sera. Stessa cosa Bea, fa un salto per il weekend e resta per pranzo." disse, per poi posare la tazza sul tavolo in vetro. "Ma va tutto bene, anche io sto sempre a lavoro, dal mattino alla sera. Infatti di solito chiamiamo Soleil, non ho tempo per occuparmi della casa quando torno."

Odiare | PakyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora