I fantasmi del cuore - Capitolo 3

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Diego è al lato opposto della strada, io sono appiattita ad un muro.
Aspettiamo entrambi sotto la luce flebile dei lampioni, in una notte senza luna e stelle.

È questa la parte più bella dell'azione: l'attesa. Il cuore che batte a mille, le gambe molli, l'emozione che congela le dita, il corpo che sembra diventare una cosa sola con la fredda pietra alle mie spalle. I tirapugni nascosti sotto ai guanti neri in pelle che sembrano pulsare di vita propria.

Sono quasi due mesi che fermo dei malviventi di basso ordine da sola, Diego mi è sempre vicino, pronto ad intervenire nel caso in cui uno di essi estragga una pistola o un coltello e la mia vita venga compromessa.

Ho paura? Certo che ho paura ma questa eccitazione, questa scossa di vita è esattamente quello di cui ho bisogno da quando Klaus se ne è andato.

Scaccio Numero 4 dalla testa con un profondo respiro, le voci dei due uomini sono sempre più vicine, ridono, parlano e sembrano pericolosamente sobri sia da alcol che da sostanze stupefacenti.

Mi superano di un paio di metri ed è ora che devo entrare in gioco.

Un passo e sono fuori dal mio nascondiglio: «Mark Savior, precedenti penali per spaccio, detenzione e abuso di sostanze stupefacenti. Lucas Thorn, aggressione aggravata, risse nei bar e...»

Si girano.
È lui.
L'uomo che quattro mesi fa ha aggredito Klaus.

Perché Diego non me lo ha detto? Perché non mi ha mostrato delle foto prima di colpire?
Se si tratta di uno dei suoi test beh, non è divertente.

Il signor Thorn ora ha un pericoloso mirino sulla faccia: il mio.

Le loro minacce entrano ed escono dalle orecchie con la stessa efficacia del vento, Mark tira fuori un coltellino ma che se vada al diavolo lui e quel giocattolo, neanche lo guardo in faccia mentre gli prendo il polso, lo rigiro sentendo le ossa spezzarsi in un rumore sordo e lo atterro con un calcio rabbioso sui reni. Lucas cerca di scappare ma non è abbastanza veloce, non è allenato.

La mia mano destra raggiunge il suo viso in mezzo secondo, senza fare troppi complimenti faccio fare diretta conoscenza al suo naso con il muro di un edificio, dolorante e sbilanciato mi basta tirargli un pugno per atterrarlo, il tirapugni nascosto mi fa male e da qui percepisco che non ci sono affatto andata leggera, probabilmente domani avrò un paio di ematomi da spiegare a Madison, la titolare della caffetteria in cui lavoro.

Finisco sopra Lucas avendo l'accortezza di puntargli un ginocchio sul petto, lo prendo dal colletto della maglia logora e finalmente può vedermi in faccia.

Spalanca gli occhi, o quello che ne rimane, mette a fuoco tra il sudore e il sangue, apre la bocca in un flebile sussurro: «Tu...» tossisce: «Sei quella puttana che era con Hargreeves.»

Abbozzo un sorriso amaro, credo che si ricordi di me per averlo già messo al tappeto una volta.
«Ora che abbiamo fatto le presentazioni...» dico sorridendo radiosa e come se stessi parlando ad un bambino, lo sbatto sul marciapiede stringendo appena sul collo: «Dimmi dov'è.»

Ho giurato a me stessa che avrei fatto di tutto pur di ritrovare Klaus.
Tutto.
Anche diventare un'assassina.

Klaus Trilogy - The Umbrella Academy fanfiction - Alice Gerini -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora