Santa Klaus - Capitolo 19

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Trascorriamo la notte sdraiati sul mio letto, non facciamo niente di che se non restare abbracciati, ho pura di perderlo ancora una volta.
Mi addormento poggiando la testa sulla sua spalla, sento la sua mano sinistra cingermi e faccio unire le nostre dita.
Questa notte Klaus non andrà da nessuna parte, anche acosto di incatenarmi a lui.

***

Quando riapro gli occhi mi rendo conto che l'altro lato del letto è vuoto.

Alzandomi di scatto in posizione seduta, quello che vedo mi sveglia meglio di qualsiasi altra doccia fredda: Klaus è in terra, rannicchiato su se stesso, pieno di sudore e tremante come una foglia in una serie di spasmi violenti.

«Oh Dio, Klaus!» urlo sradicando via le coperte e buttandomi al suo fianco, trema a tal punto da battere i denti e i suoi occhi sono vitrei, lontani. «Klaus!» sventolo una mano di fronte al suo viso ma gli occhi sono fissi su un punto a me invisibile.

Lo chiamo di nuovo, passo una mano sulla sua fronte e la trovo esattamente come aspettato: gelida.

Ma questo tocco fa sì che Klaus mi prenda la mano di scatto facendomi sobbalzare per lo spavento: «Valery.» Mi riconosce mentre gli occhi verdastri che ho imparato ad amare si spalancano alla massima estensione, forse è un gioco di luci ma sembrano essere diventati improvvisamente azzurri. «Valery.»

Klaus avvicina le nostre fronti, ora che li vedo da più vicino posso averne la certezza: non è un gioco di luci, gli occhi di Klaus sono davvero diventati azzurri come un cielo d'estate senza nuvole e illuminati con forza. Respira affannosamente, il tremore si fa ancora più violento e il mio cuore si blocca temendo che gli stia succedendo qualcosa di irreparabile a causa di un mio maledetto comportamento egoistico.

«Klaus fermati.» Piagnucolo stringendogli la mano con forza: «Non mi interessa più, se devi stare così male non mi interessa più.»

Non posso farlo, non posso uccidere un'anima per chiedere scusa ai miei genitori o mettere a tacere il mio senso di colpa!
Piangere i miei genitori ha fatto male ma avere Klaus sulla coscienza mi ammazzerebbe.

«Fermati!» grido con tutto il fiato che ho in corpo ma lui mi stringe con più forza come se le nostre fronti stiano per fondersi.

«Va tutto bene.»

Le labbra di Klaus si muovono ma non è la sua voce, è quella di un uomo più adulto. Un uomo che conosco.

Sorride dolcemente: «Stiamo bene.» Prosegue ma questa volta con la voce di una donna. «Vivi anche per noi, saremo sempre al tuo fianco.»

«Non ti incolperemo mai di niente, tu sei la nostra cucciolina.»

Mamma.
Papà.
Sono così shockata che non ho tempo per reagire.

Klaus fa un respiro profondo come fosse riemerso da un'apnea infinita, i suoi occhi sono tornati normali e il colorito della carne nuovamente rosea, ha smesso di tremare ma il corpo è ancora zuppo di sudore.

Si guarda attorno spaesato e solo quando riconosce la mia camera si permette di sorridere: «Ce l'ho fatta.»

Sento la sua voce così felice, così tranquilla.

I miei genitori non mi hanno mai incolpata per la loro morte.
Sono stata una stupida ad averlo sempre pensato.

Porto le mani al viso mentre scoppio in lacrime.
E per la prima volta dopo quasi dieci anni, è un meraviglioso pianto di gioia liberatorio.

Klaus Trilogy - The Umbrella Academy fanfiction - Alice Gerini -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora