28.

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Dopo esser tornati a Milano tutto andava bene. Alla fine, bastava solo non scendere a Roma e non rispondere ai messaggi.

Facile, no?

Quella sera Vincenzo avrebbe avuto una serata a Verona, quindi con Sara decidemmo di accompagnare i ragazzi visto che alla fine si parlava di una città abbastanza vicina. Andammo a cena tutti insieme e ci divertimmo molto.

Mentre aspettavamo che arrivasse il dessert Marco mi chiese di uscire un attimo per fumarci una sigaretta da soli, facendomi allarmare.

"Gio, sai che puoi dirmi tutto, vero?" mi chiese, prendendo l'accendino dalla tasca dei jeans.

"Certo, che succede?"

"È quello che volevo chiederti." mormorò, per poi guardarmi negli occhi. "Prima ho visto che ti è arrivato un messaggio da parte di Michele."

"Prima che pensi male, posso spiegarti!" esclamai, prendendo il cellulare in mano.

"Certo, tranquilla." disse accennando un sorriso.

"Ecco, lui mi scrive ma non rispondo. Fa così da un po' di settimane." mormorai, mostrandogli per bene le chat, mentre lui prendeva il telefono e controllava per bene. "Lo vedi che scrive 'non ignorarmi'?"

"Sì, lo vedo." annuì, per poi ridarmi il telefono.

"Mà, io non metto le corna a Vincenzo con Michele. Ceh per carità. Mi credi, vero?" gli chiesi, prendendogli le mani tra le mie.

Dimmi di sì.

"Certo che ti credo sorm. Lo so che non lo fai." sorrise, guardandomi negli occhi. "Che sollievo... ma perché non ce l'hai detto?"

"Sinceramente? Non voglio che faccia cazzate e non voglio che si arrabbi." ammisi, mentre lui storceva la bocca, per poi scuotere la testa.

"Gio..."

"Lo so che non potrò nasconderli per sempre, ma farà di sicuro delle cazzate se lo venisse a sapere." esclamai, per poi guardarlo negli occhi. "Lo sai anche tu che è impulsivo e che non ci vedrebbe più dalla rabbia."

"Perché non lo blocchi?"

"Papà è troppo pigro e ci chiama con il suo cellulare. Ha quest'abitudine da tanto, poi è l'unico contatto che ho con lui. Mi chiama per qualsiasi emergenza da anni." mormorai, per poi appoggiarmi al muro e prendere un gran respiro. "Mà ti giuro, mi dispiace. È una situazione del cazzo, non so come uscirci ed ora ci stai dentro pure te."

"Ce l'avresti dovuto dire, avremmo trovato una soluzione tutti insieme." mi rimproverò, per poi buttare la sigaretta per terra. "Gliene parliamo, no?"

"No, ora facciamo come se nulla fosse. Non voglio che facciate cose insensate e che vi mettiate nei guai."

"Giorgia." mormorò, guardandomi dritta negli occhi.

"So che ti sto chiedendo troppo perché è il tuo migliore amico e non è giusto che tu gli menta... ma non dirgli nulla." lo pregai, per poi prendergli le mani e guardarlo per bene. "Gliene parlerò io tra poco, devo solo trovare il modo giusto."

"Se lo scopre prima sarà incazzato a bestia." sbuffò, per poi scuotere la testa.

"Trovo un modo per calmarlo, ma non fate stronzate, vi supplico. Bocca cucita?"

"Va bene." annuì, per poi sospirare. "L'altra sera?" mi chiese, mentre io abbassavo lo sguardo, facendogli ben capire cosa fosse successo. "Gio."

"Che ti devo dì?!" esclamai, per poi sistemarmi i capelli, ben tirati in una coda alta. "S'accolla, era insopportabile." mormorai, mentre lui sbuffava.

Odiare | PakyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora