Sono Solo Lele

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Ore 15:20
Pov Lele
Il dolore della notte trascorsa mi tiene ancorato al letto e non posso fare a meno di pensare che sia tutta colpa mia ciò che è successo. Diego e Gian cercano di dirmi che non è così, ma insomma, riguardando la cronologia degli eventi è palese che la colpa sia mia.
Sono già quattro volte che mi vengono a chiamare dicendomi che bisogna andare in ospedale a trovarlo ma non ce la faccio, è troppo presto e per di più non ho ancora chiuso occhio. Sono rimasto tutto il tempo a girarmi e rigirarmi nel letto sperando di mettere a tacere i miei pensieri angoscianti, ma hanno avuto la meglio sul mio sistema nervoso.
Alla sesta richiesta, decido di alzarmi con la frustrazione che mi mangia ogni cellula corporea. Entro nella cabina armadio e prendo l'occorrente per farmi una doccia. Vado in bagno e appena entro il ricordo di ieri notte mi fa quasi cadere, mi gira la testa a pensare ai brividi che mi strisciavano sul corpo. Mi giro verso il lavandino e mi aggrappo al mobile sul muro ripensando a lui nudo, li davanti. Mi sporgo verso la doccia per aprire il getto dell'acqua e per poco non ci scivolo dentro pensando a lui, con l'acqua che gli gocciola dai capelli, che gli scivola sul petto, che gli passa sui tatuaggi, che gli ridisegna perfettamente le labbra. Un brivido mi percorre la schiena e metto un po' di musica per distrarmi. Mi posiziono davanti allo specchio e mi tolgo la maglia. Poggio le mani sul lavandino perché la musica non è d'aiuto, visti i suoi vestiti dietro di me. Guardo il mio riflesso, e mi volto verso la doccia, da cui ormai esce una nube di vapore che si condensa in tutta la stanza. Prendo una maglia di Tanc e me la metto sotto al naso. Mi inondo le narici con il suo profumo, che non mi ero accorto fosse così buono. Penso a quanto stia diventando patetico e la butto in terra, per poi finire di spogliarmi e entrare in doccia.
Finito di vestirmi, apro la finestra e esco trovandomi davanti Diego che sorride.
"Tutto bene?" Annuisco e lo sorpasso dirigendomi in cucina e cominciando a preparare il caffè. Due esili braccia mi circondano la vita.
"Come va?" Annuisco anche a Gian che rimane nella stessa posizione. Non sono in vena di coccole.
"Sto preparando il caffè" Resta zitto per qualche secondo per poi staccarsi lentamente, ci è rimasto male e lo capisco. Io ho sempre voglia di coccole. Ma non oggi.

Ore 16:30
Pov Lele
Siamo appena entrati nella stanza di Tanc e mi sento male, vorrei vomitare, ma non ci riuscirei. Mi limito a sedermi e a giocherellare con il piercing alla lingua per cercare di calmare le mie emozioni che cercano di fare a gara su chi debba avere la meglio. Ma vince l'angoscia quando vedo Diego e Gian ridere con Tanc come se non fosse cambiato nulla.
Mi alzo e esco. Mi siedo su una panchina nel parcheggio e chiedo a un signore che passa se mi offre una sigaretta.
Non fumo, ma ho un bisogno assurdo di qualcosa, che non so spiegare, né calmare, perciò proverò a rilassarmi così.
Sto male, male da morire. Odio il fumo per questo, il mal di petto che ti lascia, il giramento di testa e quel senso di vuoto che ti fa rimanere senza fiato. Mi alzo e comincio a camminare ma risulto un giovane ubriaco dentro un parcheggio d'ospedale, il che non passerebbe di certo inosservato, così, controvoglia mi siedo. Non so esattamente perché sto ancora qui, insomma, cosa centro? Dovevo cercare di fargli ricordare, ma se il suo cervello ha voluto dimenticarmi cosa posso fare? Niente se non accettarlo. L'ansia di una possibile ricaduta emotiva si impossessa di me quando sorrido inconsapevolmente guardando un sasso, neanche poi così affascinante. Scuoto la testa e mi alzo pensando che sia ora di andare a casa. Devo prendere le mie pillole tranquillanti o potrei seriamente avere crolli emotivi, più di quanti ne avrei in una situazione normale, ed è già abbastanza difficile. Le prendo da quando sono piccolo, da quando ho avuto la mia prima allucinazione durante un black out. È stato come un campanello d'allarme. Da lì ho scoperto di soffrire di schizofrenia paranoide che mi porta ad avere allucinazioni, appunto, e deliri sostanzialmente. Ormai sono quasi dieci anni che ci convivo e mi ci sono abituato, ma i miei amici no, non ancora, viviamo insieme da poco meno di sei mesi e non sono ancora pratici visibilmente a vedermi in quelle condizioni, ogni volta sono presi alla sprovvista e non sanno come calmarmi, nessuno. A parte Tanc. Basta che lui mi prenda la mano e io mi tranquillizzo, comincio a rivedere tutto con nitidezza e i miei demoni interiori volano via, come i dissennatori di harry Potter con expecto patronum, uguale. Ma lui non ha una bacchetta, una cicatrice, ne tanto meno parla con i serpenti. Lui ha gli occhi verdi e un cuore grande, la sua magia è esistere per me. Basta che lui sia con me, e io potrei scalare l'everest senza una gamba. Basta che lui sia con me e io potrei nuotare assieme agli squali bianchi dopo essere stato ferito. Basta che lui sia con me e io potrei anche rischiare di perderlo amandolo. Ma lui non è con me, lui non mi conosce ora, io non sono niente. Solo una vaga ship per le fan, ma per il resto sono Lele, il ragazzo che ha sbagliato stanza. Il ragazzo che esce con i suoi amici. Non sono più il ragazzo che gli sfiora il braccio e lo fa rabbrividire. Non sono più il ragazzo che si presenta con solo un asciugamano facendo finta di niente solo per vedere la sua reazione. Non sono più il ragazzo che gli tira il laccio dell'accappatoio per vederlo nudo. Sono solo Lele, e per ora, va bene così.

Spazio autrice❣️
Capitolo Lele, che ne pensate?
Record 1008 parole.

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