-40- SITUAZIONI INTRECCIATE

118 13 9
                                    

Gli studenti della UA si incontrarono appena fuori il grande cancello della scuola quella sera, il professore gli aveva dato ordini ben precisi.

L'uomo che aveva sostituito Aizawa aveva lasciato a Iida una busta con l'indirizzo del covo dei villain da dover svuotare, lasciando detto agli studenti che avrebbero potuto aprire la busta solo quella sera una volta tutti presenti.

Ovviamente Iida non aveva disobbedito agli ordini e aveva tenuto ben sigillata sotto il proprio controllo la busta fino a quel momento.

Tutti gli studenti si radunarono in cerchio e osservarono il capoclasse aprire la busta e leggere, dopo aver memorizzato l'indirizzo passò il foglio al compagno accanto e così fecero tutti fino a quando la busta non arrivò in mano a Shoto.

Il bicolore prese il foglio e lesse velocemente le due righe scritte con l'inchiostro nero e quasi lo strappò per lo spavento.

Quell'indirizzo, quella via e quel numero civico lui li aveva ben presenti e mai avrebbe pensato che la missione di quella sera avrebbe preso di mira proprio quel luogo. Strinse i denti e prese con furia il cellulare dalla tasca, si allontanò dal resto del gruppo e chiamò la prima persona che gli venne in mente.

Dopo due squilli la persona che aveva chiamato gli rispose

"Pronto, no è importante non riattaccare" non fece in tempo a parlare che la telefonata era già chiusa. Ricompose il numero e aspettò di nuovo che rispondessero all'altro capo del telefono

"siete in pericolo. Hanno scoperto dove si trova la vostra casa e stanno venendo ad attaccarvi." Stavolta fu lui ad attaccare.

Shoto si riunì al gruppo, sudava e muoveva freneticamente gli occhi spostandoli da un compagno all'altro. Non sapeva cosa fare, non sapeva come fermare i suoi amici, né tantomeno sapeva come spiegargli il motivo per il quale lui fosse a conoscenza di quel posto e perché non avrebbero dovuto attaccarlo.

Prese di nuovo il cellulare e scrisse di corsa un messaggio a Bakugou, nella speranza che il compagno di classe lo leggesse e andasse in suo aiuto.

Si incamminarono seguendo Iida come un gregge che segue il proprio pastore. I lampioni si accesero e illuminarono il marciapiede e la luna, alta nel cielo, si rifletteva negli occhi degli studenti ignari di ciò che li aspettava.

Kaizaki guardava sconvolto l'uomo davanti a lui, lo aveva riconosciuto solo dalla voce, ma quando lo vide si sentì il mondo crollare addosso.

"Pa-papà" fu l'unica cosa che riuscì a dire Kaizaki prima di essere raggiunto dai suoi amici sconvolti dal suo comportamento.

Hisame osservò i tre uomini nella stanza, non li riconobbe subito, ma quello legato le dava l'idea di essere qualcuno di conosciuto. Si avvicinò al ragazzo corvino immobile davanti a lei, da quella posizione non riusciva a vederlo in faccia, ma dalle spalle avrebbe potuto dire con certezza che era teso e impaurito.

"Kaizaki che ti è preso?" chiese a bassa voce una volta raggiunto il fianco dell'amico

"quello è mio padre" il corvino alzò la mano e indicò l'uomo davanti a lui.

L'uomo dai capelli scuri stringeva dei fogli in mano, l'aspetto non era dei migliori, il ciuffo nero era striato da ciocche grigie ed era scompigliato come se non si fosse pettinato per giorni, gli occhi erano cerchiati da occhiaie viola e dalla corporatura si intuiva che non mangiasse bene o che non mangiasse affatto.

"che-che cosa ci fai qui Kai?" si lasciò sfuggire quella domanda con voce tremante

"dovrei chiedertelo io papà"

Behind the liesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora