CAPITOLO 64

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Passò almeno una mezzora di silenzio, poi iniziarono a sentirsi le grida di Daw. 

Dolore, rabbia, disperazione, di nuovo dolore. 

Di nuovo silenzio, poi ancora grida e singhiozzi. 

Di nuovo silenzio.
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Lashrael stava impazzendo. Non riusciva a stare seduto, non riusciva a camminare calmo. Più di una volta ebbe l'istinto di sfondare la porta, di portarlo via di lì, di dirgli che non gli importava dei guanti, che andava bene così. Si morse le labbra, cercò di tapparsi le orecchie ma invano.
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Ad un certo punto arrivò Grouxiem, da solo, aveva uno straccio sporco di sangue tra le mani. Guardò il ranger. «Ne avremo per tutto il resto della notte, forse vuoi andare a riposare nella locanda dove alloggiate con gli altri? Credo che qui non sia un buon posto dove stare.»
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Guardò lo straccio. «Cosa gli stai facendo?» gli chiese lentamente, con voce bassa, una vaga minaccia nel tono.
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«Sto cercando di fare esattamente quello che mi ha chiesto lui, sanare le sue mani e trasferire la maledizione. È una maledizione spaventosa, lo sapevi? E molto tenace. Non è affatto un lavoro semplice, né pulito. Sto riconsiderando il mio prezzo.» Poi però gli sorrise. «Ne uscirà vivo, non preoccuparti, forse dolorante e debole, ma non gli accadrà nulla di irreparabile e potrai riportarlo a casa tutto intero, corna a parte.»
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Non si fidava. «Cosa vuol dire riconsiderare il prezzo?»
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«Non è il caso di parlarne ora, ma ovviamente rimarrò su cose materiali.» Si prese da bere, poi lo guardò. «Fidati, dovresti andartene, restare qui sarà solo una tortura per te. Puoi tornare domani mattina a prenderlo.»
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«Non starò meglio se vado via, grazie,» gli rispose asciutto. «Lo attenderò qui.»

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«Come vuoi.» Così dicendo se ne andò.
Passò almeno un'ora in cui non sentì nulla, poi le grida ripresero, e l'intero palazzo iniziò a tremare, come un basso terremoto e si udirono molte voci cacofoniche gridare, un suono a dir poco raccapricciante, che sembrava provenire dall'Abisso stesso. Decine di voci lugubri, urlanti che si spensero almeno venti minuti dopo e il palazzo tornò immoto.
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Forse il negromante gli aveva dato un buon consiglio, ma la decisione era stata presa, perciò si concentrò per mantenere la calma, anche se le voci spettrali lo costrinsero a ripiegarsi su se stesso, piangendo come un bambino.
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Il silenzio rimase a lungo, per ore, ai primissimi raggi di sole Grouxiem ricomparve nella stanza e si avvicinò a Lashrael, appoggiandogli con delicatezza una mano sulla spalla. «Ragazzo, va tutto bene, è finita.» Gli parlò con voce gentile. «Il tuo amato sta bene, più o meno, un po' malconcio ma niente che un po' di riposo non possa sanare. Vuoi venire a vederlo?»
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Si alzò repentino in piedi. «Sì! Sì, per favore.» Voleva vederlo, doveva. Voleva abbracciarlo, assicurarsi che stesse bene. «Vi seguo.»
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Daw dormiva, rannicchiato su un fianco sopra un tavolo da cui pendevano sinistri lacci, era coperto con un lenzuolo, ma era nudo al di sotto, gli abiti appoggiati a una sedia poco lontano. Si intravedevano le mani, lisce e perfette.
Aveva i capelli scarmigliati e un'espressione sofferente, ogni tanto, tra un respiro e l'altro, sembrava incastrarsi un tremulo singhiozzo.
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Gli si avvicinò. Vederlo rannicchiato e all'apparenza sofferente gli fece tenerezza, titubante avvicinò una mano al volto per carezzarlo. Le mani libere dai solchi lo fecero ben sperare. «Daw?» mormorò piano.
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«Lascialo riposare,» disse Grouxiem, usando comunque un tono gentile e basso. «Puoi aiutarmi a rivestirlo e portarlo di là, lo sistemeremo sul divano dove starà più comodo.»
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Annuì. Rivestirono il Fey'ri, senza utilizzare i guanti, che comunque Lashrael prese con sé. Lo prese in braccio, nonostante fosse più alto di lui e lo portò nell'altra stanza. Non ebbe il coraggio di osservare il laboratorio, preferiva dimenticarlo il prima possibile.
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Daw si svegliò con fatica, aveva la bocca impastata, aveva sete, mal di testa. E aveva voglia di piangere. Si guardò attorno, aveva anche la vista appannata. «Lashrael?» chiamò, ma la sua voce era appena un pigolio.
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«Sono qui, accanto a te, amore mio,» gli disse carezzandogli la fronte. Aveva chiesto a Grouxiem di attendere per radere i capelli, così da non scioccare Daw al risveglio.
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Cercò di focalizzare la vista. «Ho... Sete,» bisbigliò. «Mi fanno male...» Gli occhi si riempirono di lacrime, prese a tremare.
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«Shhh... Cosa ti fa male?» gli mormorò, prendendogli una mano.
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Sussultò al contatto. «Mani...» ma tremava così tanto che faticava a parlare.
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Recuperò una brocca d'acqua che aveva preparato Grouxiem. «Adesso bevi un po', ok?» mormorò. Con l'altro bracciolo aiutò a sollevarsi, poi gli appoggiò un boccale alle labbra. Piano piano si spostò dietro di lui per tenerlo più alto e soprattutto sotto la coperta.
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Bevve piano e poi cercò di schiacciarsi contro il corpo di Lashrael.
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«Rilassati, è tutto a posto ora,» mormorò. Gli baciò la fronte, poi lo abbracciò. «Ti fanno tanto male? Eppure sono così belle. Vuoi vederle accanto alle mie?»
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«No,» bisbigliò. «Abbracciami, ti prego...» Girò il viso verso il petto di Lashrael.
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«Sono qui, tesoro,» gli disse, stringendo l'abbraccio. Gli ricoprì di piccoli baci la fronte e le guance. Si sistemò meglio sotto di lui con le gambe per cullarlo. «Stai meglio così?» mormorò.
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Annuì piano. Lentamente si accomodò meglio contro il suo petto. Chiuse gli occhi, ma non si addormentò e tuttavia il senso di panico andò via piano piano. Solo tempo dopo fece uscire una delle mani dalla coperta e la osservò. Pelle liscia, le dita non erano più nere, niente più artigli piagati, sembravano sane, come non ricordava di averle mai avute. «Dove si trova Grouxiem?» domandò, con un filo di voce.
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«È andato a riposarsi, era molto stanco dopo il lavoro,» spiegò.
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«D'accordo.» Poi fece uno sforzo e si tirò un po' su, guardandolo. Con esitazione alzò una mano e gli sfiorò il viso e poi le labbra con la punta delle dita. Fece una piccola smorfia: il contatto era intenso, quasi come se fosse scarnificato. «Mi fa quasi male toccarti,» mormorò.
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Sorrise. «Piano piano ci abitueremo, vedrai. Riprenderai la sensibilità, ti bacerò le mani tutti i giorni e le accarezzerò con i petali per renderle morbide.» Gli sfiorò con le labbra i palmi e i polsi per fargli sentire la consistenza.
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Si appoggiò di nuovo al suo petto. Avrebbe voluto sapere in che modo Grouxiem aveva spostato la maledizione, lui gli aveva fornito un anello come artefatto. Non disse nulla, comunque, si limitò a chiedere a Lashrael di stringerlo perché sentiva ancora un po' freddo. E poi domandò: «Tu hai riposato? Immagino di no. Sei stanco? Perché non ti stendi vicino a me e dormiamo ancora un po'? Staremo un po' stretti, ma ci siamo abituati, no?»
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«Per il momento è bene che tu stia comodo, poi ricominceremo a dormire abbracciati,» rispose, continuando a tenerlo stretto a sé. «Io sono riposato, non preoccuparti. Adesso cerca di riposarti anche tu.» Era così bello poterlo stringere tra le braccia, sembrava quasi la prima volta che lo faceva.
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«Mi sento come se un grosso Troll mi avesse preso per le gambe e sbattuto ripetutamente contro un muro. È stato orribile, e quel vecchio matto è decisamente più potente di me...» spiegò, rabbrividendo. Con cautela strinse le mani sulle braccia che Lashrael gli avvolgeva addosso. «Ma per il resto... Mi sento anche come se mi avessero tirato fuori dall'acqua poco prima di annegare. Meno male che sei qui, in questo momento non so proprio cosa farei se non ci fossi tu, forse tenterei la fuga uscendo da una finestra.»
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Sorrise, tenendo le labbra sulla sua fronte. «Forse se non fossi qui non ci saresti neanche tu.» lo baciò. «Ma hai ricominciato a parlare, quindi immagino che tu ti senta meglio, no?»
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«Sì, credo. Sono comodo, non ho più freddo. Le mani mi fanno ancora male, ma almeno sono coccolato.» Sorrise. Sì, decisamente si sentiva meglio e più lucido. «Coccolami ancora un po'.»
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«Quanto vorrai, tesoro mio.» Gli sfiorò le guance con piccoli baci e carezzò le spalle e il petto. Poi gli prese le mani, che tremavano ancora un po'. «Sono bellissime,» mormorò prima di baciarle.
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«Sento ancora l'impulso di coprirle con i guanti,» disse. Lo aveva fatto ossessivamente per più di due secoli, sarebbe stato difficile cambiare abitudine. Si tirò un po' più in alto, appoggiando la testa alla spalla di Lashrael per farsi baciare meglio.
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«Anche questo cambierà,» replicò, aiutandolo a incastrare il capo tra il collo e la spalla. Lo cinse ai fianchi e continuò a baciarlo.
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«È stato brutto anche per te, vero?» chiese, mentre con una mano gli sfiorava il bordo della mascella, la gola, infilando le dita sotto il colletto e assaporando la pelle che gli parve caldissima.
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«È stato orrendo,» ammise sogghignando. «Volevo sfasciare la porta del laboratorio, poi è apparso Grouxiem sporco di sangue e non so cosa mi abbia trattenuto dall'aggredirlo. Forse la consapevolezza che mi avrebbe spazzato via semplicemente sbuffando!» Si strofinò ancora a lui.
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«È un tipo strano, ma non è malvagio. Gli siamo simpatici perché siamo sposati, se non fosse così temo che il prezzo sarebbe stato molto più alto.» Sorrise con un pizzico di sarcasmo, poi afferrò una ciocca di capelli di Lashrael e la fece passare tra le dita. «È una sensazione bellissima, mi mancherà fino a quando non ricresceranno.»
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Sorrise. «Anche a me mancherà prenderti per le corna.» Iniziò a ridere. «Ma ce ne faremo una ragione. A proposito, visto lo sforzo superiore a quanto immaginava, il prezzo potrebbe cambiare, ma non è stato più chiaro in merito.»
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«Cosa?» borbottò. «Non mi pare giusto, il prezzo è stato concordato e accettato con anticipo! Maledetti negromanti, non ci si può fidare di loro!»
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Sghignazzò. «No, Fey'ri? È un modo per confessarti?» Lo prese per il mento e lo baciò. «A quanto pare sei risultato più impegnativo, ma va bene così. Quando si sveglierà chiederemo spiegazioni.»
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Sorrise e volle approfondire quel bacio, infilando una mano tra i capelli, alla nuca del ranger e spingendolo verso la propria bocca, poi si bloccò. «Sì, decisamente mi piace questo nuovo sentire le cose, ma forse il mio fiato adesso potrebbe ucciderti.» Fece scivolare la mano da dietro in una carezza sulla guancia. «Se uscissimo a fare colazione?»
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«Intanto uccidiamoci a vicenda, che pure io non vengo da un bagno profumato di rose,» gli disse, cercandogli la bocca.
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Si baciarono a lungo, indifferenti al sapore delle loro bocche. Poi Daw provò ad alzarsi, ma con sua grande sorpresa le gambe non ressero e precipitò sul pavimento.
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Si alzò in suo soccorso. «Forse siamo stati un po' troppo precipitosi,» commentò. Lo aiutò a distendersi di nuovo sul divano. «Credo che sia meglio se vado io a recuperare qualcosa da mangiare, ma preferirei non lasciarti solo. Ti va bene se aspetto che Grouxiem si faccia vivo?»
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«Sì, meglio.» Lo guardò corrucciato. «Questa situazione è davvero fastidiosa, voglio smettere di tremare! E ho voglia di frittelle imbevute di miele!» Mise il broncio, accomodandosi sul divano.
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Cercò di reprimere la risata. «Più tardi e domani potrai mangiarne quante ne vuoi. Per il momento vuoi bere un po' d'acqua?»
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Annuì, ma questa volta prese il bicchiere lui, se lo rigirò un po' tra le mani. I guanti elfici gli permettevano di avere una buona tattilità, ma la pelle diretta era un'altra cosa. Era una sensazione strana, piacevole, la ceramica fresca sui polpastrelli, le piccole imperfezioni sulla superficie. Bevve e poi restituì il bicchiere. «Vieni, siediti di nuovo accanto a me, aspettiamo Grouxiem insieme, non credo che si sconvolgerà se ci trova abbracciati. Avresti mai pensato che anche lui ha avuto un marito maschio? Un po' triste la sua storia.»
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«Già, in effetti mi è dispiaciuto rispondergli male, ma me lo ha fatto scappare di bocca!» Rise imbarazzato. Si mise a sedere accanto a Daw. «Visto che ancora non arriva, posso giocare un po' con le corna?»
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«Che vuoi fare, tu?» Daw ridacchiò, poi annuì.«Ci vorranno anni affinché ricrescano come si deve.» Sospirò.«Per qualche giorno avrò difficoltà a stare in equilibrio, lo sai? Dovrai occuparti di me, aiutarmi a camminare, a lavarmi, e...» Loguardò sollevando un sopracciglio. «Se vorrai fare l'amore dovrai fare tu la parte attiva, mio tesoro, pensi di poter fare questo sacrificio?»
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Sorrise. «Vista la prima esperienza, forse sarà più difficile per te, amore mio,» gli disse, mentre percorreva il corno destro con i polpastrelli
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«Tutt'altro! Mi piace l'idea di essere scopato da te, ogni tanto.» Ridacchiò.«Mi mancheranno i tuoi bellissimi capelli d'argento, ma ci vorrà meno tempo affinché ricrescano.» Poi ci pensò su. «Puoi anche solo lontanamente immaginare quanto ci prenderà in giro Dyra?»
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«Preferisco non pensarci!» Esclamò. «A proposito, come farai con l'ingaggio che dovresti portare avanti qui a Waterfall? Riuscirai a combattere contro gli orchi?»
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«Che diamine! Non lo so...» esclamò, ricordandosi improvvisamente dell'impegno. «Spero di riuscire a stare in piedi per quando è prevista la partenza.»
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«Faremo bene a organizzarci in previsione del viaggio, soprattutto dobbiamo capire davvero se e quanto puoi agire, per la tua stessa incolumità,» rifletté. «Certo che è un dormiglione!»

Strange Story - Daw e LashraelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora