Chapter Forty-Ninth

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·Tae·

È passato un po' da quel giorno e ad oggi, senza notizie.

Mi incammino a quello che sarà il mio nuovo incarico e passatempo. Mi sono lamentato e tormentato per giorni, chiedendomi che razza di messaggio regale potesse essere mandato in quel modo, come potessi ambientarmi e adattarmi. Le giornate sono sempre grigie ultimamente, le giornate di sole, se prima erano rare, con l'avvicinarsi della stagione invernale si sono del tutto estinte
«Quindi vorrebbe delle "belle" sulla parete?»
«Mi ha detto così»
«Le uniche belle che ho davvero osservato sono le mie sorelle. Non le vuole nude, vero?»
Jooheon ridacchia alla domanda di Ruben
«Che io sappia non è un bordello, quindi presumo di no»
«Io vorrei disegnarci un bell'albero, di quelli rosa in primavera...sai, quelli dei disegni di coloro che tornano da Levante» confesso spostando lo sguardo sulla natura intorno a me
«I ciliegi. Sono davvero affascinanti»
«Come sono? Io non so che sembianze abbiano» ammette il minore curioso
«Taehyung, per quanto ritenga superflua la sua attività, è un bravo artista»
Roteo gli occhi, sorrido divertito.
A lui costa sempre tanto fare dei complimenti, quando li fa è come se non li avesse realmente fatti.
Tra una chiacchiera e l'altra, giungiamo alla locanda, della quale Jooheon ha le chiavi. Entriamo, apriamo le finestre per far entrare quel poco di luce che il tempo ci dona nel periodo autunnale, rassettiamo e puliamo un po' superficialmente, per poi passare alla stesura del disegno: io realizzerò dei ciliegi e Ruben, sotto mio consiglio, raffigurerá delle lepri candide.
Perché delle lepri? Non lo so, forse, ma spero di no, c'entra il fatto che Jungkook assomigli ad un coniglio.
Scuoto la testa, tornando a concentrarmi sui fogli su cui stavo disegnando l'abbozzo.
Devo distrarmi.

«Direi che possiamo passare al dipingere il muro» afferma Ruben guardando con fierezza il proprio operato
«Disegni proprio bene» ammetto.
Senza ulteriori indugi, stendiamo il colore sulle pareti, io parto dall'alto per evitare che il colore della parte superiore possa coprire quella inferiore, per cui mi ritrovo a stendere il braccio sinistro verso il dipinto, con i piedi saldi sulla scala e il braccio destro a sorreggermi
«Perché proprio i ciliegi?»
Interrompo il tratto roseo, guardando il biondo con un sorriso
«La primavera mi affascina e credo che siano un ottimo simbolo di questa stagione...sarebbe bello se durante l'inverno ci fosse qualcosa che ricordi la bella stagione a coloro che varcano la porta di questo posto durante i periodi di tempeste nevose»
«È un pensiero magnifico» sorride il giovane.
Dopo varie pennellate, bussano alla porta
«Credo sia Jooheon, deve aver finito nel fienile» borbotta il ragazzo andando ad aprire
«Uh?»
«Kim Taehyung?»
Sentendomi richiamato, mi asciugo in fretta le mani ancora imbrattate di colore e mi avvicino all'uomo di mezza età e dal bell'aspetto.
Un nobile?
Lo guardo mentre si schiarisce la voce e srotola un tratto cartaceo
«Siete ufficialmente convocato per adempiere al compito di servo personale del principe, in quanto vi è stata riconosciuta il merito e l'onore di averlo salvato da un sonno irruente ed un certo attacco di panico, con possibili conseguenze a noi ignote. Pertanto, siete invitato a muovere ogni vostro affetto nelle stanze del castello. Ordini del re e della regina»
Termina la lettura, posa il foglio
«Questo è quanto. Il vostro piccolo trasloco è ammissibile da oggi a domani, non fate ritardo. Mi congedo, congratulazioni» si rimette il piccolo cappello decorato e se ne va senza darmi modo di chieder nulla
«Io sono a dir poco scioccato»
«Non dirlo a me...»

«Io non sono fatto per quel compito, ho sempre servito la terra, non i terrieri. Honey, non voglio proprio andarci»
«Ed io non voglio che tu ci vada, ma...sono ordini diretti della regina»
«Se Madame le parlasse, potrebbe farle cambiare idea nuovamente»
«Su questo sono d'accordo, ma perché dovrebbe ritirare una proposta? Solo perché glielo chiedi tu?»
Sbuffo.
Cala il silenzio tra me e il rosso, mentre i nostri sguardi sono puntati al cielo particolarmente stellato di questa sera
«Quindi te ne andrai domattina?»
«Sì»
«Con la locanda come farai?»
Sbuffo per la seconda volta
«Non ne ho idea, non so come funzioni a palazzo. Chiederò a Sunmi»
«Ti presenterai lì e poi?»
«Cercherò Madame»
«Sarà meglio che andiamo a dormire»
Mi rialzo di poco, lo guardo con una punta di divertimento
«Cos'è? Paura di finire nelle smancerie?»
«Vai a cagare.»
Ci alziamo dal prato e ci spostiamo alla stalla.
Con un semplice "buonanotte" ci salutiamo, come se domani non dovessi realmente staccarmi dalla realtà di tutti i giorni ed entrare in un'altra, come se entrambe le nostre vite non dovessero cambiare.
Siamo strani, io e Jooheon. Non abbiamo ancora metabolizzato, per questo siamo riusciti a parlarne lucidamente, ma adesso, che siamo nel nostro, ognuno attanagliato dai propri pensieri, se non decidessi di addormentarmi ora, non riuscirei più a liberarmi dalla fitta rete di ricordi che riaffiorerebbero pensando alla nostra amicizia.
Già, sarà meglio che dorma.

«Taehyung! Kim Taehyung! Piccola tigre! Kim! Taehyung
Continuai a sghignazzare in silenzio. Stavolta mi ero nascosto bene.
La ragazza si fermò, uno sbuffo solcò le sue belle labbra, dai quali dolci sorrisi spuntavano di tanto in tanto.
Ma non in quel momento, quando i suoi lineamenti erano percorsi da un cipiglio
«Quando deciderai di tornare, sappi che mi rifiuterò di giocare con te!»
Un tempo Madame era davvero spensierata, una ragazza spontanea dai lunghi capelli biondi e le guance rosee, giocosa e sorridente.
Mentre io...beh, io ero un bambino davvero pestifero, talvolta maleodorante, dispettoso. Ogni volta che tentava di insegnarmi una poesia, anche un solo verso, scappavo e mi nascondevo. Tendevo sempre ad avvicinarmi al palazzo, ero affascinato dalla sua possenza, e non avevo paura della mia tutrice, perché in fondo, anche a lei piaceva giocare, non si comportava come una noiosa nobile con noi bambini.
Quel giorno rinunciò a cercarmi, c'erano troppi cespugli incolti da controllare e qualche goccia di pioggia aveva iniziato a scendere da grigie nubi, tipiche del nostro territorio.
Non feci in tempo a tornare alle capanne, così corsi senza pensare dentro al castello.
Finii per ritrovarmi nel cortile posteriore, all'interno delle mura, dove, dal mio nascondiglio dietro ad un pilastro in pietra, vidi una piccola fontana, con una statua di marmo, una figura angelica, circondata da ornamenti floreali.
Smise di piovere.
Mi avvicinai, al tempo il castello non era troppo controllato, ebbi così l'occasione di spormi e slittare silenziosamente dietro ad una corolla di fiori e frutti.
Fui sorpreso nel notare un bambino ai piedi della fontana, non era vietato entrare qui?
E soprattutto, ci era arrivato prima di me.
La cosa mi diede fastidio.
Ma lo osservai lo stesso.
Era piccolo.
Stava disegnando, riparato da un piccolo alberello.
Vi era forte concentrazione nei suoi tratti fin troppo giovanili.
Era tenero.
Sorrise soddisfatto alla sua opera e i suoi occhi mi parvero come gocce che splendevano alla luce del sole.

***
gli occhietti a goccia di kookie

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