Era bellissimo.
Non avevo mai visto una creatura tanto bella e pura davanti ai miei occhi.
Quei lineamenti sottili, quelle labbra apparentemente così morbide, quel nasino tanto carino e la sua figura snella...mi ammaliavano immensamente.
La sua espressione tanto determinata, i suoi capelli scuri al vento.
Un attimo, solo quello mi era stato concesso dal destino per poter osservare la figura che tanto mi aveva stregato.
Eppure, l'avevo visto solo una volta.
Eppure, non era perfetto.
Eppure, non sapevo neanche chi fosse.
Ma il pensiero di quel bambino mi attanagliava, giorno dopo giorno, anno dopo anno. Morivo dalla voglia di sapere chi fosse, conoscere il suo nome, diventare suo amico.
Prima o poi avrei dovuto almeno porgergli i miei ringraziamenti, mi aveva salvato.
Ah...quei suoi gesti così veloci, l'istinto di protezione verso me bambino, al tempo in cui ero gracile e indifeso.
La mia mente ricorreva spesso al suo ricordo, confidando che un giorno sarebbe tornato da me.
Eppure...era passato molto.'''
«Sua Altezza?»
Sento delle nocche battere sulla porta, accompagnate dalla voce stridula di una delle domestiche.
Apro lentamente gli occhi, sentendoli bruciare per l'eccessiva luce penetrata dalle finestre.
Ultimamente i miei genitori o, per meglio dire, sua maestà uno e sua maestà due, mi impongono regole assurde, del tipo: "Non strofinarsi gli occhi appena svegli perché potrebbero risultare gonfi" o "Meglio svegliarsi grazie alla luce naturale".
Tanto ho così sonno che neanche l'alba più luminosa potrebbe obbligarmi ad aprire gli occhi
«Sua Altezza?»
Ma la voce delle serve si.
Strofino il viso sul cuscino, sprofondandoci col naso
«Arrivo» dico con voce ovattata sia dal cuscino che dal sonno
«Ehm...vostra Altezza...?»
Probabilmente non mi ha sentito.
Sollevo a fatica la faccia dal morbido tessuto
«Arrivo!» ripeto alzando un po' il tono della voce
«Vi preparo subito il bagno caldo, sarà Elisabeth ad aiutarla stamattina-»
Faccio una smorfia, sonorizzata da un lamento
«Sono in grado di alzarmi e mettermi una stupida vestaglia da solo»
«O-oh, va bene, lo riferirò. Il bagno sarà pronto fra pochi minuti, temperatura medio-alta, candele al profumo di rose rosa e fragola. Con permesso»
La sento allontanarsi.
Mi rigiro nel letto, mettendomi a pancia in su, piantandomi una mano sulla testa, con le dita radicate sulla cute.
Non voglio alzarmi stamattina
«Ush» sospiro.
Con uno scatto, mi metto seduto, indosso le ciabatte e la vestaglia, mi alzo, per poi spianare la vista attraverso la finestra spostando le tende.
Scuoto la testa, mi dirigo verso la porta della mia enorme camera bianca e incasinata, esco e do un'occhiata ai corridoi.
Gli ampi corridoi della reggia sono costernati da addobbi.
Non vedo l'ora che quel giorno arrivi, sono stufo di vedere tutta questa roba appesa; è colorata ed è bella, ma mi dà fastidio il fatto che così tanto personale si debba disturbare per il mio sedicesimo compleanno. Ho capito che sono un reale, un nobile, il "principino", ma tutto questo gran lavoro lo trovo superfluo.
Come se a rendermi felice fosse qualche addobbo.
Sospiro, mi massaggio la fronte e riprendo il percorso verso il bagno, dove ad attendermi c'è una magnifica vasca d'acqua calda.
Solo due giorni, mancano solo due giorni.---
«Ti sbrighi con quel razza di secchio?»
«Anche stamattina ti sei addormentato, vergognati!»
«Dovrai recuperare tutto oggi pomeriggio!»
«La festa è tra soli due giorni e tu cosa fai? Perdi tempo?»
«Verrai sbattuto fuori da qui un giorno!»
«Possibile che dopo anni tu non sappia ancora come fare il tuo lavoro?»
Basta, basta...basta!
«Ho capito! Mi sto affrettando!» esclamo esasperato, velocizzando i miei passi dalla stalla al pozzo.
Oggi è una giornata particolarmente calda, non ho proprio voglia di trasportare trenta litri d'acqua sulle spalle, passo dopo passo, secchio dopo secchio, sotto questo sole.
Morirò e ho solo 17 anni, avrei ancora un bel po' da vivere.
Mi faccio coraggio e giungo al pozzo, dove mi attende recuperare i primi sei litri.
Colgo l'acqua necessaria a riempire il secchio, lo tiro su contraendo le braccia e, piegandomi sulle gambe, me lo carico sulla spalla destra, tenendolo fermo con entrambe le mani.
Senza correre, giungo alla stalla, dove ho il compito di imbottigliare il tutto, per poi tornare a prendere i litri rimanenti.
Al terzo giro sono praticamente sfinito, sudato e stufo.
Fa davvero troppo caldo oggi.
Mi siedo, appoggio la schiena al pozzo e mi raccolgo i folti capelli in un codino molto poco estetico.
Riprendo un attimo fiato, lasciando che i pensieri si facciano pian piano largo nel mio cervello.
Trenta fottuti litri di acqua per una fottuta festa, per un fottuto quasi sedicenne.
Siamo fottutamente seri?
Ed io devo rischiare la vita per far festeggiare un moccioso
«Aish, meglio che io freni immediatamente i miei pensieri» mi auto-impongo pensando a ciò che potrebbe dire Elisabeth se parlassi in questo modo del "principino".
Storcio il naso al pensiero di quel ragazzo, stringo gli occhi.
Io non devo nulla a quel mocciosetto, solo ai suoi genitori. Finché avrò da ripagare il mio debito nei loro confronti, starò al loro servizio.
Ma quel ragazzino che c'entra?
L'idea di star facendo tutta questa fatica per la festa di qualcuno con cui non ho nemmeno mai interagito mi dà i nervi
«Certo che fa davvero caldo»
A giudicare dalla posizione del sole, direi che sono circa le 10.
Riapro gli occhi, osservo la distesa verdeggiante che dista dal pozzo alla stalla.
Certo che potevano fare la stalla un po' più vicina, sarebbe stato più che apprezzato
«Taehyung! Non ti cullare, non abbiamo tempo da perdere! Al lavoro!»
«...si, al lavoro»

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𝐊𝐢𝐧𝐠 ᵗᵃᵉᵏᵒᵒᵏ
FanfictionInghilterra, X secolo. Per la prima volta nel Medioevo, l'Inghilterra fu unificata in un unico regno dal re Atelstano. · Jungkook è il futuro erede al trono, da sempre vittima delle pretese dei suoi genitori. Taehyung è un umile servo, trasgressivo...