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"Oh mio Dio." mormorai, voltandomi verso Sara, quasi più stupita di me.

Vincenzo, come al solito scortato da Marco, Luigi e Fabio, era appoggiato alla sua macchina ed aveva una sigaretta mezza finita in bocca. In una mano aveva un enorme mazzo di rose ed una busta della Dior, mentre nell'altra teneva almeno venti palloncini rossi a forma di cuore.

Mi sembra di stare nel film 'La paranza dei bambini'.

"Sara cazzo faccio?" le chiesi, mentre lei tornava dentro e mi porgeva qualcosa da mettermi sulle spalle.

Sono nel panico. Non mi è mai capitato che qualcuno facesse una cosa del genere per me.

"Muoviti e scendiamo." mormorò, trascinandomi di sotto.

Quando fui fuori dal portone di casa Sara mi abbandonò ed andò da Luigi. Nel frattempo mi avvicinai un po' verso i ragazzi, mentre Vincenzo si metteva dritto e mi raggiunse.

Mi sento il cuore in gola.

Quando mi fu faccia a faccia fece un cenno d'intesa a Marco, e partì "Na Catena" di Geolier, una delle poche canzoni che mi emozionavano. Lo sapeva bene.

Non proferì parola, ascoltammo tutta la canzone guardandoci negli occhi. Non c'era il bisogno di parlare.

"E scus si mo nun s ver, to giur ca chell che prov è fort assaij e to giur chè o ver." canticchiò all'ultimo, per poi porgermi il mazzo di rose rosse, che presi tra le braccia. "Oggi non ho fumato nulla solo per organizzarti questa sorpresa." mormorò, cercando di dire qualcosa per spezzare la tensione.

"Addirittura? E non te ne penti?" gli chiesi, mentre lo guardavo negli occhi, ben aperti e attenti.

"Non mi pento di nulla di ciò che ho fatto per te." ammise, accennando un sorriso. "So che non ti piace questo tipo di roba e 'ste sorprese, però mi sembrava il minimo..."

"È tutto molto bello."

"Questo è un pensiero che ti ho preso oggi pomeriggio." disse, porgendomi una busta regalo della Dior.

È troppo.

"Vincè, non la voglio. Non spendere soldi per me, me la posso permettere da sola." mormorai, accennando un sorriso sbilenco.

"Quello lo so, ma era da un po' che volevo regalarti qualcosa." mormorò, abbassando lo sguardo.

Incredibile come cambia atteggiamento, quando sa di stare nel torto.

"Poi non ho problemi di soldi, non mi costa nulla. Non più."

"Grazie." dissi, facendolo sorridere. "Tu sei pazzo." commentai, guardando l'enorme quantità di palloncini che teneva stretti in un pugno.

"Sì, 'e te." mormorò, passandomene uno, per poi farli volare tutti in aria.

Che spettacolo.

"Questo decidi tu se lasciarlo o meno."

Capii che valore aveva dato a quel palloncino. Voleva sapere quale fosse la mia decisione. Lasciare il palloncino e lasciarlo volare assieme ai suoi, era ciò che voleva. E fu ciò che feci, facendolo sorridere. Era un gesto ben studiato.

"Non potevo lasciarlo solo." ammisi, per poi stringerlo con forza.

Posai la guancia sulla sua spalla, respirando solo ed unicamente il suo profumo. Lui mi strinse la vita con entrambe le mani, non c'era neanche più il minimo spazio tra di noi. Portai l'unica mano libera sulla sua nuca, accarezzandogli i capelli.

"Non tieni freddo?" mi chiese, stringendomi sempre più forte. In fondo, stavo in pantaloncini ed avevo addosso la pelliccia e le infradito.

"Mo no." dissi, visto che Vincenzo emanava sempre una quantità di calore impressionante, ma soprattutto perché eravamo così vicini che era impossibile sentire freddo. 

Odiare | PakyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora