Il mondo dei morti - Capitolo 36

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Non è il fisico che devo rafforzare bensì la mia mente.
Ad occhi chiusi ripercorro il breve ma intenso scontro con Ben, per tutto il tempo ha tenuto le mani in tasca mentre i tentacoli bluastri nati dalla sua schiena facevano, come dire, il lavoro sporco. Non ho prolungamenti, non posso certo starmene con le mani in mano mentre qualcuno mi attacca ma una cosa posso farla: diventare eterea, un'essenza azzurrina come quei tentacoli che non riuscivo nemmeno a sfiorare.
Ho le gambe incrociate con i talloni sulle ginocchia, le mani sopra esse, gli occhi chiusi.
La stessa posizione di meditazione di Klaus.
E ora mi chiedo se non stesse davvero fingendo davanti gli occhi dei suoi seguaci.
Prendo un lungo respiro sentendo l'aria entrare dentro i polmoni, circolare ed uscire di nuovo dalle narici.
Sto respirando. Sono morta eppure eccomi qui col petto che fa su e giù, gli odori della cucina di Babuska che impregnano la stanza, le orecchie tese.
Dovevo morire per sentirmi viva.

Qualcuno si siede accanto a me senza dire una parola, nonostante abbia le palpebre serrate posso vedere gli abiti bianchi, il cappotto con sfumature azzurre e accenni dorati, i capelli vaporosi e gli occhiali da sole arancioni, è venuta a trovarmi una delle tante versioni di Klaus e non mi sorprende sia quella da "santone".
Devo dirgli che suo fratello Ben sta per trapassare, faccio per aprire bocca ma lui mi anticipa in una frase che effettivamente avrei dovuto prevedere.
«Lo so, va bene così.» taglia corto.

Ok, ne parlerai quando te la sentirai.

«Sono pronta.»

«Dimostramelo.»

Un altro respiro, questa volta dinnanzi i miei occhi chiusi non c'è la camera da letto di casa di Babuska bensì un negozio di televisori vintage, i miei piedi stanno scendendo una gradinata...

«Sei su una scala dentro ad un negozio, stai scendendo al piano inferiore.»

Mi guardo attorno senza dare troppo peso ai particolari fin quando...«Stai aprendo una porta, dà sul retro. C'è un auto azzurra. Ti stai sedendo sul posto del passeggero, di fianco a te c'è...»

«Vanya.» conclude Klaus annuendo: «Molto bene. Continua a guardare.»

«Cosa è successo con Vanya? Sembra turbata e non poco.» chiedo.

«Continua a guardare.»

È un po' come essere al cinema, Vanya spiega al Klaus "mortale" di come Ben si sia sacrificato per tutti loro, di come lo abbia visto l'ultima volta e le sue ultime parole.
È qui che apro gli occhi di scatto interrompendo la trasmissione con l'altro mondo, al mio fianco il Klaus "santone" sembra calmo nella posizione di meditazione.
Non si sono mai salutati.
Klaus e Ben, gli inseparabili fratelli Hargreeves uniti nella vita e nella morte, uno l'altra faccia della medaglia dell'altro, non si sono mai detti addio.
Numero Sei è svanito nel tentativo di placare l'ennesimo sclero di Vanya.

Maledetta Vanya, se non fosse mai esistita non saremmo in questo casino e soprattutto Ben sarebbe ancora con noi.
Vanya e il suo continuo ruolo di vittima della situazione.
Vanya e i suoi maledetti capricci.
Vanya e il suo spropositato egoismo.

Vanya, è sempre stata lei la bomba da disinnescare.
E forse è ora di farlo una volta per tutte.

Klaus Trilogy - The Umbrella Academy fanfiction - Alice Gerini -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora