Il mondo dei morti - Capitolo 6

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Klaus scioglie la posizione di meditazione guardandomi negli occhi capendo subito quello che mi sta passando per la testa: «Se mai lo troveremo vedrai che Cinque...»

Ma una voce, o forse meglio dire un grido mezzo soffocato, lo interrompe sul più bello: «Oh mio Dio sei tu, il Profeta!»

Non trattengo una risata mentre mi alzo dal letto per finire dietro il povero disperato che si è letteralmente buttato ai piedi di Klaus, indosso ha la tipica veste azzurra dei suoi adepti, totale assenza di capelli e un paio di occhiali da vista neri enormi. Numero Quattro osserva con disagio l'uomo cercando di sorridere al meglio.

«Tu, tu mi hai cambiato la vita!» esclama aprendo le mani dove la scritta Hello – Goodbye troneggia al centro dei palmi.

Klaus vorrebbe morire e si vede, soprattutto quando guarda altrove e strascica un: «Oh no» di disperazione.

«Io ho lasciato tutto grazie ai tuoi insegnamenti! La mia famiglia, il mio studio, tutto per inseguire il tuo messaggio.»

«Beh complimenti.» gli dico incrociando le braccia, dimenticando per un attimo quello di cui stavamo parlando poco prima dell'arrivo di questo squinternato: «Ora capisci quanto sia grave la situazione?»

Klaus non sembra nemmeno aver sentito mezza parola di quello che ho detto, si china verso il suo adepto ringraziandolo e facendolo alzare con forza per buttarlo sul letto dove stava meditando poco prima, fa qualche passo fino a raggiungere una panca di legno, sbuffa esasperato poggiando la fronte su una delle sbarre di ferro che compongono la gabbia: «Pesante è il capo di chi porta la corona.» (*1)

«Veramente sarebbe: inquieto giace il capo di chi porta la corona.» (Enrico IV Shakespeare)

Chi ha parlato è un ragazzo dalla pelle scura, capelli e occhi neri e un viso giovane incorniciato da una barba nera.

«Questo è troppo intelligente per essere uno della tua setta.» dico convinta poggiandomi sulle spalle di Klaus.

«Conosci Shakespeare?»

L'uomo sorride appena: «Lo insegno. O forse dovrei dire insegnavo. Quello che Shakespeare intendeva era che il peso delle responsabilità influenza non solo chi è costretto a portarle ma anche tutti gli altri che gli stanno accanto.»

«Enrico IV, che opera meravigliosamente vera.» Klaus guarda l'uomo: «Come ti chiami?»

«Chestnut, Raymond Chestnut.»

Si stringono le mani scambiandosi un sorriso di cortesia.

«Klaus Hargreeves.»

Raymond diventa stranamente serio: «Hargreeves?»

Uno strano rumore metallico interrompe la conversazione seguito dal cigolio della porta della cella che si apre, un poliziotto appare sulla soglia: «Ehi tu fricchettone, sei libero di andare.»

«Aspetta, aspetta, conosci Allison Hargreeves?» chiede Raymond mentre Klaus viene accompagnato fuori dalla cella.

«Certo, è mia sorella.» risponde con leggerezza: «Perché?»

«È mia moglie.»

...Gli anni '60 sono DECISAMENTE ricchi di sorprese. (*2)


NOTE

*1 - In questa scena della serie Tv viene sempre citato Enrico IV di Shakespeare ma una parte diversa, avendo amato quest'opera in periodo universitario ho voluto cambiare un po' mettendo una delle mie parti e spiegazioni preferite

*2 - Anche questa parte è diversa rispetto la serie Tv. Nell'originale Klaus ancora non sa che Ray è marito di Allison ma ho voluto modificarlo per motivi di storia! Lo scoprirete solo leggendo.

***

Colgo l'occasione di queste piccole note per ringraziare tutti coloro che stanno leggendo questa fanfiction, chi lascia commenti e stelline...Senza il vostro supporto non potrei scrivere ❤👻

Klaus Trilogy - The Umbrella Academy fanfiction - Alice Gerini -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora