-45- ANCORA UN ABBRACCIO

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­­­Kaizaki scese le scale facendo attenzione agli scalini rotti, arrivò all'ingresso e vi ritrovò in piedi, davanti a dove una volta c'era la porta, il padre.

L'uomo dal ciuffo color inchiostro con striature argentee continuava a fare movimenti con le dita, intrecciandole e sfregandosele; quando vide il figlio arrivare alzò lo sguardo e puntò i suoi grandi occhi color ambra in quelli del ragazzo.

"Kai figlio mio come stai?"

"non lo chiedere, non fingerti il padre premuroso di una volta"

"Ma Kai sei tu che te ne sei andato di casa"

"ma tu non mi hai cercato"

"era pericoloso per te stare con me"

"perché? Perché mai per un figlio dovrebbe essere pericoloso stare con il proprio padre?"

L'uomo respirò lentamente, provò a fare un passo verso il figlio, ma questo si allontanò senza lasciare che le distanze si accorciassero

"avevo paura che mi obbligassero a usarti"

"in che senso? Perché eri in quel laboratorio ieri sera? Perché cerchi ragazzi adatti agli esperimenti?" Kaizaki guardava in modo rude il padre; lo aveva perso di vista da quando la sorella si era tolta la vita, ma mai avrebbe pensato che lo avrebbe ritrovato in un luogo del genere

"io lavoro a quell'esperimento da quando sei nato, volevano usarti come cavia, ma io non ho voluto e così mi hanno minacciato, mi hanno costretto a lavorare per loro altrimenti avrebbero preso te e tua sorella. Mi sono trovato a fare cose orribili su altri bambini pur di non farle accadere a voi"

Kaizaki non distolse lo sguardo da quell'uomo sciupato e sconsolato

"hai continuato a lavorare per loro anche dopo che me ne sono andato"

"sapevano dove trovarti, sei un candidato e non perdono mai di vista i propri candidati"

"avresti potuto proteggermi in altri modi"

"no, non avrei potuto. Sono fragile, non so combattere e il mio quirk è debole, non so usarlo come fai tu. Non avrei avuto altro modo per proteggervi"

"ma in questo modo ti sei sacrificato te, hai perso la tua umanità e la tua sanità mentale"

"si fa questo e altro per i propri figli" provò a fare un altro passo verso il ragazzo corvino, il quale questa volta non si mosse

"papà l'ultimo pensiero di..."

"shh, non c'è bisogno che rivivi quell'esperienza"

"ma lei..."

"Kai avrei voluto dirle addio come si deve, avrei voluto abbracciare un ultima volta il suo corpo da caldo, avrei voluto stringerle le mani esili e asciugarle ancora una volta le lacrime, ma purtroppo non posso e sapere quale è stato il suo ultimo pensiero potrebbe farmi stare ancora più male"

"avrei voluto salvarla papà"

"lo so" finalmente l'uomo riuscì a raggiungere il figlio e a stringerlo a sé. Sentì il cuore del ragazzo rispondere a quel gesto improvviso, i capelli erano morbidi al tatto e le braccia ricambiavano la stretta. Respiravano in modo asincrono, entrambi piangevano e tenevano gli occhi chiusi. Kaizaki affondò il viso nella maglietta del padre e si riempì di quel profumo che gli ricordava l'infanzia, si lasciò sfuggire un lieve verso di dolore causando al padre l'impulso di stringerlo ancora più forte.

Quell'abbraccio durò lunghi minuti e nessuno dei due voleva essere il primo a staccarsi da quel caldo riparo.

-finalmente l'hai ritrovato-

Kaizaki aprì gli occhi per incontrare quelli di Yuuta, annuì contro la spalla del padre e vide l'amico girarsi e andarsene. Il corvino inspirò un'ultima volta l'odore del padre prima di staccarsi da lui. Posò i propri occhi color del miele in quelli caldi del padre e sorrise debolmente.

"Papà ti porto a conoscere la mia nuova famiglia"

Lo prese per mano e lo portò fuori, pensò di incontrare Yuuta, ma così non fu, venne distratto per un istante da un ciuffo biondo che si dirigeva sul retro della casa, ma il tempo sbattere le palpebre ed era sparito.

Continuò a camminare trascinandosi il padre fino allo sgabuzzino, quando entrarono ci misero qualche istante per abituarsi a quel luogo così buio.

L'uomo si strofinò gli occhi cercando di far sparire l'immagine del sole dietro le palpebre, si guardò intorno curioso, a terra erano stati messi dei futon con vari ragazzi sdraiati a riprendere le forze, ma il suo sguardo cadde su un giovane in particolare, lo avrebbe riconosciuto ovunque, quei capelli di quel colore così caratteristico non li poteva dimenticare, si avvicinò e si inginocchiò continuando a fissare il ragazzo sdraiato nel futon.

"Lui, lui è uno degli esperimenti" disse indicando il giovane ancora con gli occhi chiusi.

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