Costretto A Letto

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Ore 20:15
Pov Lele
Dopo l'imbarazzante episodio del medico, ho salutato Tanc e sono tornato a casa.
I brividi non mi hanno abbandonato un attimo da quando sono in macchina. Continuano a salire e scendere dalla mia schiena come formiche e peggio è per il mio cuore che rischia di esplodere se non diminuisce la potenza dei battiti. Continuo a ripensare al suo respiro caldo sul mio mento, i suoi occhi fissi sulle mie labbra, la sua mano che sfiora la mia...allora è vero ciò che diceva Diego. Io sono attratto da Tancredi. Cazzo se ne sono attratto.
Arrivati a casa, ordiniamo una pizza e ci mettiamo a parlare aspettandone l'arrivo.
"Il medico ha detto che fra qualche giorno uscirà" Guardo Gian che mi sorride dopo la confessione che aspettavo da quasi dieci giorni e ricambio il sorriso.
"Dobbiamo fargli una festa" Consiglia Diego, io e Gian ci scambiamo uno sguardo di intesa e annuiamo pensando che sia un'ottima idea e sorridiamo al nostro amico.
"Nulla di pazzesco, invitiamo Young, Vale, Monte, Sespo..." Smetto di ascoltarlo quando il campanello suona e vado a prendere il portafogli per poi scendere a prendere la cena. Prendo i cartoni della pizza e porgo i soldi. Sono quasi arrivato quando sento Diego e Gian litigare e per quel poco che capisco, stanno parlando di alcol. Diego non beve molto, Gian il contrario,percio molto probabilmente quest'ultimo ha fatto una lunghissima lista di alcolici di cui usufruire alla festa e lui l'ha categoricamente abolita.
Entro in casa e subito Gian mi viene incontro come un bambino quando gli rubano un giocattolo.
"Le digli qualcosa, non vuole alcolici" Come non detto, mi fa il broncio e io sorrido andando in salotto a portare le pizze.
"Ho detto che non voglio alcolici pesanti, non che non me voglio" Risponde Diego entrando in cucina con i bicchieri e la bottiglia di Coca-Cola.
"Ma una vodka non guasta mai" Gian lo guarda con aria di sfida e io trattengo una risata quando Diego ricambia lo sguardo.
Ormai sono abituato ai loro battibecchi riguardo alle feste. Ci sono quelli per l'alcol, quelli perché ci rubiamo i vestiti, quelli del chi non potrà bere perché guiderà, insomma, soliti litigi da coinquilini ventenni.
Decido di intervenire prima che finisca con una rissa e mi mette in mezzo a loro.
"Ma se invece che una festa non organizzassimo una cenetta leggera così da non fargli prendere subito un trauma?" Si guardano, Gian sbuffa e annuisce, seguito da Diego.
Dopo aver mangiato, ci guardiamo un film e andiamo a letto.

Ore 13:45
Pov Lele
Lo squillo del telefono mi rimbomba nel cervello facendomi aprire gli occhi. Tanc. Come mai mi chiama?
"Hey è successo qualcosa?" Domando dopo aver premuto il pulsante per accettare la chiamata. Sospira.
"No solo..." Si ferma e non capisco cosa gli prenda.
"Bro?" Lo chiamo pensando sia caduta la linea, sento il suo respiro nel microfono spezzarsi un po' che capisco che sta piangendo.
"Hey che succede?" Sospira nuovamente.
"Puoi venire qui?" Chiede con la voce che gli trema.
"Certo, dammi tempo di farmi una doccia e sono da te, ok?" Sfuma un lieve 'si' e riattacca.
Prendo l'occorrente per la doccia e vado in bagno entrando nel box.
L'acqua calda mi scivola sulla pelle, delle gocce fanno a gara sul vetro e io le resto a fissare per un breve lasso di tempo, cercando di trovare un perché alle lacrime di Tanc. Ma la mia missione fallisce miseramente. Non capisco cosa possa essere successo. Che il medico abbia tirato fuori qualcosa dalle visite di controllo che ha subito Tanc stamattina? Non può essere altro se non questo, e se fosse così, cosa dovremmo affrontare ancora?

Ore 14:30
Pov Tanc
La porta si apre rivelando l'infermiera pronta a cambiarmi la flebo come tutti i pomeriggi, mi guarda e sorride non ricevendo una risposta. Mi mette la mano sul braccio e io lo tolgo bruscamente. Mi hanno illuso tutti. Lei comprende e se ne va dopo avermi inserito la nuova cannula. Dopo la sua uscita entra Lele. Bello come il sole. Occhiali da sole usati per tirare indietro i capelli, felpa della Nike e i jeans neri. Entra e mi sorride dolcemente,sedendosi sul letto.
"Come stai?" Abbasso lo sguardo. Devo dirglielo? Si, devo dirglielo.
"Ho parlato con il medico dopo la radiografia alla cassa toracica. Doveva vedere la ferita qui, se si erano schiacciate delle ossa." Annuisce e mi incita a continuare facendo gesto con la mano.
"Bhe mi ha detto che una costola potrebbe perforarmi il polmone" Spalanca gli occhi e si alza andando verso la finestra. La stanza resta in doloroso silenzio per circa 20 secondi quando lo sento respirare forte e io comincio a sentire puzza di attacco di panico.
"Lele guardami" Se potessi alzarmi sarebbe più facile, invece sono costretto e letto, a vederlo distruggersi i palmi delle mani strette in pugno.
Si gira sospirando con gli occhi chiusi.
"E perché non ci hanno pensato prima?" Alzo le spalle.
"Hanno detto che avevano paura mi venisse un'eventuale trauma e la situazione durante la prima radiografia di quando sono arrivato non era così critica, avevano visto la costola un po' piegata, ma è peggiorato." Annuisce, si avvicina e mi bacia dolcemente la fronte.
"Scusa" Sussurra con le sue labbra fra i miei capelli per poi andarsene. Lo capisco, non fa male come dovrebbe. So che sarebbe più carino se restasse con me, ma ultimamente ne stanno succedendo talmente tante che è giusto se si prenda un po' di tempo. Nonostante una settimana non ci siamo visti so che la sua priorità sono sempre stato io. Gian e Diego mi dicevano sempre che quando tornavano la prima cosa che faceva era chiedere se stessi bene, neanche se mi ricordassi di lui, no. La sua preoccupazione era che io stessi bene. Non che lo sia anche ora sia chiaro, ma credo che quello a dover star bene non debba essere solo io.

Spazio autrice❣️
Perdonatemi se non scrivo gli altri due, ma ho avuto il blocco dello scrittore stasera, perciò ecco qui, non è il massimo, ma domani vi stupirò.

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