Santa Klaus - Capitolo 8

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«Il 5 agosto 1990 una donna partorì regolarmente dopo nove mesi di gravidanza, la bambina che nacque non aveva alcun superpotere ma i suoi genitori la trattavano come se li avesse avuti. Crebbe circondata dall'amore sia della famiglia che degli amici, nonostante le difficoltà economiche non le mancava mai niente e quando i suoi genitori andavano a lavorare frequentava le sue amichette nel giardino di casa o nei parchi pubblici, ma sempre ben sorvegliati. Le piaceva stare con loro, giocavano alle eroine del mondo fin quando non iniziarono il primo anno di scuole superiori e la cruda realtà del mondo si presentò senza preavviso. Ma la vera tempesta che la devastò fu pochi giorni dopo il suo diciottesimo compleanno.» Maledizione, non fumo da un mese ma in questo momento una sigaretta mi aiuterebbe. Mi accontento di respirare a fondo cacciando indietro le lacrime: «Quel giorno i miei genitori sarebbero dovuti partire per una vacanza. Finalmente dopo diciotto anni erano pronti a partire per una settimana tutta per loro. Avrei dovuto accompagnarli io in stazione ma quel giorno feci tardi a causa di un esame e furono costretti a prendere il treno successivo a quello dell'orario stabilito.»

«L'incidente della Central Rail Line.»

Klaus lo dice al posto mio con un tono che è un misto tra dolce e triste, penso che non lo ringrazierò mai abbastanza. Sono morti da anni eppure nonostante sedute da psicologi e aiuti in generale ancora non ce la faccio a dirlo o a pensarlo senza sentirmi male.

L'incidente è passato alla storia come il più tragico della città, il treno su cui erano i miei genitori deragliò mentre viaggiava alla massima velocità, i pochi sopravvissuti ne uscirono contusi gravemente e con danni psicologici incurabili.
Esattamente come il mio.

«É colpa mia Klaus, se non avessi fatto tardi avrebbero preso il treno giusto e sarebbero ancora vivi.» Mi rannicchio toccando le ginocchia con la fronte: «Li ho mandati a morire, è solo colpa mia.»

Inizio a piangere, non ce la faccio più.
Con questo pianto ho reso inutili gli anni sdraiata sulla sedia dello psicologo, i sorrisi tirati, la finta gioia nel passare una serata con le amiche.
Mi chiedo sempre cosa sarebbe successo se quel fatale giorno i miei avessero preso il treno giusto e come sarebbe andata la mia vita sotto la loro guida. È una domanda a cui non so dare risposta e questo non può far altro che distruggermi dentro.

Sento Klaus muoversi appena, quel poco che basta per mettermi un braccio attorno le spalle: «Non è stata colpa tua.»

Appoggio la testa sul suo petto e sa di buono, l'odoraccio di questa notte è svanito per lasciar posto ad un profumo di lavanda e rosa, il mio bagnoschiuma: «Si che è colpa mia.»

«No, non lo è.» Rinforza la sua convinzione e la sua presa farsi più stretta, in qualche modo riesce a farmi sentire più al sicuro: «Nessuno sa cosa potrebbe capitare nella vita, è stato...Destino.»

Restiamo così, seduti sul divano uno accanto all'altro.
Due persone conosciutesi a malapena accomunate da un animo spezzato a metà.
Chiudo gli occhi poggiando la testa nell'incavo tra la sua spalla e il collo, Klaus fa leggera pressione tra le nostre dita e la sua presa si fa più salda quasi facendomi male.

«E va bene, voglio provarci. Non ti deluderò.»

Non so se stia mentendo o dicendo la verità ma le sue parole mi fanno stare un po' meglio.
Il che è un inizio.

Klaus Trilogy - The Umbrella Academy fanfiction - Alice Gerini -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora