Santa Klaus - Capitolo 10

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Semplice: non vinco.
Ben (o almeno credo fosse il suo fantasma) ha tenuto la porta di casa sigillata fin questa mattina, ho provato quella sul retro, le finestre ma tutto era bloccato e per un attimo di follia mi è venuto da sorridere all'idea che Klaus mi consideri il suo rapitore quando in realtà ero io quella in gabbia. Ogni uscio è stato riaperto giusto in tempo per andare a lavoro.

«Oh, che gentile. Grazie.» Ho borbottato ironica per poi sentire un insolito vento gelido dietro la schiena.

Prima di uscire ho guardato la sala che è ancora un casino dalla cena di ieri, anche senza superpoteri posso sentire mia madre lamentarsi dall'altro mondo. Pazienza, pulirò quando tornerò a casa.

Una delle tante cose positive di questo lavoro è che la caffetteria si trova solo ad un quarto d'ora a piedi quindi risparmio sia per un'auto che per la benzina.
Non appena apro la porta a vetro e il campenellino sul lato mi da il benvenuto, un buonissimo odore di caffè e brioches appena sfornate riempie le narici, ne godo così tanto che per un attimo dimentico la lite di ieri sera con Klaus.
Saluto Madison, la mia corpulenta ma amorevole titolare e dopo aver indossato la divisa mi immergo subito al servizio dei clienti.

Il lavoro mi ha salvato la vita: sono impegnata anima e corpo qui dentro, non penso a niente se non al caffè, al cappuccino, al latte caldo, alla ciambella appena sfornata, al bambino che vuole solo cibo al cioccolato...Qui dentro ci sono solo loro e nessun altro, i problemi, i dubbi, i dolori restano fuori come resta fuori la lite di questa notte. Avere la mente impegnata è uno dei doni più preziosi quando si ha un casino totale in testa.

Il tempo scorre velocemente e Madison mi lascia andare in pausa pranzo (di già?) che per me significa un panino al volo e una Coca Cola seduta sulle scalette del retro, avrei voglia di una sigaretta ma sono "sobria" da un po' e non ho intenzione di interrompere la serie positiva.
Mangio mentre controllo il cellulare, le mie amiche si chiedono dove fossi finita ieri che avremmo dovuto incontrarci e invento che non stavo bene di stomaco per colpa di un drink bevuto sabato sera.
Ancora menzogne ma non importa, una bugia a fin di bene è meglio di cento verità.

Controllo i social a cui sono iscritta e infine eccomi di nuovo dietro al bancone. L'orario dalle 14:00 alle 15:00 è sempre più frenetico poiché i ragazzi tornano da scuola e hanno sempre una fame da lupi, alcuni occupano tavoli per studiare, altri per fare casino. Ah bella gioventù spensierata, nonostante abbia ventotto anni mi sento terribilmente vecchia!

Sto servendo dei ragazzini ad un tavolo quando i loro occhi si spostano alle mie spalle, solo ora mi rendo conto che tutto il locale è piombato in silenzio come se qualcuno avesse in mano il telecomando del mondo e avesse premuto il tasto PAUSA.

Che sta succedendo?

Mi volto lentamente nemmeno mi avessero puntato una pistola alla schiena, quello che vedo fa saltare il cuore dentro lo stomaco in un unico balzo.

Klaus!?

Che cavolo ci fa lui qui e come ha scoperto in quale caffetteria lavoro? 

Klaus Trilogy - The Umbrella Academy fanfiction - Alice Gerini -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora