-37- IL PROSSIMO PASSO

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Izuku ascoltò la triste storia del passato di Kaizaki, cercò di trattenere le lacrime, non voleva rattristare più del dovuto il suo amico, ma non riusciva a non pensare che entrambi avevano avuto un passato turbolento con la propria sorella, lui non era a conoscenza della sua esistenza e il corvino invece l'aveva persa di punto in bianco.

Il cespuglietto guardò con occhi grandi e del color del prato il corvino chino accanto a lui. Entrambi avevano sincronizzato il respiro e in quella stanza non volava più una mosca da quando Kaizaki aveva smesso di parlare.

Sollevò la mano e gliela poggiò sulla spalla stringendola appena, fece voltare piano Kaizaki verso di lui e lasciò che l'amico si specchiasse nei suoi due smeraldi.

"Kai..."

"non c'è bisogno che tu dica nulla, so che sei triste per me e non hai parole abbastanza confortevoli da dire" si portò un dito alla fronte e sorrise tristemente "vedi non posso farne a meno"

I due ragazzi non distolsero i propri sguardi, si stavano aggrappando l'uno al dolore dell'altro in quelle quattro mura silenziose

"è per questo che ti comporti in questo modo con Hisame?" chiese Izuku tenendo la voce bassa

"in che modo?"

"come un vero fratello"

"vedi se mia sorella non si fosse uc..." le parole gli si strozzarono in gola, riprese aria rumorosamente e ricominciò a parlare "se mia sorella fosse ancora qui avrebbe l'età di Hisame e vederla così bisognosa di qualcuno mi ha spaventato, ho temuto che potesse commettere lo stesso gesto. Appena l'ho conosciuta ho capito quanto fosse speciale e senza che lei me lo dicesse sapevo che era alla ricerca di un fratello perduto. Sono diventato quel fratello finché ho potuto ma poi ..."

"hai trovato me"

"sì, lei non aveva bisogno di un surrogato, lei voleva te e così da bravo fratello maggiore ho cercato ciò che era meglio per lei"

"grazie"

"non mi devi ringraziare, l'ho fatto per lei"

"non ti sto ringraziando per avermi cercato, ma per esser stato il fratello di cui aveva bisogno"

Il silenzio ricominciò a regnare in quelle quattro mura e Izuku riuscì quasi a dimenticarsi per quale motivo si sentisse così giù prima dell'arrivo di Kaizaki. Incrociò le mani davanti al grembo e chiuse gli occhi, sentì un leggero soffio d'aria accarezzargli le palpebre e, quando riaprì i due smeraldi, si alzò di scatto.

"Qual è il prossimo passo?"

Kaizaki lo seguì nei movimenti e si mise in piedi al suo fianco

"che intendi?"

"i super cattivi non hanno un piano?"

"sì, ma non volevamo coinvolgerti"

"sono un villain a tutti gli effetti ormai, ditemi il piano e io cercherò di contribuire"

Kaizaki gli fece segno di seguirlo fuori della stanza e così scesero in cucina dove il gruppo di ragazzi era già riunito intorno al tavolo con una cartina della città aperta al centro.

"bene ragazzi vedo che siete già all'opera. Oggi si aggiunge anche il nostro amico Izuku al piano"

Si guadagnò degli sguardi perplessi dei compagni, ma nessuno ebbe obiezioni da fare.

Passarono un paio di ore ad organizzarsi, il loro scopo era quello di scoprire quanto gli hero sapessero della loro organizzazione. Si divisero in gruppi e si organizzarono su come muoversi, con chi parlare, chi intercettare e da chi farsi aiutare degli altri gruppi di villain.

Izuku, Kaizaki, Yuuta e Hisame formarono un team, decisero di indagare sulla scuola superiore che aveva accolto due di loro, la UA. Pianificarono di muoversi appena la luce fosse calata e di intrufolarsi nell'edificio per cercare documenti con informazioni sugli esperimenti svolti molti anni prima.

Si prepararono, si coprirono tutti con delle felpe larghe con i cappucci, in modo tale da celare il più possibile la propria identità, ma senza dare troppo nell'occhio. Uscirono che in cielo si intravedeva ancora il sole arancione del tramonto e si incamminarono verso il liceo.

"Come mai oggi si è aggiunto anche Izuku?" Yuuta fece qualche passo per raggiungere l'amico dai capelli color inchiostro, lo guardò di sfuggita e non ebbe bisogno di chiedere nulla per capire che non stava bene

"Perché da oggi è ufficialmente un villain, è stato disconosciuto dal suo amico di infanzia e credo sia il momento giusto per includerlo nei piani"

Yuuta annuì portandosi le mani nella tasca grande della felpa, le strinse a pugno al pensiero che avrebbe avuto un altro amico in prima linea, sentì le unghie conficcarsi nella pelle morbida dei palmi e, appena percepì l'umido del rivolo di sangue che si stava facendo strada dai piccoli tagli, allentò la stretta.

Questa volta fu Kaizaki a guardalo di sfuggita, lo conosceva fin troppo bene e, anche senza leggergli la mente, sapeva quando qualcosa lo turbava. Allungò la mano e la infilò nella tasca della felpa dell'amico, gli strinse una mano incrociando le sue dita con quelle di Yuuta, sentì la pelle fredda a contatto con la sua e quando la riportò fuori osservò il proprio palmo leggermente macchiato di rosso.

"Sapevo che ti eri ferito da solo. Ti stai preoccupando troppo Yu. Izuku non sarà in pericolo, lui non sparirà"

Il ragazzo dai capelli candidi si girò a guardare il corvino, gli occhi nero pece incontrarono quelli color ambra dell'altro, nessuno dei due sorrise, nessuno dei due sembrava dell'umore, ma Yuuta sapeva come comunicare con Kaizaki in quei momenti.

"ho paura che possa essere tu quello che scompare a fine giornata"

Con quel pensiero riuscì a strappare un debole sorriso al corvino che scosse la testa

"non ho intenzione di andare da nessuna parte"

Davanti a loro apparve il vasto edificio tanto familiare a Izuku e Yuuta; entrambi guardarono con nostalgia le alte mura e le finestre di quel luogo che per loro era stato una seconda casa, si voltarono contemporaneamente l'uno verso l'altro e annuirono come per far sapere all'amico che stavano provando la stessa triste nostalgia.

"Bene siamo arrivati" Kaizaki batté due volte le mani e attirò l'attenzione di tutti

"lo so che per alcuni di noi questo luogo è sacro e che non vorrebbero mai entrarvi di nascosto e creare problemi..." il corvino guardò prima Yuuta e poi Midoriya "...ma questa è la nostra missione e se vogliamo scoprire cosa si cela dietro questo luogo, dobbiamo per forza entrarvi da nemici" abbassò lo sguardo per paura che qualcuno intravedesse l'ansia che lo stava avvolgendo "cerchiamo di rimanere uniti e di uscirne illesi. Non sappiamo chi fa la guardia e chi ci ritroveremo a dover combattere, ma siate pronti a tutto" alzò gli occhi prendendo una boccata d'aria fresca "e cerchiamo di tornare a casa, famiglia" concluse stendendo il braccio davanti a sé e chiudendo la mano a pugno, gli altri tre gli sorrisero e fecero lo stesso gesto unendo i propri pugni a quello del loro amico. 

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