Santa Klaus - Capitolo 20

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La mano di Klaus è calda, la presa salda e sicura, l'altra è nascosta dentro i jeans che gli ho regalato.

«Sicura?» mi chiede con dolcezza.

Annuisco. «Si.»

Attraversiamo insieme la soglia dell'ingresso del cimitero.
Era papà quello solito a frequentare i cimiteri per andare a trovare spesso i propri cari, io non ne ho mai sentito davvero il bisogno, ogni volta in cui venivamo qui per "salutare" i nonni il mio cuore si stringeva di angoscia e dolore.
Ma non oggi.

Con Klaus accanto gli spiriti che da bambina sentivo minacciosi e arrabbiati, ora sembrano anime in pace in una docile fusione coi viventi. Non ha solo alleviato il mio senso di colpa, mi ha dato delle certezze: la vita dopo la morte, i miei genitori svaniti solo fisicamente ma non spiritualmente.
All'apparenza è un disastro ma per i miei occhi resterà sempre un santo.

Arriviamo alle lapidi dei miei genitori, accanto a quella di mamma c'è una buca che un giorno (spero il più lontano possibile) sarà destinata a me.
Poggio un mazzo di fiori al centro delle tombe, osservo le foto, i volti felici e per la prima volta non provo dolore, anzi. Sono felice anch'io.
Saranno insieme per l'eternità in un amore che ha saputo cancellare lo scadere del tempo mortale.

«Grazie ancora per quello schiaffo, Valery.» Klaus interrompe il momento di silenzio e riflessione ma non mi arrabbio, ormai so che è fatto così. «E grazie perché per la prima volta in tutta la mia vita, qualcuno ha avuto fiducia in me.»

Abbozzo un sorriso distogliendo lo sguardo dalle lapidi concentrandomi su di lui: «Mamma diceva che quando si ama qualcuno bisogna avere pazienza: prima o poi farà la cosa giusta.»

Klaus distoglie lo sguardo per fissare la lapide di mia madre: «Grazie signora. Sua figlia è un po' matta a volte ma è una brava ragazza. E deve vedere come mena!»

Gli rifilo un leggero pugno sulla spalla ma allo stesso tempo sorrido con amore.

«Lo sai che non posso restare con te, vero?»

Si, lo so. Ma non voglio dirlo ad alta voce.
Serro ancora di più la presa sulla sua mano.

«Ma sono pur sempre un super eroe.» Prende un lungo respiro, mette indice e pollice in bocca a formare un semicerchio e poi fischia con forza, attirando attenzione e occhiatacce di tutti i presenti. «Fischia e correrò da te.»

«Dove andrai?» mi si chiude la gola eppure riesco a non piangere, credo di esser diventata ancora più forte di quanto non fossi prima.

«Che domanda, in qualche centro specializzato per disintossicarmi, dopo tutto ho una promessa da mantenere. Devo tornare ai vecchi albori, essere un eroe!» mette le mani sui fianchi alzando la testa con sicurezza.

«Prima però...» lo tiro per un braccio nello stesso momento in cui estraggo il cellulare dalla tasca, ci scatto una foto in cui gli rifilo un bacio sulla guancia.

«Un po' macabro.» Mi accusa squadrandomi aggrottando le sopracciglia: «Ragazzaccia!»

Usciamo dal cimitero con un sorriso felice sulla labbra, il che è decisamente insolito ma non importa. Klaus mi ha regalato una visione migliore di questo mondo e non ho assolutamente intenzione di lasciarla andare.

Però lascio la sua mano e lo guardo andar via all'improvviso, esattamente come è entrato nella mia vita.
Cambiandomi per sempre.

Fischio portando le mani nella stessa posizione che aveva lui poco fa, Klaus si gira e fischia altrettanto.

Il suo splendido sorriso è lo sfondo perfetto per il radioso futuro a cui andrò incontro.

Klaus Trilogy - The Umbrella Academy fanfiction - Alice Gerini -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora