Chapter Thirty-Sixth

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·Tae·

Raccolgo in fretta le mie cose, mi rendo presentabile ed esco dalla stanza, deciso a trovare Jooheon e ad andarmene.
Busso in un paio di stanze, ricevendo solo imprecazioni da non so chi, ma, alla quarta imprecazione, capisco che è il rosso
«Joo, sono io, Taehyung»
«Va' al diavolo tu e la tua puntualità del cazzo!»
Non può fare altro che irritarmi, è fastidioso.
Batto un pugno sulla porta, facendola tremare
«Vestiti e non rompere, oggi non è giornata» dico a denti stretti.
Sento uno sbuffo e dopo cinque minuti in cui lo aspetto appoggiato al muro, lui esce con la solita striscia di tabacco tra le labbra.
Mi vede scuro in viso, mi scruta con quegli occhi fintamente disinteressati
«Cos'è, non ti ha dato il culo?»
Alzo lo sguardo su di lui, mi sposto dal muro.
Un pugno.
Se lo meritava, non credo di avergli fatto poi così male. Anzi, se glielo avessi dato più forte, probabilmente mi sarei fatto male io
«Porca puttana, sei forse impazzito?» si ritrae portando una mano sulla guancia colpita.
Ignoro la sua domanda e passo avanti, lui mi segue in silenzio.
Scendiamo le scale, trovando tutto impeccabile, a dispetto di ieri sera, e ci avviciniamo al proprietario, il quale scambia due parole con Jooheon, prendendolo anche in giro per il suo aspetto distrutto. Paghiamo la notte e il signore mi chiede se vada tutto bene; ma io tengo lo sguardo in basso, con gli occhi occultati dalla frangia che vi ricade sopra
«Diciamo che ha avuto le ore piccole e Taehyung ha bisogno di dormire, in più non ha voglia di lavorare; una volta tanto, capita che la stanchezza e la fannullaggine gravino su di noi» mi giustifica il maggiore
«Capisco. Beh, spero starai meglio più tardi. Buona giornata e buon lavoro»
Solitamente, saluterei calorosamente una persona dai modi così gentili, ma non sono proprio d'umore, così esco dietro Jooheon, per poi mettermi al passo con la sua figura, tenendo le mani in tasca e gli occhi bassi sul terreno.
Il tragitto passa silenzioso, così come i nostri passi ed i nostri respiri, finché non giungiamo al nostro solito posto, dove i compiti dovrebbero dividersi.
Ci fermiamo e il mio amico mi poggia una mano sulla spalla
«Appena te la senti, parlamene»
E si allontana.
Più che parlarne, avrei voluto piangere sulla sua spalla, proprio come quand'eravamo piccoli.
Ma piccoli non lo siamo più ed io devo accettare di essere stato ingannato.
Prima o poi passerà.

·Kook·

Mi sveglio di sopprassalto
«Chiunque ci sia là dentro, sbrigatevi, dobbiamo pulire! Mica è aperta solo di notte questa locanda!»
Locanda?
Mi strofino gli occhi e mi tiro su a forza
«Allora?!»
«Scusatemi, esco subito, chiedo solo il tempo di vestirmi!» esclamo mezzo infastidito, tentando di restare garbato.
È più djfficile quando nessuno ha la pazienza di svegliarti con grazia.
Mi alzo con molta difficoltà, sentendo il mio corpo pesantissimo e dai muscoli intorpiditi.
Mi alzo in piedi e perdo subito l'equilibrio, ricadendo sul letto.
Sospiro guardando il soffitto e sbuffo, mettendomi una mano sulla fronte per spostarmi i capelli dal viso
«Dove sarà Taehyung...»
La prima cosa che ho notato è stata la sua assenza, dopo il tonfo contro la porta.
Ho un pessimo presentimento, ma non posso lasciare che i miei pensieri abbiano di nuovo il sopravvento, devo uscire da qui.
Mi alzo e mi reggo al muro per non cadere, pian piano i muscoli reagiranno.
Mi lavo con un po' d'acqua della brocca stante sul comodino e mi appresto a recuperare la giacca, quando noto un biglietto all'interno della tasca.
Lo estraggo e lo apro, leggendone il contenuto, che mi stravolge al punto da riappoggiarmi al muro.
«A mai più rivederci, Jungkook»
Osservo quell'unica riga, incredulo, sento le lacrime pizzicarmi gli occhi. Mi sento improvvisamente distrutto, scosso, impotente.
Non è il tempo dei sentimentalismi, devo risolvere la situazione all'istante.
Come ha fatto? Qualcuno mi avrà riconosciuto? O peggio, gliel'ho detto io ieri sera mentre non ero in me? Che altro sarà successo? Abbiamo litigato? Non ricordo nulla.
Bussano di nuovo, più forte di prima.
Poso il biglietto, mi metto la giacca ed apro la porta di scatto, per poi sorpassare un uomo che impreca; scendo in fretta, rischiando pure di cadere un paio di volte, e giungo al banco col fiatone
«Sono qui per pagare» dico a fiato corto.
L'uomo della locanda si gira e mi sorride
«Non vi preoccupate, Taehyung ha garantito per voi, vi ha pagato la notte»
Resto scioccato dalla cosa.
Forse non mi odia del tutto.
Ringrazio e saluto, esco immediatamente e la luce dei raggi mi colpisce in pieno
«Porca-»
Sbuffo sonoramente, mi strofino gli occhi e corro mezzo non vedente, più veloce che posso, fino a farmi bruciare i muscoli dei polpacci, deciso a raggiungere il più in fretta possibile il cortile.
Arrivo praticamente esausto. Dopo ieri notte, non sarò in grado di seguire alcuna lezione, senza contare il fatto che arriverò in ritardo. Non importa, Taehyung è decisamente più importante.
Giungo ai campi e vedo Jooheon, ma nessuna traccia di Tae; mi avvicino al rosso
«Salve» saluto facendogli prendere un colpo.
Sobbalza ed impreca, per poi poggiare gli attrezzi agricoli
«Ti hanno mai detto che non puoi piombare cosi nella vita altrui? Mi hai interrotto, spero tu abbia un buon motivo»
Se mi sta parlando in questo modo, significa che non sa nulla. Meglio.
Mi guarda storto, dal momento che non gli sto dando alcuna spiegazione
«S-scusami. Dov'è Taehyung?»
«Allora è successo qualcosa tra voi, ecco perché era così nero stamattina. È a riparare un tetto nella zona est»
Lo ringrazio e ricomincio a correre verso la zona est, quella più nascosta tra gli alberi, dove, da dietro un arbusto, vedo spuntare una piccola casetta in legno, probabilmente sede di numerose bestie.
Noto un uomo seduto su una sedia, che scrive silenzioso, e sul tetto scorgo i capelli mossi di Tehyung.
Mi avvicino e lui pare non accorgersene, fintantoché non arrivo sotto l'alta scala su cui lui è in bilico, e per poco, vedendomi, non cade.
Mi viene un colpo, ma il mio cuore riprende a battere normalmente quando vedo che la sua presa è tornata salda.
Mi scruta dall'alto, con quegli occhi scuri ricolmi di delusione. A stento, riesco a sostenere il suo sguardo.

«Cosa diamine sei venuto a fare?»

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