·Kook·
«La vostra tecnica si affina giorno dopo giorno, siete veramente migliorato» mi elogia il maestro orgoglioso.
Sospiro, resto concentrato sull'ombreggiatura, finché non termino la pennellata
«Eccellente, semplicemente sublime»
«Suvvia, è solo una mano» dico senza ombra di sorriso, senza falsa modestia, strofinandomi il prolabio col dorso della mano
«Era il vostro punto di blocco, quindi avete compiuto enormi progressi»
Dopo due mesi e mezzo di lavoro...
«Per oggi il vostro apprendimento quotidiano termina qui, cosicché possiate riposare, sembrate sfinito»
«Non c'è niente che un bagno non possa sanare, no?»
«Certamente Vostra Altezza» sorride ancora, facendo un inchino
«Siete congedato»
Accenna un gesto cordiale, fa un ultimo inchino ed esce dalla stanza, lasciando un silenzio tombale ad accompagnare il mio sguardo perso, prima sulla tela dai vividi colori, poi sul panorama del novembre inglese, dai toni opposti al misto di vivacità impresso sul quadro.
Osservo infine le mie mani imbrattate quasi del tutto e mi pulisco con un panno.
Mi sento così vuoto.
Bussano
«Entrate pure»
Dall'enorme portone in legno di foggia spunta la figura di Madame.
I nostri sguardi si incrociano ed i suoi occhi appaiono vitrei come al solito, ma sereni.
Non è qui per rimproverarmi.
Decifrarla non è mai facile, se non quasi impossibile, ma col tempo sono riuscito a notare piccole differenze nel suo atteggiamento costantemente rigido e integro.
Io la osservo semplicemente con la poca forza che mi è rimasta in corpo. Da quando ho ripreso la routine ho dovuto fare i conti con i recuperi, la rigidità ed i castighi e, come se tutto questo non bastasse, il mio cervello non mi dà tregua, non faccio altro che sognare il solito, insopportabile episodio, seguito dal me del sogno che soffoca.
Perché forse è così che mi sento, soffocato.
La donna dalla lunga treccia grigia si avvicina con passo tranquillo.
Si ferma accanto al quadro
«Stare chinato non vi agevolerà nell'andare a cavallo»
«Scusate, è stata una giornata davvero pesante»
Non riesco a risponderle con solito tono provocatorio o mantenere il solito discorso scherzoso, sono stanco, voglio solo tenere il viso appoggiato sui palmi, mi manca dormire
«In verità - prende posto di fronte a me, la poca luce che entra dalla finestra fa risaltare gli occhi e i capelli argentei - Non è l'arco di un giorno ad avervi stancato ed io lo so bene»
«Non so cosa fare, come reagire» ammetto sconsolato, strofinandomi il volto coi palmi
«Vi sentite mai così?» chiedo
«Come, oppressa?»
Il suo tono è dolce e comprensivo, seppur sempre distaccato e formale
«Mi sento chiuso in una situazione dettata dagli altri. Ho ripreso nel giro di pochi giorni un modo di agire impeccabile, stancandomi fino allo sfinimento, ma il re non fa che tenermi d'occhio e impedirmi di lasciare il palazzo per ragioni che non siano strettamente necessarie. Sono stanco, non riesco più a dormire, spesso sono costretto a partecipare a eventi speciali solo perché sono il principe, io-»
Senza volerlo inizio a piangere, cercando uno sfogo per poter gettare qualche fardello giù dal mio cuore
«Lasciatevi dire che siete assolutamente incapace di gestire una situazione a voi nuova»
La guardo con occhi ormai ricolmi di lacrime, provando una certa delusione nel sentirle dire una cosa del genere...proprio lei, che mi dovrebbe conoscere meglio di chiunque altro
«State dicendo che non mi è concessa la confusione o lo smarrimento?»
«Non ad un principe»
«Madame, in questo momento, t-trattatemi come Jungkook, non come il figlio del re»
«Dico a voi la stessa cosa che direi a lui. Siete cambiato e c'è qualcosa che vi ha portato a farlo. Ora pagate le conseguenze dell'intransigenza»
Mi chiedo perché stia usando questo tono così glaciale, non fa altro che peggiorare il mio stato d'animo
«Perché proprio voi mi dite così?» dico quasi disperato, non trovando nelle sue parole, un appiglio in cui avevo sperato
«Perché so che le mie parole vi daranno la motivazione per riprendere in mano la vostra vita»
«Voi mi avete cresciuto con l'ambizione di coltivare e portare avanti le mie passioni e di cercare la felicità perché solo chi la cerca la trova, ed ora siete qui ad insistere sul mio rendimento? Chi è stato, mio padre? Vi ha mandata lui qui perché sa che voi siete la persona a cui mi ispiro e affido?»
Mentre lo dicevo, non mi sono neanche reso conto di aver alzato la voce ed essermi alzato io stesso.
Dopo l'ultima frase, noto che Madame ha cambiato la sua espressione in un'immagine di sorpresa
«Vedo che i vostri toni si sono fatti infantili - si alza, prende le dovute distanze - vorrei solo suggerirvi di eliminare tutte le vostre preoccupazioni e distrazioni; chiunque vi tenga così in agonia non merita le vostre attenzioni»
La donna si muove con passo elegante, aggirando il piccolo ripiano dei pennelli e conducendo se stessa alla porta
«Vi voglio augurare una buona serata, spero possiate ritrovare la felicità»
Si esprime ancora con linguaggio rigido e glaciale, le sue parole mi mandano in confusione sempre di più. Cos'era? Un avvertimento, una minaccia impartita da mio padre oppure semplice preoccupazione?
L'unica persona di cui mi fido è comunque tanto complicata, che decifrarla è peggio che ingegnarsi a decifrare contemporaneamente quattro persone relativamente normali.
I miei occhi slittano tra i miei piedi e il paesaggio esterno. Ho urgente bisogno di dormire, non ho forze e il cervello è più assente del solito, con la differenza che non sogno o analizzo più ad occhi aperti.
Potrei fare un salto dal medico di corte.***
da autrice, mi sento in colpa a star facendo soffrire tanto il povero jungkook :'{
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𝕶𝖎𝖓𝖌 ᵗᵃᵉᵏᵒᵒᵏ
FanfictionInghilterra, X secolo. Per la prima volta nel Medioevo, l'Inghilterra fu unificata in un unico regno dal re Atelstano. · Jungkook è il futuro erede al trono, da sempre vittima delle pretese dei suoi genitori. Taehyung è un umile servo, trasgressivo...