30.

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"Non riesco a credere che vi siete lasciati di nuovo." ammisi, mentre Sara sbuffava e si asciugava le lacrime. "Mi dispiace da morire Sà, davvero."

"Abbiamo fatto male a riprovarci, è tornato tutto come prima." mormorò, per poi appoggiare la testa sulla mia spalla. "Sono stata stupida io, litigavamo sempre."

"Mi spiace, forse alla fine era meglio così. Se stavate sempre a litigare... funzionate meglio da amici. Dovete farvene una ragione e non riprovarci più." mormorai, accarezzandole i capelli con calma. "Io tra poco dovrei andare da Vincenzo, vuoi che disdico e resto un altro po' con te?"

"No figurati, vai." sorrise, per poi mettersi in piedi. "Stasera esco con Francesca ed il gruppo di Roberto, quindi non preoccuparti."

"Sì ma scrivimi, okay?" le chiesi, mentre lei annuiva.

"Stai tranquilla, è già la seconda volta che ci lasciamo!" esclamò, facendomi ridere. "Hai detto a Vincenzo del debito?"

"No, figurati." mormorai per poi riprendere tra le mani la vaschetta di gelato. "Non voglio che vengano a sapere che l'ho fatto io, non voglio prendermi il merito."

"Ma dai."

"Piuttosto devo andare, è ora." sbuffai, per poi prendere una cucchiaiata di gelato.

"Smettila, già hai mangiato come un porco a cena."

"Non riesco a smettere, è troppo buono." esclamai, per poi alzarmi in piedi. "Io esco, solo se mi assicuri che va tutto bene."

"Sto bene, è tutto okay." mormorò, per poi lasciarmi un bacio sulla guancia. "Mo vai da Vincenzo e salutalo da parte mia."

"Sì, mo vado." dissi, per poi mangiare un'ultima cucchiaiata di gelato. "Levamelo o lo finisco, ti prego." mormorai, per poi infilarmi le scarpe e prendere la borsa. "Ciao amore mio, per qualsiasi cosa chiama. Salutami anche Lisa e Franci."

"Ma torni a casa per la notte?" mi chiese, mentre aprivo la porta di casa.

"Patrizia dovrebbe tornare verso l'una passata e noi usciamo in quartiere, quindi no." ammisi, facendola ridere.

"Mi vuoi dire che tra mezz'ora starai scopando con lui perché Patrizia torna troppo presto?"

"Se tutto va bene sì." ridacchiai, per poi farle un cenno ad uscire di casa.

Una volta arrivata a Rozzano andai a salutare velocemente i ragazzi che stavano in piazza ed andai subito a casa da Vincenzo, che stava da solo.

"Ah ma mi stavi aspettando?" gli chiesi, visto che era seduto sul divano con addosso soltanto i boxer della Supreme neri.

"No, però vai bene anche tu." scherzò, mentre mi sfilavo il piumino nero della The North Face, posando la borsa sul tavolo.

"Quanto sei scemo, non ti crede nessuno." risi, per poi stendermi su di lui e baciarlo con passione. "Annalisa dov'è?" chiesi, mentre mi sbottonava i jeans.

"Dorme da mia cugina al piano di sotto. Siamo soli." mormorò, facendomi rotolare sul tappeto, mentre gli scoppiavo a ridere in faccia. "Ma hai bevuto il caffè?"

"Gelato."

"Ma è febbraio." esclamò, mentre io lo guardavo storto. "Okay scus ammò."

"Gli altri ci aspettano sotto." dissi, mentre lui mi sfilava i jeans e il maglioncino, lasciandomi qualche bacio sulla pancia.

"Possono aspettare un altro quarto d'ora." sbuffò, per poi guardarmi negli occhi e sfilarmi le mutande. "No?"

"Sì!" esclamai, quando infilò un dito dentro di me, per poi baciarmi il collo. "Vì, dai." ansimai, posando le mani sulle sue spalle.

Odiare | PakyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora