CAPITOLO 40

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Daw fece condurre Lashrael nella sua cabina, sulla nave di Colt, si fece portare acqua e lo aiutò a bere poco alla volta, facendogli scivolare poche gocce tra le labbra a piccoli intervalli, lo ripulì, lo sistemò nudo sulla sua cuccetta che aveva il lusso delle lenzuola.
Era esausto, ma rimase accanto a lui, a carezzargli di tanto in tanto la fronte.
Colt gli aveva offerto i servizi del suo medico, aveva rifiutato, accettando solo l'unguento per le bruciature, si era fatto dire da cosa era composto e lo aveva ritenuto efficace. C'era odore di arnica ora, non era spiacevole.
Guardava il viso provato di Lashrael e fremeva di rabbia, tuttavia si sentiva anche sollevato dopo quel pomeriggio infernale. Doveva riportarlo presto a North Post, tra i suoi boschi sarebbe andata meglio.
Almeno sperava.

*

Si risvegliò di colpo. Non capiva dove si trovasse, sapeva solo di essere sdraiato, senza catene o altre costrizioni che lo bloccassero. Solo un peso morto che, dal fianco, gli scendeva sull'addome. Si spaventò e cercò di liberarsene, ma lo spazio era angusto. L'odore di legno misto a salmastro, resina e arnica pungeva i suoi sensi, cercò di capire meglio e vide che il peso era dovuto a un braccio: il braccio di Daw.

Respirò. Dove si trovava? Guardò i suoi polsi e notò i segni dei ceppi. Si toccò titubante il collo, con sollievo si ricordò di non avere più neanche il collare. Si concentrò sul luogo in cui si trovava, una cuccetta lunga e stretta, con il necessario per dormire, un recipiente con acqua, non sapeva quanto pulita, e un pitale. E lui. Daw era disteso in terra, in una posizione tutt'altro che comoda. Evidentemente non sarebbero entrati entrambi nella branda. Sospirò. Il braccio era di Daw. In qualche modo lo aveva portato al riparo, gli aveva medicato le ferite. Strinse i denti. L'impulso di allontanarsi per evitare il contatto era forte, ma era il braccio di Daw. Che respirava, che dormiva accanto a lui, disteso in una posizione disagiata. Si umettò le labbra, Daw lo aveva salvato. Di nuovo. Esitante allungò una mano verso di lui e gli accarezzò piano i capelli, notando che il corno era ancora spezzato. Anche quello se lo era causato per il bene di Lashrael. Daw lo amava, lo aveva soccorso, lo aveva sposato. Lo accarezzò con più convinzione e rimase seduto a osservarlo.

*
Non si svegliò subito, benché una parte di lui avesse avvertito il cambiamento, ma era davvero stanco, rimase a occhi chiusi per un po', almeno finché la sua coscienza gli disse che poteva essere Lashrael, che poteva aver bisogno di lui. Allora, a fatica, si tirò su, nell'oscurità lo vide, sentì la sua mano che gli sfiorava leggera i capelli. Si mise seduto.
«Ehi,» lo salutò, sussurrando. «Sei sveglio? Hai bisogno di qualcosa?»
La nave rollava delicatamente e si udivano gli scricchiolii del legno, ma per il resto regnava un insolito silenzio.
Gli prese la mano con cui lo aveva toccato e gli baciò le dita.
Sì rese conto, non certo senza sorpresa, di essere preoccupato per la reazione che Lashrael avrebbe potuto rivolgergli.

*
Accettò quel timido tocco con dita rigide. Qualcosa in lui si era rotto e doveva recuperare i pezzi, ma non sapeva dove avrebbe dovuto cercare se non dentro di sé. Strinse i denti e si forzò a non ritirare la mano. Non riuscì a sorridere. Aveva bisogno di qualcosa? Respirò, ancora e ancora. «Mi aveva detto che eri morto, che ti avevano ucciso,» bisbigliò tremando.

*
«È quello che devono aver pensato, mi hanno lasciato a terra senza nemmeno controllare, in realtà credo che siano letteralmente fuggiti. C'erano sei cadaveri nei dintorni.» Si accostò di più e provò a prenderlo tra le braccia. «Mi dispiace, piccolo, io...» Avvertì un groppo alla gola nel vederlo così scosso e spaventato. «Non avrei mai dovuto portarti qui, non avrei dovuto farmi cogliere di sorpresa, non avrei dovuto farmi atterrare come un novellino e lasciarti solo! Ho cercato di venire prima che ho potuto.»

*
Strinse i denti. Era Daw, non era un estraneo. Era il suo Daw. Accettò l'abbraccio, sentendosi rigido, ma provò ad appoggiarsi al suo petto, forse lì avrebbe trovato pace. Scosse il capo: si rese conto che ancora non ci riusciva. Per questo con delicatezza gli allargò le braccia, ma trattenne le sue mani e si rimise in posizione eretta. «Avrebbe potuto accadere ovunque, in qualsiasi momento.» Alzò gli occhi su di lui. «Ce la farò, te lo prometto. Tornerà tutto alla normalità. Solo che avrò bisogno di tempo.» Anche se non so quanto. «Più che il dolore fisico, mi ha fatto male il terrore di averti perso,» confessò. Anche quella fu una liberazione.

Strange Story - Daw e LashraelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora