-65- L'ULTIMO TASSELLO DEL PUZZLE

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Kaizaki l'aveva perso di vista, aveva corso senza sosta, ma non lo aveva raggiunto. L'aveva perso di nuovo, non ci poteva credere, se l'era lasciato sfuggire tra le dita.

L'avrebbe voluto tenere al proprio fianco, non avrebbe mai permesso che si allontanasse di nuovo, ma in quell'istante se n'era andato, di nuovo e lui non sapeva che direzione prendere.

Dietro le sue spalle finalmente sentì un rumore di passi, si girò sorridendo, l'aveva trovato in quel fitto bosco.

Il sorriso svanì nel momento in cui non vide il suo migliore amico di fronte a lui, ma qualcuno che era sicuro aver già visto da qualche parte.

Era piccolo di statura, basso e non molto snello. Aveva due orecchie grandi e la carnagione non era visibile in quanto era ricoperta da un folto pelo bianco. Quello che aveva di fronte era un topo, Kaizaki ne era certo.

"l'abbiamo perso di vista. Peccato" disse il topo con la sua voce fastidiosa. Guardava il corvino come se lo conoscesse e sapesse cosa stesse facendo.

Finalmente si ricordò dove l'aveva visto, lo conosceva perché era una persona importante. Ciò però non giustificava la sua presenza in quel luogo oscuro.

"cosa ci fa qui il preside di una scuola prestigiosa come la UA?"

"mi avevano detto che eri intelligente, ma non è ciò che sembra"

"com..."

"avete raccolto tante informazioni riguardo gli esperimenti, ma vi mancava sempre un tassello del puzzle, giusto?"

"sei così enigmatico che mi sembra di parlare con un cruciverba"

"e tu non sei cambiato di una virgola. Da quando ti sei unito alla evil's corporation sei rimasto il solito, sempre con la battuta pronta"

"che ci vuoi fare? Sono fatto così. La gente mi trova simpatico e attraente"

Il preside rise. Stava camminando nella direzione del corvino, il suo aspetto non era minaccioso, ma Kaizaki non aveva idea di che genere di unicità possedesse o come contrastarlo.

"co-come fai a sapere come ero quando mi sono unito al mio gruppo?" il corvino corrugò le sopracciglia e assunse un'espressione interrogativa

"ancora non l'hai capito? Il tassello, Kaizaki, il tassello sono io"

Kaizaki fece un passo indietro, ma nella foga di allontanarsi inciampò su una radice e si ritrovò a terra. Cercò di indietreggiare con l'aiuto delle mani e dei piedi, ma le foglie lo facevano scivolare. Sentiva i palmi umidi per il contatto con il terreno bagnato e le foglie vi si appiccicavano.

Tutta quella paura non era da lui, lui non era tipo che indietreggiava di fronte a un pericolo, lui aveva affrontato sempre a testa alta le battaglie, senza mai tirarsi indietro. Ma in quel momento fu assalito dalla paura. Aveva compreso qualcosa che non avrebbe voluto.

Quel topo che stava in piedi a pochi centimetri da lui, non era solo il preside della scuola, era anche qualcun altro di importante. Qualcuno che non era mai uscito dall'ombra e non si era mai fatto conoscere da anima viva, tranne che da Hisashi.

Ormai aveva finito il puzzle e tutto era più chiaro.

Quel topo che rideva della sua paura e del suo stupore era Tsukamoto, il capo dell'evil's corporation ed era anche colui che aveva dato inizio agli esperimenti, tutto era più chiaro ora al corvino sdraiato a terra.

Comprese come mai le loro mosse venissero previste, comprese come fosse possibile che la scuola fosse la sede dei laboratori. Si rese conto di come aveva mantenuto il controllo sulle sue cavie, Hisame e Shoto.

Ma qualcosa era andato storto, uno dei suoi esperimenti era fuggito e a quel punto Kaizaki capì anche perché Gareki non era tornato a casa e perché il preside lo stesse inseguendo in quel bosco.

Gareki era la chiave di tutto. Lui era una cavia fuggita al controllo del suo creatore ed essendo stato sottoposto agli esperimenti da più grande, aveva delle informazioni riguardo agli esperimenti e al gruppo di scienziati che ci lavoravano che Hisame e Shoto non possedevano.

"Dalla tua espressione mi sembra che tu abbia capito chi hai di fronte e permettimi di dire una cosa... è tutta colpa tua e del tuo amico dai capelli bianchi se abbiamo fallito"

"Yuuta?"

"sì, è colpa vostra se Gareki è riuscito a scappare. Ma adesso non siamo qui per parlare di questo. Io sono qui per ucciderlo, è un fallimento e come tale va eliminato"

"non te lo permetterò" Kaizaki trovò le forze per mettersi seduto e da quella posizione scomoda si mise sulle ginocchia. Guardò serio quell'essere che sorrideva in modo arcigno e non provò più paura, provò rabbia.

Sentì l'ira crescere, quel topo aveva minacciato di portargli via Gareki, di nuovo. Non lo avrebbe permesso, non avrebbe permesso a nessuno di toccarlo, mai più.

Si tirò su in piedi, era parecchio più alto dell'avversario, ma non aveva intenzione di sottovalutarlo. Per essere arrivato fino a quel punto, per avere tutto quel potere, doveva essere uno forte, uno eccezionale. Kaizaki non lo sottovalutò, eppure non comprese in che situazione si era andato a cacciare. 

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