37.

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Con Vincenzo e gli altri passammo quasi tutto il tempo a dormire durante il viaggio, mentre Annalisa giocava con le sue cuginette e Patrizia parlava con le sorelle e le varie cognate.

Che famiglia numerosa.

La parte migliore fu quando andammo a casa degli zii, che come i ragazzi di Rozzano, si erano riuniti per un'occasione importante. Fui letteralmente travolta da una quantità incalcolabile di zie e parenti che si presentarono.

"Oh ma piacere!" esclamò la nonna del mio ragazzo, per poi baciarmi le guance. "Vincenzo ci avevi detto che era una bella guagliona, ma non pensavamo così tanto." disse, facendomi arrossire.

Dio, quanto sono imbarazzata.

"Grazie mille." sorrisi, mentre mi abbracciava.

"Certo che devi tenere tanta pazienza per riuscire a stargli dietro." commentò un'altra donna, che pizzicava le guance di Vincenzo, forse più in imbarazzo di me.

"Ho scoperto di averne tantissima." ammisi, facendole ridere entrambe.

Dopo aver passato un altro po' di tempo tutti insieme, ed aver conosciuto fin troppe persone, di cui non ricordavo neanche il nome, Vincenzo mi prese per mano e si avvicinò a sua madre.

"Vabbuò mo noi scendiamo con gli altri." disse, per poi baciarle la guancia. "Sei stata sotterrata dai miei parenti." mormorò, una volta fuori dalla casa dei suoi zii.

"Sono tutti carini, ma tanti."

"Vabbè piano piano li conoscerai per bene, ci vuole tempo." sorrise, mentre chiamava l'ascensore. "Mica pretendo che ti ricordi i nomi di tutti."

"Ah perché pensi che duriamo tanto?" scherzai, mentre lui sbiancava per lo stupore. "Io pensavo di lasciarti una volta su a Milano."

"Ma smettila, scema." ridacchiò, per poi appoggiarsi al muro. "Mica dirai sul serio, no?"

"Stavo a giocà eh!" risi, lasciandogli un bacio a stampo sulle labbra, per poi prendere l'ascensore. "Mo che facciamo?" gli chiesi, mentre uscivamo dal palazzo.

"Mo ti faccio conoscere il resto del gruppo." mormorò, posando un braccio sulle mie spalle, mentre andavamo verso una piazzetta piena di ragazzi. "Tanto ci stanno pure gli altri."

"Sì, e per fortuna." commentai, facendolo ridere.

Una volta arrivati mi toccò presentarmi ad una quantità enorme di ragazzi. Mi sedetti su una muretto tra Marco e Vincenzo, che già stavano parlando con i loro amici, mentre un paio di ragazzi, credo si chiamassero Jacopo e Luca, si avvicinarono.

"Che bello conoscerti." disse il primo, per poi accennare un sorriso, mentre Vincenzo lo guardava. "Sì insomma, perché sei la guagliona di Vincenzo."

"Sì, l'avevo capito." ridacchiai, mentre mi accendevo la mia nuova iQos.

"Di che anno sei?"

"Del duemila."

"E ce l'hai una sorella bella quanto te?" ridacchiò Luca, per poi appoggiarsi al suo motorino.

"Oh." lo richiamò Vincenzo, mentre i due annuivano ed alzavano le mani, in segno di resa.

"Sì, ma c'ha ventisei anni."

"Che peccato." esclamò Jacopo, mentre appoggiava un braccio sulle spalle del suo amico. "Come vi siete conosciuti?"

"Luigi mi ha versato addosso un cocktail e Vincenzo mi ha prestato la giacca. Ci stavamo entrambi sul cazzo e per questo mi ha chiesto di uscire."

Più racconto 'sta storia e più mi fa ridere. Che controsenso.

Odiare | PakyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora