-43- DEVASTAZIONE DI UNA MEMORIA

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Lo scontro terminò all'alba, gli studenti della UA si intromisero in qualche piccolo combattimento, ma poi Kaizaki li cacciò via prima che si facessero del male.

Il giardino della casa era devastato, del prato verde e morbido non c'era più nemmeno l'ombra, i cespugli potati con cura erano stati distrutti e gli alberi sradicati. Tsukasa guardava disperato ogni pianta che aveva curato con attenzione negli anni, andava in giro a ripiantare quei pochi fiori che erano sopravvissuti e piangeva per ogni albero che si trovava sdraiato a terra.

Haruto seguì silenziosamente il fioraio della famiglia, cercando di aiutarlo in qualche modo e nel frattempo controllava le ferite dei ragazzi.

Ognuno si dava da fare per rimettere in piedi quella famiglia sconclusionata e nessuno poneva domande scomode, come su chi avesse scoperto del loro nascondiglio o sul perché avessero mandato un gruppo di studenti a combatterli.

Yuuta stava seduto in mezzo a quello che una volta era un prato verde, stava con le gambe incrociate e la testa tra le mani. Gli tornò in mente cosa fosse accaduto appena prima dello scontro, ripensò a chi avevano incontrato nella stanza buia sotto il liceo.

Alzò la testa quando sentì qualcuno sedersi accanto a lui, guardò gli occhi color ambra dell'altro e sospirò piano

-ne vuoi parlare?-

"no tranquillo, devo rifletterci prima."

-l'hai chiamato papà-

"sì l'ho fatto."

Yuuta guardò con compassione l'amico. Aveva visto negli anni Kaizaki sorridere in qualsiasi situazione, aveva imparato da lui ad affrontare la vita nel migliore dei modi e sempre grazie a lui aveva trovato una nuova famiglia nella quale stare e per la quale combattere.

Aveva scoperto quanto fosse facile parlare con Kaizaki tramite i pensieri e sapeva che il corvino apprezzava quel suo modo di fare. Non erano fratelli di sangue, né tanto meno amici di infanzia, ma si conoscevano abbastanza bene da poter intuire quando uno aveva bisogno di tempo, quando uno provava nostalgia o paura e quando uno aveva bisogno dell'altro.

Yuuta sollevò il viso, il sole stava iniziando a riscaldare l'ambiente, l'aria era fresca ed espandeva i polmoni ad ogni respiro. Si poggiò indietro sulle mani e chiuse gli occhi.

-non posso perdere un altro fratello-

"non mi perderai" Kaizaki poggiò la propria mano su quella di Yuuta e gliela strinse una volta, prima di alzarsi e andare dentro la casa.

L'interno dell'edificio era distrutto come il giardino. Alcuni degli uomini erano riusciti ad entrare e avevano mandato per aria tutto ciò che c'era.

Kaizaki varcò l'uscio superando la porta scardinata, arrivò al salone dove i tre divani, di solito ben messi con i cuscini gonfi sopra, erano capovolti con la stoffa strappata e tutta l'imbottitura fuori. Si girò verso il tavolo grande che aveva accolto migliaia di pranzi e cene, era a terra diviso in due e mostrava le scritte che negli anni avevano inciso sotto l'asse di legno.

Si avvicinò al tavolo e passò il dito sui graffi che avevano con cura inciso con dei coltelli da cucina. Ogni nuovo membro scriveva il proprio nome sul sotto del tavolo con la data di arrivo e quando uno di loro moriva veniva segnata la data della dipartita.

Accarezzò malinconicamente quei nomi, si soffermò sul proprio, era accanto a quello di Yuuta ed entrambi riportavano una singola data, continuò a far scorrere il dito sul legno ruvido stando attento ad eventuali schegge e arrivò ad un terzo nome, Gareki, era stato inciso con cura, Kaizaki lo coprì con il palmo e premette facendo aderire la pelle morbida a quei tagli ruvidi, chiuse gli occhi lasciando cadere una lacrima solitaria, quando sentì la goccia salata lasciare la guancia per cadere a terra spostò appena la mano lasciando intravedere le due date sotto il nome.

Salì al piano di sopra, dove le loro stanze si presentavano una dietro l'altra. Le porte erano state scardinate quasi tutte e all'interno i letti e le scrivanie sembravano quelli di una discarica.

Entrò nella propria camera da letto, a terra c'era la porta in legno chiaro con ancora scritto il suo nome, si era rovinato negli anni, ma era sempre stato ben leggibile. Si fermò guardando i cuscini strappati e il piumino dalla fantasia a quadri aperto sul pavimento. Si girò e vide la scrivania poggiata contro il muro, la lampada, che di solito usava per scrivere di notte, era a terra con intorno i vetri rotti. Fece un altro movimento circolare per controllare la libreria su cui teneva con cura i propri manga, nemmeno uno scaffale era rimasto attaccato come si deve e tutti i piccoli libri con illustrazioni in bianco e nero erano sparsi sul parquet, alcuni bruciati e altri strappati.

Si inginocchiò in mezzo a quella confusione con espressione apatica, allungò le braccia e cominciò a riordinare i piccoli manga a cui era affezionato, li mise tutti impilati cercando di rimetterli in sesto come poteva, ma ormai erano illeggibili. Dopo aver radunato al meglio i libri, si concentrò sul resto della stanza.

Ormai avevano distrutto quel luogo che loro chiamavano casa e vederla in quelle condizioni, dopo gli sforzi che ognuno di loro aveva fatto per renderla il più accogliente possibile, gli stringeva il cuore in una morsa.

Qualcuno bussò piano contro lo stipite della porta, il corvino alzò la testa senza voltarsi e rimase in ascolto

"Kaizaki giù c'è qualcuno che ti cerca"

"chi?"

"dice di essere tuo padre" 

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