Capitolo 91

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Il sonno di Daw fu irrequieto, dettato dalle molte preoccupazioni.Lo stava perdendo! Lo chiamava, ma non aveva voce, allungava le mani, ma era troppo lontano ormai... Artigli neri come l'abisso, occhi rosso sangue. Lo chiamava disperato, ma era come muto.

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Lashrael non si addormentò, riuscì comunque a rilassarsi, fino a che non si rese conto di quanto Daw fosse agitato. Quando però iniziò a farneticare, lo svegliò preoccupato. «Daw, cosa c'è tesoro?» lo chiamò, toccandogli lieve una tempia.

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Era come bloccato. Muto e rigido come una statua e non poteva salvarlo! Allora gridò con tutto il fiato che aveva in gola, la sua magia che avvampava furiosa. Ma avvertì sulla pelle uno spiacevole crepitio che lo fece urlare di dolore. Solo allora aprì gli occhi, il cuore in gola e senza fiato. Guardò Lashrael a occhi sgranati, si guardò attorno: la stanza della locanda. Deglutì, la gola gli faceva male. «Ho provato...» sussurrò roco.

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Si mise a sedere, chiedendosi se l'averlo toccato non avesse peggiorato la situazione. «Daw, è tutto a posto, siamo solo noi qui,» lo rassicurò. Non era certo che toccarlo ancora fosse la cosa migliore, perciò si alzò cauto e recuperò dell'acqua. «Bevi un po', ti sentirai meglio,» mormorò.

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Prese l'acqua, ma non bevve. «Ho provato...» A salvarti. «... a lanciare un incantesimo, ma la schermatura della locanda lo ha bloccato, fortunatamente. Tutto questo è...» Devastante. «Molto pericoloso, eravamo qui, ma se fosse successo a casa...»

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Si sedette sul letto, allungando una mano per accarezzarlo. «Vuoi raccontarmi dell'incubo?» gli chiese.

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Solo in quel momento bevve un sorso d'acqua, poi si mise seduto, appoggiando il bicchiere sul pavimento. Non guardò Lashrael, ma gli prese la mano e l'accarezzò. Quella sensazione di impotenza, di essere inutili, deboli, la odiava! «Un tempo facevo spesso incubi, poi ti ho conosciuto e i miei incubi sono spariti. A rischio di suonare melenso per l'ennesima volta, Lashrael, non posso più rischiare di perderti, è già successo due volte e la seconda volta non sono praticamente riuscito a fare niente.» Si corrucciò e gli occhi gli si riempirono di lacrime. «Non deve succedere mai più!»

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Lo accarezzò con la mano libera, perplesso. «Daw siamo comunque insieme,» replicò. «La seconda volta, se ho capito a cosa ti riferisci, stavo svolgendo il mio lavoro, di sicuro non eri con me. Ma hai fatto in modo che mi riallacciassi a ciò che ho perso in qualche modo. Mi sei stato accanto e lo sei tuttora. Non dipende da te la mia origine. Cos'è che ti affligge così tanto?»

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«Cosa mi affligge?» Lo guardò sconvolto. «L'idea di perderti, l'idea che possano farti ancora del male! Non sto parlando dei rischi del lavoro, sto parlando di qualcuno che vuole deliberatamente annientarti!» Scosse la testa. «No, non intendo neanche prendere in considerazione l'idea.» Si alzò in piedi e andò verso il bacile, inzuppò un panno e iniziò a pulirsi.

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Sorrise triste. «Rappresento un errore grave agli occhi di entrambe le razze. Sono vivo soltanto grazie alla pietà di mio padre, probabilmente se ci fosse stato qualcun altro al suo posto, ora non sarei qui. Non ce l'hanno con me perché sono io, ma per quello che rappresento.»

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«Non me ne frega un cazzo dei loro motivi!» Si girò, guardandolo furioso. «Un errore? Non importa come ti chiamano! Errore, abominio, mostruosità, non permetterò a quella Drow mai più neanche di guardarti! Non sono riuscito a ucciderla quando l'abbiamo affrontata questo autunno, questo è stato davvero un errore imperdonabile!» Di nuovo la schermatura della locanda gli faceva pizzicare la pelle.

Strange Story - Daw e LashraelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora