Chapter Fortieth

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·Tae·

«Ci pensi tu, quindi?»
«Sì, completa pure il tuo giorno di prova»
«Sicuro non incomberai in alcun guaio tenendolo qui?» chiede ancora preoccupato.
Questo ragazzino è troppo altruista
«Tranquillo, andrà tutto bene, conosco Madame» gli sorrido, rassicurandolo.
Lui annuisce, si rimbocca le maniche e indossa il berretto, per poi uscire.
La porta si chiude lentamente ed io rimango solo, con i miei pensieri e la figura distesa di Jungkook.
Non provo odio né rancore nei suoi confronti, ma quella fastidiosa sensazione di risentimento, una ferita nell'orgoglio causata da una presa in giro, il ragazzo di fronte a me non ha fatto altro che impersonare ciò che era più lontano dalla sua figura ed ora me lo ritrovo nelle sue vesti.
Che fastidio.
Se riuscissi lo lascerei qui, ma sono troppo buono ed un minimo gli voglio bene, quindi devo assicurarmi che si sveglierà. Se chiamassi ora qualcuno all'interno del palazzo, probabilmente si allarmerebbe e non vorrebbe avere nulla a che fare con questa storia, Jungkook sarà uscito sicuramente di nascosto.
Continuo a guardarlo.
Per quanto la mia testa non voglia, i miei occhi non possono fare a meno di farlo e sento il petto finalmente leggero dopo giorni passati senza godere della sua presenza, in cui ho vissuto l'inferno a causa sua.
Mi mordo il labbro, concentrato sui suoi tratti delicati, come il naso, gli occhi a goccia e le labbra rosee: mi affascinano; mi affascina lui. Non riesco a togliergli gli occhi di dosso e più lo guardo, più mi rendo conto di quanto mi manchi. È così vicino, ma allo stesso tempo così lontano...dovrei controllare e capire se la sua temperatura si è alzata, nel caso, dovrei preparare un panno.
Ha un aspetto stanco, di un colorito più pallido del solito, e le sue borse ed occhiaie sono ben più evidenti. Forse non sta dormendo in questo periodo, chissà se mi pensa.
Non me ne dovrebbe fregar nulla. Qual è la differenza se mi pensa o no?
Vorrei riuscire a staccare il cervello per godermi il silenzio, invece di aver paura dei troppi pensieri.
Sospiro e poggio delicatamente una mano sulla fronte di Gguk, scostandogli leggermente la frangetta; la sua temperatura è normale e la mia mano non ne vuole sapere di staccarsi da lui.
Non c'è nulla di male se lo accarezzo mentre dorme.

·Kook·

Mi fa male la testa, uno di quei mal di testa che enfatizzano anche il ronzio di una mosca, sento di avere un mattone legato al capo.
Faccio fatica ad aprire gli occhi e quando ci riesco, il mio cuore fa un tuffo.
Taehyung è di fronte a me, seduto affianco alle mie gambe distese e la sua mano poggia sulla mia fronte con tocco estremamente delicato e teporoso.
Lo guardo sorpreso, spalancando leggermente la bocca per le varie sensazioni che il suo tocco leggero, unitamente al suo sguardo, mi stanno donando. Forse sono già morto e questo è il paradiso.
Il maggiore ritira la mano con titubanza e si schiarisce la voce, volgendo i suoi occhi alla finestra in fondo alla stanza di legno
«T-taehyung?»
«Ben svegliato, vostra Altezza» saluta in tono gelido, non degnandomi neanche di un'occhiata.
Mi tiro leggermente su, sugli avambracci, mi gratto una spalla e tento di focalizzare dove mi trovo
«Vostra cos- Qui dove siamo?»
«Di norma, io e Jooheon dovremmo vivere qua»
«Oh, capisco. Io che cosa ci faccio qui?» chiedo dopo una breve sospensione
«Siete svenuto»
«A-ah»
Non ricordo di essere mai svenuto in tutta la mia vita, è strano, forse è perché non sono in uno dei miei periodi migliori
«Com'è successo?» chiedo impaziente di sapere.
Il moro sospira quasi infastidito
«Vi trovavate da questa parte del cortile per non so quale assurdo motivo e un ragazzo che sta facendo la prova per diventare servo nei territori interni del re vi ha notato per puro caso. Ci siamo avvicinati ed eravate davvero affannato, non vi muovevate e restavate piegato su voi stesso»
Ascolto con attenzione, notando come a Taehyung venga difficile mantenere il contatto visivo, sembra annoiato all'idea di dovermelo spiegare
«Capisco. E da quando tutte queste riverenze?» acquisto un tono più stabile.
E lui finalmente mi guarda
«Da quando ho scoperto che siete il figlio del re, quindi principe di questo regno» continua con lo stesso tono piatto di prima.
Mi tiro seduto e mi faccio avanti col busto, allungando una mano verso di lui
«Taehyung, io-»
Taehyung si ritrae immediatamente
«Non mi tocca...te, non ha più importanza ora» pronuncia coprendosi il volto con le mani.
Mi immobilizzo, non capisco più come mi devo comportare o cosa devo dirgli per fargli capire quanto in realtà tutta questa situazione mi faccia stare male e mi crei un senso di colpa tale da condizionare la mia vita giorno dopo giorno, senza tregua.
Segue qualche secondo di silenzio, nei quali tutto sembra cristallizzarsi nel tempo
«Vi prego, andatevene via» chiede con voce graffiata.
Le sue parole sono colme di rammarico, mi viene quasi da piangere a sentirlo parlare in questo modo
«Per favore, io- voglio solo parlarti» tento.
Non riesco a fare altro che implorarlo con gli occhi, sperando che in un qualche modo possa trapelare da essi anche solo una briciola del dispiacere che sto provando
«Tu...cioè, voi, voi volete sempre parlarmi. Perché non mi lasciate in pace?»
Scruta la mia figura, poggiando le proprie mani sulle ginocchia e stringendole fino a far diventare le nocche bianche.
È nervoso
«Parliamo, per favore» insisto con voce quasi spezzata, guardandolo con occhi quasi lacrimosi.
Taehyung avanza col busto verso di me e poggia una mano vicino la mia coscia, mi guarda con occhi duri, che appaiono più scuri del normale
«Per voi dovrei essere un misero servo, perché chiedete tanto la mia parola?»
A queste sua frase, la mia schiena viene colta da un brivido, accompagnato da un singhiozzo. I miei occhi si bagnano ed abbasso leggermente la testa, vedendo pian piano le lacrime cadere sulle mie mani giunte
«Ti prego, ascoltami» singhiozzo affranto.
Sono solo io a sentirmi così male e vuoto senza di lui? Non ho mai avuto nessuno all'infuori di Madame, non ho mai condiviso me stesso con altri che non fossero me medesimo. Lui è stato il primo, ma forse non prova lo stesso che provo io
«Jungkook, voi-»
«Smettila!» strillo premendomi i palmi sulle orecchie, non sopportando più quel suo tono.
Con la coda nell'occhio, noto le sue iridi addolcirsi un po' e le sopracciglia farsi meno aggrottate.
Ormai non riesco a smettere di piangere, sono così dannatamente stanco di tutta questa situazione, di tutto lo stress per il quale non riesco a dormire, della tristezza che mi ha prosciugato tutta la grinta e la voglia di impegnarmi in qualcosa.
Ed è umiliante mostrarmi così a lui.
Sento una calda e leggera presa sui miei polsi. Taehyung me li allontana dalla testa e li porta dietro al suo collo, facendosi un po' più avanti.
Ci abbracciamo ed io lo stringo forte.

Mi mancava il tepore dei suoi gesti.

***
tae più lunatico di me quando ho visto nana ok

𝕶𝖎𝖓𝖌  ᵗᵃᵉᵏᵒᵒᵏDove le storie prendono vita. Scoprilo ora