CAPITOLO 37

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Lashrael aveva pochissimo tempo. Aveva trovato il punto debole dei lacci ai polsi, si trattò di muovere le mani nel senso opportuno e furono libere. Per certi incantesimi non aveva bisogno delle parole, ma delle mani sì. Per i ceppi sarebbe stato impossibile riuscirci da solo, ma aveva valutato la lunghezza delle catene e sapeva che aveva margine sufficiente. Non aveva tanti incantesimi di attacco e non sapeva neanche quanti individui si trovavano là. Salpare... quindi si trovavano su una nave? Si trattava di giocare il tutto per tutto e, magari, riuscire a ottenere un'arma rapidamente. Quando sentì i passi avvicinarsi, di almeno tre persone, si rimise quieto a sedere. Aspettò che aprissero la cella, osservò i tipi di oggetti che portavano con sé e poi lanciò un sortilegio che li rese muti, subito dopo le fiammelle porpora sui loro corpi e infine si fece nero tutt'intorno, si vedevano soltanto le fiammelle sui corpi dei carcerieri. Il primo sarebbe stato il tizio con le pinze.

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Daw tirò un segreto sospirò di sollievo, se Colt avesse continuato a insistere avrebbe dovuto concedergli anche i prigionieri presenti, escluso Lashrael, ma era stato uno schiavo per una lunga parte della sua vita e detestava la schiavitù, per cui preferiva aver risolto promettendogli uno spettacolo per i suoi tetri gusti, sperava solo che in quel pezzo di mare fosse morta una creatura bella grossa.
Uscì dalla bettola, passandosi una mano sopra la ferita alla gola, che ancora formicolava. Sarebbe stato difficile attendere un giorno intero, il tempo pattuito col pirata per la partenza, ma non aveva scelta, avrebbe passato il tempo a scrivere la pergamena di evocazione per tenersi occupato. Sarebbe rimasto in città, affittando una stanza in qualche locanda del porto.

Non riusciva a smettete di pensare a Lashrael, era ferito? Lo stavano torturando? Quella situazione era intollerabile e lo era ancora di più perché si sentiva in colpa, era stato lui e suggerirgli di passare un po' di giorni a Purplesea,se fossero rimasti a North Post tutto quello non sarebbe successo.

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<Rakas> Rakas imprecò e si rese subito conto che nessun suono usciva dalle sue labbra. Gridò di frustrazione, quel piccolo mostro era riuscito a fare qualcosa nonostante le precauzioni, ma gliel'avrebbe fatta scontare!
Era tutto buio, a parte sinistre fiammelle rosse, senza voce non poteva dare comandi,il mozzo doveva cavarsela da solo, del vecchio Ferz non si preoccupava, aveva più esperienza di lui con gli schiavi riottosi. Sfoderò la mazza, se il bastardo aveva deciso di rischiare il tutto per tutto peggio per lui, ma aveva perso sei uomini per colpa sua,non se lo sarebbe lasciato sfuggire!
Sapeva dove si trovavano i due compari e sapeva che il Drow non poteva muoversi con i ceppi ai piedi, così fece l'unica cosa sensata da fare, afferrò dove capitava il mastro ferraio e lo trascinò indietro, il mozzo era sacrificabile.

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<Colt> Colt uscì dalla bettola strusciandosi le mani. Uno spettacolo inusuale lo attendeva in prima fila, e anche un bell'anello! Prima di partire lo avrebbe reclamato. Si fidava di Daw, però aveva l'idea che avesse fretta e che la missione non fosse senza rischi. Si affrettò per chiamare la ciurma a raccolta. Doveva far in modo di partire prima che chiudessero l'uscita al porto per la notte.

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Lashrael notò lo spostamento dei due corpi. Forse il tizio che gli aveva parlato aveva intuito le sue intenzioni. Poco male. Saltò per raggiungere il terzo, tenendo le catene in mano, e quando gli fu vicino gliene lanciò una contro e gli piombò sopra. Riconobbe il suono sordo di ossa rotte e, per fortuna, non erano le sue. Riprese l'equilibrio appena in tempo per notare un movimento tipico di chi usa una clava, ma non fu in grado di evitarla del tutto, lo prese alla gamba sotto al ginocchio con la parte piatta. Sentì di nuovo rumore delle ossa, stavolta erano le sue. Dolorante, prese di peso il corpo a terra e lo scaraventò addosso agli altri, ma lo sforzo fu enorme e la gamba doleva.

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Daw prese temporaneo alloggio in una locanda non troppo lontana dalla zona malfamata, aveva qualche ora di tempo per scrivere la pergamena e qualche ora per riposare. Era inquieto, ma si sarebbe costretto a dormire, doveva essere nel pieno delle forze se voleva davvero fare lo spettacolo che aveva promesso a Colt.

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<Rakas> Rakas era riuscito a colpirlo, ma era incerto su quanto danno avesse causato, in quel silenzio innaturale e nell'oscurità era difficile capire cosa stesse succedendo, poi un corpo a peso morto gli arrivò addosso, qualcosa di duro, una fronte, un gomito, non avrebbe saputo dirlo, gli si schiantò in faccia e fu un esplosione di dolore rosso. Lo colpì di striscio al naso, allo zigomo e al lato destro della bocca, barcollò stordito, fortunatamente quella parte di sangue orchesco che aveva nelle vene gli donava una straordinaria resistenza, scaraventò via l'impiccio di carne e ossa e calò di nuovo la mazza, tanto peggio se l'avesse ucciso, ma quel piccolo demonio andava fermato.
Colpì qualcosa, anche in questo caso non pienamente, e la mazza si conficcò nel pavimento di legno, tuttavia avvertì un terzo corpo rotolargli ai piedi. Fu un attimo, protese le mani, ciuffi lunghi e corposi di capelli. Fece un ghigno malefico e sbatté la maledetta testa Drow contro le assi di legno, una, due, tre volte, finché non lo sentì più muoversi. Emise una nuova imprecazioni mentre sputava due denti.
Quando la situazione si fu calmata ordinò di incatenare l'Elfo Scuro al soffitto e al pavimento e gli fece mettere un morsetto da cavallo stretto tra i denti.
Il vecchio Ferz lo guardava e sogghignava, ma si mise all'opera prima che quella bestia selvaggia riprendesse conoscenza, gli sistemò il collare poi però si defilò in fretta.
Rakas andò a ripulirsi dal sangue mentre il mozzo mezzo morto veniva trascinato via. Gli aveva spaccato un labbro e fatto saltare due denti, il naso e l'occhio destro si stavano gonfiando.
Oh, se gliel'avrebbe fatta pagare!

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<Colt> Colt riuscì a buttare giù dalle brande chi dei suoi stava sonnecchiando e a tirare fuori dai bordelli, dalle bische clandestine e da chissà quale altro locale quasi tutti gli altri. Ne mancavano due all'appello, ma ne avrebbe fatto a meno. Li mise tutti a lavoro per preparare il suo gioiello, un veliero a tre alberi vinto ai dadi, ufficialmente, svariati anni prima. Per l'occasione si era anche cambiato d'abito e ora pareva quasi un comandante rispettabile, attese così l'arrivo del suo cliente.

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La rabbia stava montando in lui, aveva miseramente fallito e ora ne pagava le conseguenze, ma non demordeva. Se quell'essere pensava di guadagnare bene a venderlo, lo avrebbe portato all'esasperazione e a rovinare la sua bella merce. Evidentemente il mezzo umano non aveva considerato che, come ranger, aveva accesso a certi incantesimi dei chierici e che, come tali, non dovevano essere studiati. Lo avrebbe costretto ad ammazzarlo. Poi un pensiero fugace lo portò a Daw, avrebbe voluto rivederlo un'ultima volta, assaporare ancora le sue labbra, sentire le sue mani su di sé, ma il destino aveva voluto diversamente. Lashrael avrebbe lasciato posto al Drow, senza ripensamenti.

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Daw era riuscito a dormire, aveva persino fatto ricorso alla meditazione, come aveva visto fare più volte a Lashrael, si sentiva in forze e mortalmente determinato. Sistemò il sacchetto con le monete d'oro e l'anello, si fidava abbastanza di Colt, umano mezzo pazzo, rispettava i suoi ingaggi, almeno fino a quando erano convenienti e poi, per sua fortuna, non conosceva altri negromanti se non lui e vista la sua passione per tutto ciò che riguardava le pratiche negromantiche questo lo portava a essere trattato con un certo riguardo. Lanciò comunque un incantesimo protettivo ai preziosi.
Uscì e raggiunse l'Onda dell'annegato. Colt lo accolse con un aspetto molto più serio e temibile. Daw lo salutò e si avvicinò. «Ho un'ultima richiesta, Capitano, risparmiate la vita al capo degli schiavisti e lasciatelo a me.»

Strange Story - Daw e LashraelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora