Santa Klaus - Capitolo 12

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Poche cose spaventano davvero le persone: la morte, l'ignoto e la frase "Dobbiamo parlare."

Quando sento questa frase uscire dalle labbra di Klaus mi si secca la gola, le ginocchia diventano di burro e il cuore si chiude in una morsa: «Mi dispiace, non volevo darti quello schiaffo, ti assicuro che ha fatto più male a me che a te. Io non...»

«Valery, calmati!» Klaus unisce le nostre mani, di nuovo il viso si fa pericolosamente vicino. «Sono sobrio da una notte.» un piccolo saltello e il sorriso che si fa ancora più ampio: «IO sobrio.» Credo che per uno come lui sia una specie di record, lo riconosco dall'espressione felice, dagli occhi che brillano come piccole stelle: «Quello schiaffo mi ha dato una bella svegliata, nessuno mi ha mai picchiato per rimettermi in riga, nemmeno mio padre o mia madre.» diventa improvvisamente serio distogliendo lo sguardo verso un lato e annuendo: «Col senno di poi mi è anche piaciuto, sono andato via piuttosto eccitato.»

Oh cielo, lo ha detto sul serio?!

Io, una banale ragazza comune sono riuscita a risvegliare certi istinti in Klaus...Mi sento avvampare e il magazzino sta diventando fin troppo piccolo per entrambi. E queste mani non vorrei lasciarle mai.

«Posso tornare a casa con te?» chiede con espressione da cucciolo pentito.

Da qualche parte dentro di me trovo la forza per sorridere fingendo di rimanere il più tranquilla possibile: «Certo, finisco il turno e andiamo, ok?»

E adesso dove la troverò la concentrazione per lavorare?

***

«Valery!»

Madison non mi ha mai gridato addosso, nemmeno quando ho commesso i peggiori errori, è sempre stata una di quei titolari che ti parla con voce tranquilla anche nei momenti di intenso nervosismo.
Ho appena girato il cartellino sulla porta di ingresso da APERTO a CHIUSO e la vedo riemergere dal magazzino con Klaus stretto ad un braccio: «Potresti dire al tuo ragazzo che il magazzino non deve essere svuotato da lui ma dai clienti?!»

«Avevo fame!» protesta Klaus con la bocca ancora mezza piena di patatine e la busta ben stretta in mano.

Paradossalmente mi viene da ridere nel vedere la scena, devo mordermi le guance per rimanere seria: «Cavolo Madison, scusa. Puoi detrarmeli dallo stipendio.»

Sospira abbattuta: «Non ti detrarrò niente ma levamelo da davanti!» Lancia Numero Quattro nemmeno fosse una palla da baseball, è incredibile quanta forza possa avere questa donna di sessant'anni suonati!

Klaus torna in posizione eretta fingendo di sistemarsi una giacca che non ha, un po' indispettito e con fare decisamente plateale, si allontana verso la porta agitando il sacchetto aperto di patatine seminandone un po' sul pavimento.

«Scusa ancora Madison, è un po' particolare. Pulisco immediatamente.»

«Ci penso io, tu vai a casa.» ma ancor prima di andar a prendere le mie cose il tono di Madison diventa improvvisamente serio, con fare delicato mi poggia una mano sulla spalla: «Non metterti nei guai, piccola.»

Sembra di sentire mia madre.

Sorrido piena di fiducia e come non mi era mai capitato: «Non ti preoccupare, andrà tutto bene.»

Lo dicevo sempre anche a mamma, persino il giorno in cui la accompagnai in stazione per il suo ultimo viaggio.
Questa volta spero di non sbagliarmi.

Klaus Trilogy - The Umbrella Academy fanfiction - Alice Gerini -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora