CAPITOLO 6

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«Fino alla prossima scopata?»Daw si sollevò su un gomito. «Comincio a pensare che sia tu a volermi morto!»

Gli liberò i polsi, massaggiando delicatamente la pelle dove, in effetti, nonostante il colore nero, c'erano delle abrasioni: Lashrael doveva aver strattonato con forza.

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«Grazie,» disse, tirando un sospiro di sollievo e girandosi su un fianco. «Di solito non vado oltre la terza. Anche adesso non credo davvero di riuscire a farcela, però...»

E se avesse detto di no?

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Attese che finisse la frase, incuriosito su cosa avrebbe potuto chiedergli: forse un altro lavoro di bocca? Nel frattempo continuava a osservarlo, così, da vicino,notando dettagli del suo viso che gli piacevano ancora di più.

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«C'è qualcosa di importante cheti lega a questo luogo?» gli chiese. Daw continuava a guardarlo incuriosito, sembrava più interessato a osservare ogni piccola imperfezione del suo viso. Si mosse a disagio. Provò a dirlo in modo più diretto: «Vieni con me.»

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Dovette ripetersi le parole di Lashrael nella testa, prima di essere sicuro di aver capito bene.«Venire con te? Dove?» E perché? Avrebbe voluto chiedergli. Gli servivano i servigi di uno stregone? Una guida per quei territori? Era confuso dalla richiesta poiché non se l'era aspettata.

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«Devo tornare nei luoghi dove sono più attivo, qui ho terminato il mio compito e non posso trattenermi oltre. Provengo da un'area boscosa più a nord, lungo la costa. Non ho molto da offrirti, solo una piccola dimora isolata ma protetta, eventuali incontri di gente che non fa troppe domande e che non giudica gli altri. Nessun vincolo, nessun obbligo. Solo la possibilità di stare insieme.»

Ecco, l'aveva detto. Per la prima volta in vita sua sentiva l'esigenza di non essere solo. Soprattutto, sentiva il bisogno di stare proprio con lui! Ma questo preferiva non dirlo ancora. Gli sembrava comunque strano, immaginare di trascorrere il tempo accanto a qualcuno conosciuto per caso e che gli aveva appena mostrato piaceri di cui neanche immaginava l'esistenza.

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Stare insieme.
Gli stava offrendo una vita insieme, non un ingaggio. Lo guardò, poi si mise seduto. Un fischio alle tempie, come una vertigine, dovette attendere qualche secondo prima che passasse. «Tu non hai idea, Lashrael, di quanto io vorrei legarti a me.» Sospirò. «Oggi pomeriggio, mentre facevi il bagno sono stato in procinto di lanciarti un incantesimo di individuazione, in modo da essere in grado di rintracciarti ovunque.»Tornò a guardarlo. «Contrariamente a te io non reprimo il mio lato oscuro, sono uno stregone e vivo della mia stregoneria, non mi faccio lo scrupolo di come vengano usati i miei incantesimi. A volte vengo chiamato per tradurre dei tomi antichi, altre per togliere una maledizione, altre ancora per lanciarne.»

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Alzò un sopracciglio. "Neanche io la nascondo, diciamo che cerco di evitare rogne. Di solito non uso incantesimi di metamorfosi, ci sono però dei luoghi nei quali devo dare nell'occhio il meno possibile. E comunque non mi hai risposto, a parte confessarti di aver avuto la sensazione di essere sorvegliato.» Avrebbe preferito un rifiuto netto, senza giri di parole. Un po' era deluso.

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Smise di guardarlo. Cosa aveva da perdere? Nulla, apparentemente. Tranne forse ritrovarsi di nuovo a fare i conti con la solitudine. Ormai ci aveva fatto l'abitudine, non sapeva come avrebbe reagito nel sentirsi rifiutato, aveva promesso a se stesso che non si sarebbe mai affezionato a nessuno.
«D'accordo,» disse. «Ma continuerò a occuparmi dei miei affari.»

Strange Story - Daw e LashraelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora