-52- LUOGO SACRO

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Kaizaki seguì Yuuta fuori dello sgabuzzino. Entrarono in casa ed entrambi guardarono di sfuggita il tavolo rotto a terra, lo superarono e si diressero alle scale.

Percorsero lentamente il corridoio e si fermarono entrambi davanti alla stessa porta, era ancora intatta e sembrava ancora chiusa a chiave.

Entrambi inconsciamente portarono le mani su quello che una volta era il nome dipinto e quando si resero conto del gesto, staccarono di scatto i palmi dal legno chiaro e tornarono a guardare la maniglia di metallo.

Quella stanza non era stata più aperta dal giorno in cui il proprietario era morto e aprirla in quel momento sembrava ad entrambi un sacrilegio, ma Yuuta aveva bisogno di accertarsi che nulla fosse stato toccato.

Il candido portò la mano alla fredda maniglia, fece scattare una volta la serratura e spinse delicatamente con la mano.

La stanza era buia, la serranda abbassata non faceva penetrare nemmeno un raggio di sole, Kaizaki allungò la mano e spinse l'interruttore, la luce artificiale inondò la stanza ed entrambi i ragazzi si sentirono mancare.

Era la stessa identica di sempre, nulla era stato spostato. Il letto era disfatto, sulla scrivania c'era il quaderno su cui Gareki scriveva con cura le missioni da loro svolte, con accanto ancora la penna aperta e sulle mensole i libri consumati dalle dita morbide del ragazzo che li aveva letti diverse volte durante la sua permanenza lì.

Yuuta fece un passo verso l'interno di quelle quattro mura impregnate di nostalgia e sofferenza. La polvere si era poggiata delicatamente e nel tempo aveva ricoperto ogni angolo di quella camera, senza risparmiare nulla.

I bordi delle foto attaccate al muro si erano ingialliti, ma ancora sfoggiavano il trio felice; qualcuna con il tempo aveva consumato la colla e si era staccata scivolando sul letto.

Kaizaki non ebbe il coraggio di muoversi dall'uscio, osservò l'amico candido perdersi nei ricordi e ebbe paura di ciò che sarebbe potuto accadergli se anche lui si fosse fatto avvolgere da quell'atmosfera lasciata dal grigio amico.

Il corvino aspettò qualche istante, lasciando che il candido potesse dare sfogo alle proprie emozioni, vide le lacrime dell'amico solcare le guance e represse l'istinto di andare ad asciugarle con la manica della felpa. Rimase distante lasciando a Yuuta il tempo di riprendersi.

Qualche minuto più tardi il candido alzò la testa e vide l'amico dagli occhi ambrati riflesso nel vetro della finestra, aspettò che quest'ultimo ricambiasse lo sguardo, Kaizaki ci mise meno di un secondo ad accorgersi che Yuuta lo stava osservando indirettamente.

"voglio chiederti un favore. Dovresti riportare qui una persona per me" la voce delicata del corvino raggiunse con difficoltà il candido, che si girò piano e posò gli occhi color carbone in quelli miele dell'altro.

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